Murderville: recensione della serie tv comedy di Netflix

Will Arnett e sei ospiti d'eccezione sono alle prese con un unico canovaccio e degli omicidi da risolvere

Murderville, la nuova serie comedy originale Netflix di cui vi presentiamo la nostra recensione, prende spunto da molteplici prodotti diversi: si basa sulla sitcom del 2015 Murder in Successville; c’è un pizzico di Cluedo; ma l’ispirazione maggiore arriva dalle numerose parodie con al centro il corpo di polizia come Brooklyn Nine-Nine.
La miniserie si presenta come una parodia demenziale dei molti – spesso troppi – crime series che affollano il palinsesto televisivo e le piattaforme streaming.

Murderville utilizza, nelle appena sei puntate della prima stagione, tutti i cliché del caso, ma lo fa con un protagonista d’eccezione, Will Arnett, noto per molti dei suoi ruoli sia comici che drammatici, ma soprattutto per aver prestato la voce a BoJak Horseman.
Ad accompagnarlo ci sono sei ospiti d’eccezione: Sharon Stone, Ken Jeong, Kumail Nanjiani, Marshawn Lynch, Annie Murphy e Conan O’ Brien.I co-protagonisti sono chiamati a non essere solo intrattenitori e comici, sempre adeguati alla situazione che gli si presenta davanti, ma anche a vestire i panni degli spettatori alle prese con la risoluzione degli omicidi.
Purtroppo, quel che sembra essere sulla carta un progetto divertente, incontra tutti gli ostacoli del caso e ci cade miserabilmente dentro.

Indice

Il format – Murderville, la recensione

Il principio di Murderville è semplice, ma estremamente coinvolgente. Will Arnett, ossia Terry Seattle il capo dell’unità omicidi, viene ogni giorno affiancato da un nuovo partner interpretato da uno degli ospiti chiamati ad assisterlo.
I cliché ci sono tutti e sono portati al loro estremo: Terry è ossessionato dall’uccisione della sua partner, i moventi e i luoghi in cui avvengono gli omicidi si alternano in posti tra i più comuni a quelli più inaspettati, Terry ha un rapporto d’amore e odio con il suo capo dalla quale sta divorziando.

Ad essere coinvolgente è il ruolo che gli ospiti hanno. Alla base di ogni puntata non c’è un copione, ma solamente un canovaccio al quale affidarsi. L’improvvisazione diventa il motore non solo della puntata, ma anche del lato più comedy della serie. Gli attori e i comici che popolano la popolano devono essere abbastanza bravi da tenere il ritmo dato dagli eventi che si trovano davanti e dalle imbeccate di Arnett.
A fine puntata, grazie agli indizi raccolti e agli interrogatori condotti, è il partner che deve dire chi – secondo lui o lei – sia l’assassino e le motivazioni che lo hanno portato a tale conclusione.

Murderville recensione

Murderville. Eletric Avenue, Abominable Pictures, Mister Krister, Artists First, Tiger Aspect Productions.

Una buona idea di partenza – Murderville, la recensione

Tutti quelli che dovrebbero essere i punti di forza vengono ben presto capovolti e diventano la vera zavorra della serie. La parodia è tenuta assieme dalle peculiarità solite che si vedono in qualsiasi serie tv crime: il protagonista brusco e tormentato dal suo passato, tanto da essere stato lasciato dalla moglie; gli interrogatori che non portano a nulla; i moventi palesi; le prove improbabili come veleni presenti in animali che vivono in un luogo specifico quanto lontano. Ma questo – né la bravura di Will Arnett – riescono a salvare quel poco di salvabile che c’è.

Il problema maggior è proprio l’aver affidato solo dei canovacci generici agli altri attori. L’intenzione palese è quella di voler creare situazioni divertenti e assurde, ma nessuno degli ospiti riesce nell’impresa, nemmeno i comici professionisti. A mettere ancora più al repentaglio il precario equilibrio sono le investigazioni stesse che, dopo la prima puntata, si basano tutte sul medesimo espediente e diventano solo delle repliche di loro stesse.

Gli ospiti – Murderville, la recensione

Quando, nell’intro, compaiono i volti dei co-protagonisti l’impatto è notevole. Tutti gli attori e comici coinvolti sono grandi nomi del cinema e dei talk show americani dalle quale ci si aspettano scene e situazioni sempre nuove e bizzarre.
Probabilmente era questa l’idea alla base quando si sono tenuti i casting: creare un gruppo diversificato che dovevano agire su un canovaccio simile, che si ripete per sei volte. Dovevano essere la linfa vitale e il rapporto istaurato con Arnett avrebbe reso i diversi sketch unici e divertenti.

Il risultato, invece, tende alla goffaggine. Alcuni, come Sharon Stone e Marshawn Lynch, entrano in scena con un’idea chiara del personaggio che vogliono interpretare, ma che si perde dopo le battute iniziali. Altri passano l’intera puntata a ridere delle battute e degli espedienti che Arnett crea. Ad essere lasciati nel montaggio finale sono anche le dinamiche che non funzionano. Come i momenti in cui Arnett appare frustrato e cerca di far concentrare l’attore con cui sta lavorando, o quando l’ospite non sfrutta l’espediente nel momento giusto.
Essendo l’improvvisazione l’elemento principe, le scene che non funzionano non vengono girate nuovamente, il risvolto è che guardare Murderville è come incappare in un video di blooper di una serie che non si conosce.

Murderville recensione

Murderville. Eletric Avenue, Abominable Pictures, Mister Krister, Artists First, Tiger Aspect Productions.

Le indagini – Murderville, la recensione

Oltre all’alternarsi di una parodia e di uno show comico, il terzo elemento fondamentale è costituito dalle indagini che prendono la sventurata piega già percorsa dall’improvvisazione.
Nel decidere di chiedere all’ospite di rivelare chi – secondo le sue sensazioni e le prove che ha raccolto – è il colpevole si va ad aggiungere un altro livello che poteva risultare vincente. L’esaltazione e il piacere nello scoprire le prove, nel seguire gli interrogatori e sviluppare teorie sul possibile assassino fanno parte da sempre del fascino dei gialli e dei polizieschi.
Murderville vuole riprendere questo coinvolgimento diretto con lo spettatore, dando ai co-protagonisti il ruolo non solo di intrattenitore e attore, ma anche quello di pubblico.

In questo caso, a non funzionare è l’appiattimento delle indagini che si muovono sul terreno della caricatura. Una volta che si scopre il meccanismo – e questo avviene in fretta, basta vedere solamente il pilot per capire come funziona il gioco – anche le indagini, il clou della serie dopo gli ospiti, diventano monotone.
Per funzionare avrebbero dovuto essere coinvolgenti, bizzarre e al limite dell’assurdo – stiamo comunque parlando di una parodia -, ma essere enigmatiche abbastanza da non annoiare.
Alla fine Murderville non riesce ad essere nulla di quello che vorrebbe. Più che una serie comedy fatta e finita, somiglia ad un progetto alle prime fasi: un’idea brillante sulla carta, ma senza l’esito sperato.

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Murderville

Voto - 5

5

Lati positivi

  • L'idea di partenza
  • Will Arnett riesce nell'essere una caricatura e nel cercare di dare le giuste istruzioni agli altri attori

Lati negativi

  • Nessuno degli ospiti riesce a sviluppare il canovaccio in modo originale
  • Le dinamiche delle indagini si ripetono seguendo la stessa struttura

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