Euphoria: recensione della seconda stagione della serie di Sam Levinson

Con una maggiore attenzione alla psicologia dei personaggi e ad una narrazione basata sul doppio, la seconda stagione di Euphoria supera le aspettative

Euphoria ci aveva lasciato con una prima stagione che aveva decretato la serie come uno dei migliori teen drama in circolazione. Profondo, psichedelico, dove l’estetica gioca uno dei ruoli più importanti assieme alla costruzione di personaggi peculiari nelle loro caratteristiche e nella loro scrittura.
A fare da ponte tra le due stagioni, ci sono stati due tra gli episodi più introspettivi che Sam Levinson ha presentato fino a quel momento. Un’introspezione che continua con questa seconda stagione, basata su un racconto corale e una maggiore attenzione alle azioni dei protagonisti e alle conseguenze che devono affrontare.

Tutte queste caratteristiche hanno reso Euphoria uno show che si rivolge non solo alla generazione Z – che dovrebbe essere il target di riferimento principale-, ma anche ad un pubblico più adulto. Grazie all’uscita di episodi settimanali, la serie è diventata pian piano un vero e proprio evento sociale. Un cult che si è da poco aggiudicata la nomea di serie targata HBO più vista dopo Games of Thrones.

Indice

Non il solito teen dramaEuphoria, la recensione

Euphoria si discosta da qualsiasi altro prodotto simile, seriale e non. Ci sono dei titoli che potrebbero, vagamente, ricalcare quelle che sono le intenzioni di Sam Levinson, ma non ci vanno nemmeno vicine.
Questo perché, alla base, c’è un dualismo che impedisce alla serie di prendere una posizione netta. Euphoria è stata creata a tavolino per diventare virale, per catturare l’interesse della generazione Z. Generazione che, almeno sulla carta, dovrebbe essere il target di riferimento. Ma i riferimenti alla cultura pop degli anni ’80 e ’90, anni durante i quali Sam Levinson ha vissuto la sua di adolescenza, creano un ponte emotivo con un pubblico diverso da quello della generazione Z.  

Raccontare l’adolescenza senza filtri e limiti è il grande potere di Euphoria, ma non limitarsi a questo è il motivo per cui la serie ha permesso a tante tipologie diverse di persone e di pubblico di affezionarsi ai personaggi e alle loro vicende.
Il gruppo di protagonisti non è alle prese con il solito arco presente in ogni racconto di formazione. Come ha ammesso la stessa Zendaya, Euphoria non vuole insegnare nulla. Vuole solo raccontare le storie di persone con caratteri borderline in un ambiente scolastico.

Euphoria recensione

Euphoria. The Reasonable Bunch, A24 Television, Little Lamb, DreamCrew.

I Need a HeroEuphoria, la recensione

Come dicevamo, Euphoria non ha uno specifico target di riferimento. La miscela di citazioni cinematografiche – già presenti nella prima stagione – e di opere d’arte, la colonna sonora narrativamente perfetta, l’atmosfera estetica supportata da una fotografia curata in maniera maniacale e il design character che ha da sempre spinto la serie a diventare un vero fenomeno sociale sono elementi che rivolgono l’attenzione a un ampio pubblico. 
Ad avere un taglio adolescenziale è la messa in scena  dei dilemmi in cui i protagonisti si scontrano costantemente: dall’uso eccessivo di droghe, dal bisogno costante di essere amati, dalla personalità violenta e irascibile, alla scoperta della propria identità sessuale.

L’apice viene toccato dall’unica sequenza degna di nota con Kat (Barbie Ferreira), circondata da influencer e ragazze dalla bellezza canonica che le urlano contro finti slogan motivazionali sull’amare se stessi, sempre e comunque. 
Una sequenza di potenza simile vede protagonista Nate, il villain di Euphoria fin dalle primissime puntate. Nello spettacolo teatrale – punto focale degli ultimi episodi – Lexi mette in piedi una coreografia omoerotica tra il doppio di Nate e i suoi compagni di football con in sottofondo di cui Nate mal sopporta la vista, trovandola denigratoria nei suoi confronti e omofoba quando chiaramente non lo è.

Un’introspezione maggiore rispetto alla prima stagione – Euphoria, la recensione

Rue continua ad essere alle prese con la dipendenza da droghe e oppiacei, ma il focus si sposta sull’elaborazione del lutto per la morte del padre. Una morte che alleggia già durante la prima stagione, ma mai come ora diventa così marcata.
Tramite dei flashback – metodo narrativo preferito dai narratori di Euphoria – Levinson si concentra sul discorso tenuto da Rue al funerale, sviluppato attraverso differenti punti di vista, fino alla toccante scena nella chiesa.
Rue è in piena discesa emotiva, e ad accompagnarla ci sono Jules ed Elliot.  Zendaya continua ad essere la perfetta Rue, con le sue crisi, i suoi scatti di rabbia e i monologhi pieni di odio che rivolge alle persone a lei più care.

La quinta puntata – senza però dimenticare gli ultimi due episodi – è l’asso della manica dell’intera stagione, assieme al maggior approfondimento psicologico cui sono sottoposti tutti i personaggi. Tra cui anche Fez e Cal Jacobs. Cosa ha portato Fez ad essere uno spacciatore? Come convivono la parte più umana – che esce fuori quando è con Lexi – e quella di un delinquente della città?
Con Cal la situazione è differente visti i suoi comportamenti e i numerosi tradimenti, nonché il modo in cui tratta i figli, facendo ereditare a Nate il suo carattere borderline.
Un gioco narrativo sviluppato su flashback, introspezione e riflessioni portano la seconda stagione di Euphoria a superare se stessa.

Euphoria recensione

Euphoria. The Reasonable Bunch, A24 Television, Little Lamb, DreamCrew.

Il teatro e il suo doppio – Euphoria, la recensione

Un’introspezione che trova il suo culmine nella parte finale. Lexi, la vera rivelazione della stagione, mette in piedi uno spettacolo scolastico dove racconta la sua vita e quella delle persone che la circondano.
Lexi è un personaggio secondario in tutto e per tutto, un’osservatrice che ruota attorno alle decisioni dei character principali. Sballottata dagli eventi che travolgono la sua famiglia, dall’amicizia di Cassie e Maddy che lei vede da lontano.
Con il suo spettacolo, Lexi capovolge la situazione a favore di una metanarrazione basata sul doppio. Ora è lei ad essere al centro dell’attenzione, è lei la narratrice e gli altri sono gli spettatori. Così come per Malcolm & Marie, Sam Levinson utilizza il palco – metaforico e non – di Euphoria per metterci un suo doppio.

È interessante vedere come ogni volta scelga un personaggio così diverso da se stesso per interpretare il suo alter ego: prima un giovane regista afroamericano e ora una liceale. Lo spettacolo diventa un pretesto narrativo basata sul doppio che raccoglie i riferimenti di tutta la stagione – i giochi di specchi e del doppio sono presenti fin dalle prime puntate – e obbliga i personaggi a rivivere le loro stesse azioni. Poco importa se lo spettatore già è a conoscenza di tutto quello che Lexi porta sul palco, l’effetto è potente e centra il punto, alzando sempre di più l’asticella che tocca vette mai raggiunte prima da Euphoria, nemmeno nei due bellissimi episodi speciali.

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Euphoria

Voto - 9

9

Lati positivi

  • Una maggiore introspezione e la narrazione basata sul doppio
  • Il personaggio di Lexi
  • L'estetica e la cura di ogni aspetto continua ad essere sorprendente

Lati negativi

  • Kat è il personaggio più debole, completamente trascurato se non per un'unica bellissima scena

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