Sundown: recensione dell’ultimo film di Michel Franco con Tim Roth e Charlotte Gainsbourg
Dal 14 aprile al cinema, il film di Michel Franco presentato alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia con Tim Roth e Charlotte Gainsbourg
Sundown, di cui vi proponiamo la nostra recensione, è un film di genere drammatico che arriverà in sala il prossimo 14 aprile dopo il passaggio in Concorso a Venezia 78. La regia è di Michel Franco noto, in particolare, al Festival di Cannes, dove ha presentato diversi suoi film; due i premi vinti nella celebre manifestazione: con Después de Lucía (Un Certain Regard, 2012) e con Chronic (Prix du scénario). La pellicola era in corsa per il Leone d’oro alla scorsa edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, vinto poi da La scelta di Anne di Audrey Diwan. Il film dura meno di un’ora e mezza e fino alla fine non rende possibile capire il vero nodo della matassa. Una volta svelato, lo spettatore potrà ripensare a tutta la storia e vederla con gli occhi del protagonista e potrà finalmente capirlo.
La famiglia Bennett arriva ad Acapulco per una vacanza: si tratta di Alice con i suoi due figli, Colin e la maggiore Alexa, e di Neil, fratello della prima e zio dei ragazzi. Pochissimo dopo l’arrivo nella città messicana, Alice riceve una brutta notizia: sua madre è morta. La partenza per casa è dolorosa quanto rapida per Alice, Alexa e Colin, ma non per Neil che, per un problema con il passaporto, resta in Messico. Concordano che lui si occuperà di risolvere la difficoltà e prendere il primo volo disponibile, mentre lei sbrigherà varie pratiche, aspettando il fratello per il funerale. Così crede Alice. È chiaro fin da subito che nell’intento di Neil c’è altro e non sembra includere né la sorella né i nipoti né la madre morta. Che cosa muove Neil, perché agisce in modo apparentemente sconclusionato, che cos’ha in testa?
Indice:
Trama: il racconto di un’evoluzione – Sundown recensione
Nei primi due giorni della sua sosta messicana, Neil trova un hotel, va in spiaggia e passa il tempo a bere. È una sosta iniziata come una vacanza familiare, trasformatasi in un momento di solitudine: il protagonista maschile non stringe amicizia con nessuno, anche se l’autista del taxi dall’aeroporto all’hotel prova a conoscerlo. Le cose cambiano, quando Neil comincia a parlare con la ragazza del chiosco dove va a comprare le birre, Berenice. Proprio con lei avvierà, infatti, una relazione. La ragazza non sa nulla di lui, il quale sembra trovare in lei una sorta di chiave per la felicità. Una felicità certamente disinteressata all’universo e fatta di poco. Quando Alice non vede il fratello fare rientro, torna ad Acapulco, con un legale: i due sono eredi di un’azienda multinazionale, un impero del macello del maiale e sono ricchissimi. Lui però rinuncia alla sua parte contro un buon mensile.
Succede qualcosa di assolutamente imprevisto e tragico. I cambiamenti che ne conseguono non toccano solo uno dei personaggi principali ma inesorabilmente anche l’altro. Essi non sono solo intimi e profondi, ma anche oggettivi e disastrosi. Il film ha a che fare con il senso della vita ed il modo diverso di guardarla. Sundown ci fa capire come le scelte di una persona possano determinare gli eventi della sua vita, ma anche quelli di un’altra esistenza, probabilmente molto vicina. Può essere una sorella o un fratello, può essere una fidanzata o un fidanzato. Per quanto una persona possa vivere lontano dalla propria realtà e dai suoi affetti, ricreandosi un’esistenza apparentemente fatta di poco, le conseguenze delle sue azioni rischieranno a lungo di ricadere anche oltre.
Analisi e recensione
Il film dura un tempo apprezzabile: troppo breve per annoiarsi o perdere la concentrazione. Il cast è davvero eccellente, incluse le figure minori. Gli attori principali di Sundown sono il candidato al Premio Oscar (Miglior attore non protagonista per Rob Roy nel 1996) Tim Roth e la pluripremiata Charlotte Gainsbourg, un’accoppiata vincente. Sono entrambi bravissimi. La regia ci trascina con apparente calma in una storia che da subito fa percepire che c’è qualcosa che non va. La sceneggiatura è solida. Il senso della storia e del personaggio principale, interpretato in maniera così convincente da Tim Roth, è chiaro e persino condivisibile alla fine del film. Il contrasto fra la ricchezza imprenditoriale e tangibile della famiglia Bennett, con tanto di strabordante eredità, e la povertà di Acapulco caratterizza gli eventi.
A firmale la sceneggiatura di Sundown è lo stesso Michel Franco che, a tale proposito, ha dichiarato di aver scritto il film a seguito di una profonda crisi personale, proprio dopo un viaggio ad Acapulco in compagnia di una ragazza. Un viaggio caratterizzato da una disavventura con la polizia federale e un inseguimento con gli agenti armati e particolarmente aggressivi. Una violenza che si ritrova anche nel film e che esplode, proprio come nel recente Nuevo Orden, a partire da un contesto familiare. “Non è un caso che Sundown sia ambientato ad Acapulco” si legge nelle note di regia. “È sconvolgente per me vedere la città in cui ho passato le vacanze da bambino trasformata in un epicentro di violenza. Sundown nasce dalla necessità di esplorare un luogo che sembra sempre più distante ed estraneo. L’esplorazione di tutte le prospettive che emergono ad Acapulco è anche uno studio sui personaggi e un’analisi di dinamiche familiari”.
Conclusione: vale la pena vederlo? – Sundown recensione
Avviandoci verso la conclusione della nostra recensione di Sundown ci sentiamo di consigliare l’ultimo film di Michel Franco. Perché spinge a una riflessione sui modi di vedere la vita. Il personaggio di Neil è apatico; perciò empatizziamo con la sorella che, mentre lui si trova sulle spiagge messicane a bere, si assume delle importanti responsabilità. Lui le rifugge, facendosi persino raggiungere una seconda volta dalla povera Alice, sfinita ed incredula. Facile mettersi nei panni di lei, meno in quelli di lui.
Tuttavia, le persone non si conoscono a fondo quanto si vorrebbe, perciò non viene facile nemmeno giudicare l’atteggiamento di Neil. Perché, ad Acapulco, con la sorella e i nipoti alloggia in un hotel lussuoso e, quando è solo, in uno di infima categoria? Sundown spinge ad osservare con gli occhi di Alice, prima, di Neil, poi, talvolta della neo fidanzata Berenice. Stridente e reale, infine, è il contrasto pericoloso, in quella zona, fra il lusso e il degrado.
Sundown
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Intrigante nello svolgimento dei fatti, per una durata complessiva adeguata
- Ha lo stile del giallo, poiché lascia aperte ipotesi difficili da prevedere e trasmette un senso di tensione legato al luogo, Acapulco
- La prospettiva cambia alla fine per lo spettatore e forse si allinea a quella del protagonista: una buona soluzione narrativa
Lati negativi
- Il film poteva forse essere maggiormente stratificato ed elaborato in chiusura
- Non si va abbastanza a fondo nella psicologia dei personaggi, un peccato che non ha certo a che fare con la prestazione attoriale di Tim Roth che è ottima