Atlantis: recensione del film “distopico” sulla guerra nel Donbass
Nel 2025 l'Ucraina ha vinto la guerra per il Donbass contro la Russia, ma ciò che ne resta è un terreno deserto ed inabitabile
Secondo il mito Greco Atlantide era una grande potenza che dopo aver fallito l’invasione di Atene sarebbe sprofondata in mare per opera di Poseidone. Atlantis, di cui vi proponiamo la recensione, non ha molto a che fare con la mitologia greca ma parla di una civiltà perduta distrutta dalla guerra e di un territorio deserto, terreno di scavi archeologici. Diretto da Valentyn Vasjanovyč, è un film del 2019 che attraverso la distopia mostra l’Ucraina del 2025, un anno dopo la fine della guerra in Donbass. Visti i recenti accadimenti forse riferirsi ad Atlantis come un film distopico non è poi così corretto e la lungimiranza del regista in merito fa spavento.
La pellicola racconta il tentativo di un ex-soldato di rifarsi una vita dopo la guerra, in una terra abbandonata a se stessa e inabitabile. Presentato alla 76ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film vinse nella categoria Orizzonti per poi essere riproposto nelle sale italiane 3 anni dopo da Wanted Cinema. Atlantis è un film straniante, composto da poche inquadrature quasi sempre fisse e una narrazione non lineare; uno stile di regia lontano dagli standard hollywoodiani a cui siamo abituati ma incredibilmente efficace nel raccontare un mondo ormai immobile e privo di vita.
Indice
Trama: post-trauma – Atlantis recensione
Siamo nel 2025, un anno dopo la fine del conflitto tra Russia ed Ucraina, iniziato con la guerra del Donbass e poi allargatosi a tutto il territorio. Non resta quasi più niente ormai, le città sono deserte, le abitazioni distrutte e le strade affollate da mine antiuomo. In questo scenario svilente, Serhij, un ex-soldato ucraino, cerca di andare avanti con la propria vita, fin quando il suicidio di un amico per via dello stress post-traumatico cambia tutto. L’evento lo smuove dalla sua esistenza immobile e quando l’acciaieria in cui lavora viene chiusa, Serhij decide di spostarsi.
Lungo le strade deserte dell’Ucraina, tra bombe inesplose e macerie, l’uomo incontra una donna, Katja. Lei lavora in un gruppo di volontariato che dissotterra i cadaveri delle vittime, indifferentemente dalla bandiera stampata sul braccio, per dar loro una degna sepoltura. Posto dinanzi al suo passato, Serhij rivive indirettamente gli eventi della guerra e nonostante la sofferenza che ha affrontato, proverà a costruirsi una nuova vita in una terra popolata soltanto dai morti.
Neve e lava – Atlantis recensione
Atlantis inizia mostrando dei soldati che uccidono e seppelliscono un uomo, visti attraverso un visore termico. Nel blu gelido del territorio, l’unica fonte di luce è data dal calore corporeo di uomini intenti ad uccidere altri uomini. Il calore sembra essere un elemento quasi assente nel mondo in cui si muovono i personaggi. Dopo la guerra non è rimasto nient’altro che neve e pietre; persino l’acciaieria in cui lavora il protagonista viene chiusa. L’amico di Serhij sembra aver compreso la desolazione che li circonda ed incapace di accettare il freddo deserto si tuffa in un calderone pieno di lava. La guerra non porta altro che distruzione, si combatte fino alla morte affinché le bombe cessino di cadere e i fucili smettano di sparare, ma anche dopo la fine ciò che resta è distruzione.
Non è un caso se il film si intitola Atlantis, il mito di una civiltà andata in rovina di cui non restano che le macerie. È questa l’Ucraina che vediamo, una landa desolata di pietre e cemento, un luogo in cui non ha senso rimanere se non per gli scavi. L’archeologia ed il mito di Atlantide hanno ispirato numerose storie, solo che in questo caso non sono dissotterrati reperti ma cadaveri e bombe. Abbandonata dai vivi, non restano che i morti privati del calore della vita, anch’essi lasciati a marcire nelle fosse comuni. Il visore termico viene poi utilizzato una seconda volta verso la fine, mostrando due corpi che si abbracciano, in netta contrapposizione con la morte iniziale. Ed è proprio sul finale, dinanzi ad un acciaieria spenta, una gigantesca fornace priva di fuoco, in una landa gelida e desolata che un uomo ed una donna restano in piedi e forse il loro calore potrà riaccendere la speranza.
Un mondo immobile – Atlantis recensione
Come accennato nell’introduzione di questa recensione, Atlantis si avvale di una regia molto particolare. I personaggi non sono i soggetti principali e ci viene detto ben poco su di loro, mentre il territorio sembra essere il reale protagonista. Le inquadrature fisse restituiscono l’idea di un mondo immobile, popolato da poche persone ancora in conflitto tra loro. Nonostante la guerra sia finita, i conflitti ideologici sono ancora vivi e c’è chi rimpiange la difesa del Donbass, preferendo il dominio russo. Ma tutto ciò ormai non è importante, tanto che i dialoghi sono ridotti al minimo lasciando parlare le immagini. La macchina da presa non si muove quasi mai, se non in quelle poche scene in cui un sentimento è tirato in ballo. La morte di un uomo, l’amore o il tentativo di salvare un altro essere umano. Questi pochi sprazzi di vita sono le uniche volte in cui i personaggi (e la macchina da presa) prendono il sopravvento su un territorio a loro ostile.
Il regista è riuscito a delineare un contesto disarmante con una regia minimale e straniante. Il film ha infatti un ritmo molto lento e non sono poche le sequenze in cui “sembra non stia accadendo nulla”. Ogni inquadratura, in realtà, nasconde vari dettagli che raccontano le conseguenze della guerra e la fine di un popolo. Non tutti potranno apprezzare a pieno Atlantis, un film che all’apparenza potrebbe sembrare vuoto, senza una storia o dei personaggi che muovano la trama. Questa è invece la caratteristica più forte del film. Come raccontare altrimenti una landa deserta e senza vita, se non restando immobili? L’assenza di dinamismo è esempio perfetto di un mondo vuoto, un’Atlantide che non è sprofondata nel mare, è ancora lì, tangibile ma abbandonata a se stessa.
Atlantis
Voto - 8
8
Lati positivi
- Lo stile registico esprime perfettamente l'idea del film
- Racconto di un'Ucraina post guerra
Lati negativi
- Lo stesso stile di regia potrebbe essere un limite per alcuni