Outer Range: recensione della serie sci-fi western di Amazon Prime Video
Una serie che sfiora il capolavoro tra buchi neri e campi sconfinati del Wyoming
Un ranch nascosto nel Wyoming, una famiglia unita e profondamente religiosa, una poeta hippie in cerca d’ispirazione, una famiglia rivale e un misterioso buco nero nel mezzo del nulla sono gli ingredienti di Outer Range, la serie di debutto di Brian Watkins disponibile su Amazon Prime Video.
Outer Range rassomiglia a molte altre produzioni uscite prima di lui – da leggere reminiscenze con Lost fino ad essere una sorella soprannaturale di Yellowstone – ma non per questo meno interessante.
Impossibile rinchiuderla in una singola definizione, poiché è un bilanciamento di molti elementi e generi che conferiscono in un’unica narrazione che fa dei numerosi strati che la compongono il suo punto di forza.
È una serie unica nel suo genere, che porta con sé molteplici riferimenti ma con un’identità solida alla base. A causa di una scrittura non sempre brillante e la scelta di costruirla come una serie dal retrogusto nostalgico, Outer Range è un mancato capolavoro.
Indice
- Trama
- Un’insolita famiglia americana
- Gli elementi weird
- Tra plot twist e drammi
- Scrittura inadeguata all’uscita settimanale
Trama – Outer Range, la recensione
Royal Abbott (interpretato da Josh Brolin) si prende cura del suo ranch e della sua famiglia, unita sebbene sia stata vittima di una tragedia. Royal, la moglie Cecilia, i figli Perry e Rhett e la nipote Amy devono convivere con la misteriosa scomparsa di Rebecca, la moglie di Perry. Dopo anni, la vita della famiglia Abbott si è stabilizzata nella loro quotidianità tra ranch, la chiesa e battibecchi con i loro ricchi vicini di casa, i Tillerson.
Una normalità solo apparente che è destinata a venire meno quando Royal trova un misterioso buco nero nel bel mezzo dei suoi campi. Dopo questa scoperta, nel ranch compare Autumn, una giovane poeta hippie che chiede di poter restare lì per un breve periodo, il necessario per farsi ispirare dalla desolazione che li circonda. Oltre al buco nero e alla misteriosa Autumn che si comporta in modo bizzarro, la cittadina viene colpita dall’omicidio di Trevor Tillerson.
Un’insolita famiglia americana – Outer Range, la recensione
Outer Range ha il potere di incuriosire fin dai primi elementi che vengono snocciolati al pubblico, peculiarità che sono note grazie a numerose serie tv che strizzano l’occhio alla fantascienza in un ambientazione tipica americana.
È lo stesso principio su cui si basa Outer Range: la famiglia Abbott gestisce il suo ranch da generazioni, le loro giornate sono scandite dal lavoro nella loro enorme proprietà, mattine passate in chiesa e le cene in famiglia. Tutto urla America nel loro stile di vita. Ma la serie si tiene ben lontana dal lodare le tipiche famiglie statunitensi, perché gli Abbott sono ben lontani dall’essere la famiglia perfetta a causa dei loro problemi e segreti.
Basta scavare un po’ per capire che sono quest’ultimi a tenerli legati e non l’amore che provano l’uno per l’altro. Nella loro terra desolata, lontano dalla cittadina, vive solamente un’altra famiglia, completamente opposta da loro.
Ricchi, eccentrici, arroganti, i Tillerson sarebbero i perfetti villain in una qualsiasi altra serie dove i protagonisti, al contrario, rappresenterebbero il perfetto modello americano da seguire, mentre la loro controparte quello a cui stare alla larga.
Mentre gli Abbott sono profondamente credenti (specialmente Cecilia), i Tillerson sono più vicini alla blasfemia; gli Abbott incarnano in apparenza i valori dell’umiltà e del duro lavoro, mentre i Tillerson hanno una casa eccentrica e sperperano il loro denaro. Ma sono gli Abbott a nascondere la loro vera natura.
Gli elementi weird – Outer Range, la recensione
Questo ribaltamento è interessante già di per sé, ma Watkins ha voluto alzare l’asticella inserendo all’interno della narrazione degli elementi vicini al weird e alla fantascienza che spingono i protagonisti a svelare il loro vero io. Se non tra di loro, almeno allo spettatore che si gode una discesa morale che è chiara fin dal primo colpo di scena della prima puntata. L’ambientazione desolata – che passa dall’essere lugubre al claustrofobica – aiuta a creare l’atmosfera ideale per un racconto rurale che sembra uscito dalla penna di Lovecraft.
Anche gli interpreti riescono a delineare personaggi inaspettati, soprattutto Josh Brolin. Royal è il tipico patriarca, colui che dirige il ranch e la sua famiglia con una guida rigida e imparziale. È su di lui che pesa il ribaltamento che gravita sulla narrazione, il vero perno della serie e delle sfaccettature della trama. Royal è inevitabilmente affascinato e legato al buco che si trova nel suo terreno, una curiosità che diventa ossessiva e che sconvolge totalmente il suo personaggio.
Tra plot twist e drammi familiari – Outer Range, la recensione
Accanto a Royal si sviluppano un ventaglio di altri personaggi che vanno ad arricchire la storia, rendendola ancora più complessa senza cadere nel confusionario. Se i restanti membri della famiglia Abbott sono tra i più classici dei ritratti dei personaggi che si possono trovare in molti drammi familiari, a porre l’accenno sul lato più fantascientifico e weird di Outer Range. Autumn (interpretata da una bravissima Imogen Poots) è il collante che unisce i due generi così differenti, il drama e la fantascienza. Questo genere, però , non riesce a catturare tutta l’attenzione non essendo sfruttato a dovere.
Il problema non è la miscela di generi così differenti tra di loro, che al contrario funzionano perfettamente in un’unione che poteva rivelarsi interessante.
Il difetto maggiore di Outer Range è la scrittura altalenante. I drammi familiari prendono la maggior parte del minutaggio, assieme al caso dell’omicidio di Trevor. La parte fantascientifica è limitata, utilizzata come una carta jolly solamente quando tutto il resto fatica ad avanzare.
A smorzare il ritmo troppo sonnolento sono i numerosi colpi di scena che riaccendono l’interesse e che rappresentano la parte migliore della serie. I plot twist sono molti, disseminati lungo il corso delle puntate, e portano con sé teorie e capovolgimenti nella trama ben assestati.
Scrittura inadatta all’uscita settimanale- Outer Range, la recensione
Outer Range poteva essere tra le serie dell’anno, sicuramente rimane una delle più interessante sulla carta. L’idea di ribaltare i tropi classici americani in una discesa della apparente famiglia perfetta resta uno degli incipit più sfruttati e riusciti, se ben scritti.
Così come la contrapposizione tra giallo, drama e fantascienza poteva fare di Outer Range la nuova Lost, una lettura di una delle serie migliori del panorama seriale in chiave contemporanea.
Ben presto le aspettative vengono disilluse da una sceneggiatura lenta, che fatica a decollare. La colpa è da vedersi tanto nella direzione di Watkins quanto più nell’impresa di voler costruire una serie che tenga incollati gli spettatori il più a lungo possibile.
Negli ultimi tempi, molte piattaforme stanno tornando ad adottare l’uscita settimanale con serie strutturate in modo differente rispetto a prodotti pensati per il binge watching. Ed è quello che cerca di fare Outer Range con una narrazione più trascinata, plot twist e ribaltamenti di trama, ma invece di installare curiosità fino alla settimana seguente, il risultato è opposto. Otto puntate da quasi un’ora l’una è un minutaggio troppo appesantito per poter permettere al giusto ritmo di decollare. Il risultato è una buona serie, ma troppi piatta e che impedisce ai numerosi colpi di scena di essere apprezzati pienamente.
Outer Range
Voto - 7
7
Lati positivi
- Si rifà a generi e tropi letterari e filmici mantenendo un'identità propria
- Le ambientazioni e l'atmosfera
- I colpi di scena che riequilibrano il ritmo
Lati negativi
- La scrittura appiattisce tutti gli elementi più interessanti
- La struttura da uscita settimanale ha impedito di arrivare subito al sodo della narrazione