The Umbrella Academy 3: recensione della serie Netflix

Una nuova apocalisse, una nuova famiglia, le consuete dinamiche

I protagonisti strambi e pieni di problemi piacciono alle prese con le catastrofi, soprattutto se targati Netflix. Lo è la prova il successo di Stranger Things (qui la recensione della prima e della seconda parte della quarta stagione), ma anche il ritorno di The Umbrella Academy accolto con entusiasmo dai fan più affezionati. 
La serie supereroistica tratta dalla graphic novel firmata dal cantante Gerard Way e da Gabriel Bá non è né rivoluzionaria né è il prodotto seriale migliore che si possa trovare nell’ampia offerta degli ultimi anni, ma ha talmente tanti aspetti positivi al suo arco.

È impossibile non affezionarsi a un gruppo di outsider che salta per le linee temporali, scongiurando un’apocalisse dopo l’altra mentre fanno i conti con il loro padre disfunzionale da cui conseguono tutti i loro rapporti più o meno incrinati.
Anche in questa terza stagione, Klaus e Five sono le punte di diamante dello show, occupando ogni centimetro del palcoscenico. Una stagione che continua il discorso sui rapporti umani, focalizzandosi in particolare sul tema della paternità e dell’eredità, ma che alcune pecche gli impediscono di brillare come potrebbe.

Indice

Trama – The Umbrella Academy 3, la recensione

Dopo un viaggio nel tempo che ha portato Five, Diego, Vanya, Allison, Klaus e Luther nella Dallas degli anni 60′, essere riusciti a sfuggire dall’accusa di omicidio per l’uccisione di John F. Kennedy ed essersi salvati miracolosamente da The Handler, i membri dell’Umbrella Academy si ricongiungono nella loro vecchia casa. Ma non sono gli unici.
Assieme al loro anziano padre, ad aspettarli ci sono i membri della Sparrow Academy. Sir Reginald rivela senza troppi giri di parole che, deluso da loro per gli disordini accaduti a Dallas, ha deciso di adottare sette bambini differenti.

Gli Sparrow sono un gruppo di supereroi compatto che è riuscito in tutto quello che l’Accademia originale non era riuscita, tra cui instaurare un rapporto solido tra loro. Ma non è tutto oro quel che luccica e presto le crepe tra gli Sparrow si fanno sempre più evidenti, anche a causa della nuova apocalisse che – letteralmente – germoglia dentro la loro abitazione mentre gli Umbrella si rintanano nell’hotel Obsidian. Ma tutto in The Umbrella Academy ha due facce e, presto, dei nuovi dissapori e una porta misteriosa nella suite sconvolgeranno la loro idea di riposo.

The Umbrella Academy

The Umbrella Academy. Universal Cable Productions, Borderline Entertainment, Dark Horse Entertainment.

Tale padre, tale figlio? – The Umbrella Academy 3, la recensione

Le dinamiche familiari già note sono, in questa stagione, messe ulteriormente in risalto dall’incontro con la Sparrow Academy; una famiglia diametralmente opposta alla loro: dove gli Umbrella sono rumorosi, disordinati e senza una guida ben precisa, gli Sparrow sono organizzati, disciplinati e sono riusciti a creare un’immagine solida come gruppo, come famiglia di super eroi che risponde alle chiamate dei più bisognosi. Un’immagine che cade in frantumi dopo poco, evidenziando i tanti punti in comune che le due famiglie hanno.

The Umbrella Academy lascia indietro i salti nel tempo e le storyline intrecciate per concentrarsi sui rapporti umani, in particolare sui legami di sangue che uniscono questi bizzarri freaks alle prese con l’apocalisse.
I proiettori vengono puntati sull’eredità e sul rapporto padre e figlio. Mentre Klaus prova pietà per un Reggie confuso e poco minaccioso, Diego scopre di avere un figlio, ritrovandosi lui stesso a vestire i panni del ruolo paterno, con la paura di essere fin troppo simile a Reggie.

Le tematiche – The Umbrella Academy 3, la recensione

Le scenette comiche e quelle al limite dell’assurdo, una colonna sonora sempre azzeccatissima e il luogo cardine di questa stagione – il misterioso hotel Obsidian – fanno da sfondo ad altre tematiche. The Umbrella Academy, fin dal soggetto stesso, affronta argomenti delicati e seri, primo fra tutti le conseguenze del crescere in una famiglia disfunzionale governata da un padre dispotico.
Ma, man mano, i temi trattati hanno trovato nuove ramificazioni: dopo i rapporti tossici con il proprio padre, la seconda stagione si è focalizzata sullo sfondo storico e sociale di un’America alle prese con la nascita dei diritti civili, dove Allison si è ritrovata al centro dei disordini e delle discriminazioni di stampo razziale.

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The Umbrella Academy. Universal Cable Productions, Borderline Entertainment, Dark Horse Entertainment.

Dopo la storia con Sissy, Viktor è il fulcro di questi nuovi episodi. Il suo coming out, che coincide con quello dell’attore Elliott Page, viene trattato con naturalezza e spontaneità, diventando una delle caratteristiche migliori della stagione. La ricerca dell’accettazione di se stessi viene introdotta da Viktor, ma è Klaus che ne tiene le redini. L’outsider per eccellenza – anche più di Five, che l’interpretazione di Aidan Gallagher riesce sempre a stupire -, colui che parla con i defunti per la quale ne ha il terrore, che fonda una setta e che è alla costante ricerca di affetto e dell’essere accettato così com’è.

Una nuova apocalisse alle porte – The Umbrella Academy 3, la recensione

La grande mancanza di questa stagione si nota fin dalle prime puntate. Dopo che gli Sparrow si presentano, quando i loro veri sentimenti che provano l’uno verso l’altro emergono e i due gruppi si iniziano a miscelare tra di loro, l’assenza di un reale villain inizia ad essere pressante. Non c’è un vero nemico da sconfiggere, nessun cattivo in carne ed ossa, ma solamente l’ennesima apocalisse. The Umbrella Academy ha ampiamente dimostrato come un escamotage narrativo di questo tipo sia, in realtà, molto versatile e che può essere riutilizzato più e più volte senza risultare noioso.

Nelle altre stagioni, l’arrivo imminente dell’apocalisse era mitigato e, al tempo stesso, esaltato da dei cattivi veri e propri che mettevano il bastone tra i piedi agli Umbrella, rendendo il ritmo molto più movimentato. Questa mancanza non riesce ad essere soppiantata dalle storyline secondarie che, in questo caso, si concentrano sulle relazioni tra fratelli e quelle sentimentali. L’unica ad avere una sfumatura della “cattiva di turno” è Allison, la cui rabbia e frustrazione raggiungono livelli pericolosi, soprattutto nei confronti di Viktor.

The Umbrella Academy 3

The Umbrella Academy. Universal Cable Productions, Borderline Entertainment, Dark Horse Entertainment.

Conclusione – The Umbrella Academy 3, la recensione

The Umbrella Academy ha l’enorme – e non scontato – pregio di riuscire sempre a reinventarsi. Non è da tutti usare lo stesso espediente per più stagioni e riuscire a non risultare noiosi o ridondanti. Come viene usata l’apocalisse dall’ideatore Steven Blackman è ammirevole e come essa diventi, di volte in volta, una nuova scusa per parlare di tutt’altro non stanca così velocemente. Come già detto, ad essere il vero difetto della stagione è il non avere un motore narrativo adeguato.

Tutto questo si traduce in delle puntate intermedie che restano sul vago intrattenimento e che lasciano delle briciole che verranno raccolte solamente nel gran finale.
Le ultime due puntate, infatti, risollevano l’umore generale grazie ad un ritmo molto più serrato, a continui cambi di punti di vista tra i molteplici personaggi che popolano la scena e ad una sequenza finale (N.B. con annessa scena post-credit) che lascia presagire il meglio per la quarta (e forse ultima) stagione.

 

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The Umbrella Academy

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Il coming out di Viktor inserito con naturalezza e amalgamato alla perfezione con le tematiche trattate
  • L'approfondimento sul legame padre/figlio
  • Il lato comico, la colonna sonora perfetta e le interpretazioni di Robert Sheehan e Aidan Gallagher

Lati negativi

  • L'assenza di un reale villain
  • Le puntate centrali smuovono solo un tiepido entusiasmo

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