Persuasione: recensione del film Netflix con Dakota Johnson
Un drama vittoriano raccontato come se fosse una serie tv dei giorni nostri che non riesce a centrare l'ambizioso obiettivo
Dal 15 luglio è disponibile su Netflix il nuovo adattamento cinematografico di Persuasione, tratto dall’omonimo romanzo di Jane Austen. Basta questo per richiamare un nutrito gruppo di curiosi che raramente si perdono uno degli adattamenti sul piccolo (o grande) schermo di una delle autrici più famose del 1800, soprattutto grazie al nome dietro al progetto che è quello di Carrie Cracknell, una giovane regista teatrale.
Dopo l’esperimento colorato quanto austero di Emma (diretto però da Autumn de Wilde), le aspettative erano alte, anche grazie alla presenza di Dakota Johnson che veste i panni della protagonista. Persuasione vuole essere un’unione tra la critica sociale cara ad Austen, ma trattata in modo moderno, prendendo spunto dalla narrazione cara alla serialità contemporanea senza riuscire ad essere, però, incisiva.
Indice
- Trama
- La critica alla borghesia vittoriana
- La famiglia Elliot
- Il ritmo spezzato dalla rottura della quarta parete
- Quando il protagonista è un pesce fuor d’acqua
Trama – Persuasione, la recensione
Anne Elliot è, come lei stessa si definisce, una donna single nel fiore dei suoi anni. Una descrizione che stride con l’immagine che i suoi familiari – guidati dalle rigide regole della società vittoriana – hanno di lei. Perché Anne vive nei primi decenni dell’Ottocento, quando una donna era data in sposa ancora adolescente e il cui unico compito era quello di badare alla casa e ai figli.
Poco spesso era un destino scelto dai due sposi e, ancor più raro, era che la motivazione dietro il matrimonio fosse l’amore. Ma Anne è andata vicino al coronare il suo sogno quando Frederick Wentworth le ha chiesto la mano.
Nessun lieto fine per loro a causa dei ceti sociali a cui i due appartengono: Anne è figlia di una famiglia ricca, mentre Frederick è un semplice marinaio. Molte cose cambiano in otto anni, quando i due finalmente si incontrano di nuovo: la famiglia Elliot è in piena crisi a causa dello stile di vita del padre di Anne, mentre Wentworth è diventato Capitano della marina.
La critica alla borghesia vittoriana – Persuasione, la recensione
Quasi ogni anno, uno (o più) dei romanzi di Jane Austen viene adattato per il cinema o la televisione, ampliando il già cospicuo numero di adattamenti delle stesse storie, ogni volta analizzate da un punto di vista differente e percepite attraverso un nuovo sguardo. E non è difficile immaginarne il motivo.
La scrittrice non si concentra solo sulle storie d’amore e sulla caratterizzazione eccelsa dei personaggi, ma i suoi libri raccontano le dinamiche della società vittoriana. Non ci affascina tanto sapere Mr. Darcy al fianco di Elizabeth Bennet, ma scoprire cosa c’è sotto al suo primo rifiuto, cosa lo ha spinto ad allontanarla sebbene fosse a conoscenza dei suoi sentimenti.
Austen si è sempre focalizzata sulla critica sociale, su un ritratto che ben si può adattare a qualsiasi tempo lo si trasporti, sul dipingere in modo lucido i meccanismi della borghesia vittoriana. Una critica e un ritratto che può facilmente essere esteso, fino ad includere anche epoche lontane come possono essere anche gli anni contemporanei. Sebbene Persuasione sia un drama in costume, vorrebbe parlare di una società più contemporanea rispetto all’ambientazione vittoriana, ma non centra l’obiettivo.
La famiglia Elliot- Persuasione, la recensione
Le persone che circondano Anne sono perlopiù personaggi eccentrici per quanto terribili, ma mai trattati con la giusta profondità narrativa. Oltre ad un padre Narciso e una sorella maggiore che la tratta senza il minimo riguardo, l’unica che poteva portare una ventata d’aria fresca è la sorella minore di Anne, Mary. Narcisista quanto il loro padre, troppo presa da se stessa per pensare agli altri ma pienamente cosciente del suo carattere, è diventata moglie e poi madre solo per obblighi imposti dalla società.
Quando dice apertamente che non ha avuto scelta nello sposarsi o che è più felice lontana dai figli, va a toccare degli argomenti che poco spesso vengono esposti così alla luce del sole. Ma anche lei è ricamata sull’ombra di un personaggio bizzarro che va ad arricchire il già ampio quadro di persone strambe tra cui Anne spicca, vuoi per il suo essere una ragazza dolce e sensibile con la quale il regista spinge per essere la protagonista con cui empatizzare vuoi perché Dakota Johnson riesce ad incarnare lo spirito alla perfezione dell’eroina austeniana.
Il ritmo spezzato dalla rottura della quarta parete – Persuasione, la recensione
Persuasione vorrebbe essere una storia d’amore che unisce le atmosfere di Bridgerton e una protagonista che, nelle intenzione, dovrebbe avvicinarsi all’eroina di Fleabag. Il risultato però si discosta dall’essere una storia d’amore degna di nota, ma soprattutto è molto lontano dal carisma esercitata dalla sceneggiatura di Phoebe Waller-Bridge.
Anne è alla fine una sognatrice, ma anche ancora nel pieno turbinio di rancore e tristezza che vengono mitigati dal tono generale del film che si approccia alla storia più come una commedia romantica che ad un dramma in costume. Ad essere d’intralcio è la continua rottura della quarta parete. Anne si rivolge costantemente allo spettatore, con il quale dialoga più rispetto agli altri personaggi.
Anne dovrebbe essere il perno della storia fungendo sia da eroina che da narratrice esterna. La struttura di Persuasione vuole ricalcare la cifra stilistica cara alla serialità contemporanea che richiama titoli come il già citato Fleabag, ma anche High Fidelity ed Euphoria. L’intenzione di fondo della regista è quello di indurre ad un’atmosfera rilassante e sbarazzina, di creare un legame immediato tra lei e chi sta guardando basato sulla simpatia, ma soprattutto sull’empatia per l’eroina che vive in una bizzarra famiglia condizionata dalle dinamiche della società vittoriana. Nei fatti, la continua interruzione della scena ha l’effetto contrario: l’empatia diventa in fretta giudizio e il ritmo del film viene continuamente spezzato dal poco naturale rottura della quarta parete.
Quando il protagonista è un pesce fuor d’acqua – Persuasione, la recensione
Oltre al mancato legame tra la voce narrante e lo spettatore, un altro difetto che rovina il ritmo della storia è l’incolmabile differenza tra le prove recitative di Dakota Johnson e quella di Cosmo Jarvis.
Come accennato, Johnson è incredibilmente convincente nei panni di Anne così come tutte le attrici femminili ricalcano bene il ruolo a loro assegnato. Ma colui che doveva davvero sostenere Johnson è il protagonista maschile, Frederick Wentworth, interpretato da Cosmo Jarvis che, al contrario dell’attrice protagonista, non ha il giusto carisma per un ruolo di quella portata.
Il Capitan Wentworth viene introdotto come un uomo affascinante nel senso più carismatico del termine, un’anima buona e sognatrice quanto Anne. Ma Javis manca di espressività che, unito alla poca profondità con cui il personaggio è stato scritto, somiglia più al cartonato di un ruolo piuttosto che al protagonista maschile di una storia d’amore travagliata. Sebbene il film prenda le distanze dal libro non annunciandosi come un adattamento, ma solo come fonte d’ispirazione iniziale, Persuasione non riesce a scardinarsi dal libro con una visione contemporanea della società né come una storia d’amore nuda e cruda.
Persuasione
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- I personaggi eccentrici che esaltano la figura della protagonista che è decisamente più sobria
- Dakota Johnson riesce, in parte, a salvare un ruolo che non poggia su una scrittura ben fatta
Lati negativi
- Sebbene il quadro di personaggi bizzarri sia vincente, non vengono comunque approfonditi quanto si dovrebbe
- La continua rottura della quarta parete
- Cosmo Jarvis non regala una buona prova recitativa