The Gray Man: recensione del film dei fratelli Russo con Ryan Gosling, Chris Evans e Ana De Armas

Il nuovo film dei fratelli Russo è un giocattolone adrenalinico che punta tutto sull'azione e le star del suo cast, ma non riesce a uscire dalla zona grigia...

The Gray Man, di cui vi proponiamo la nostra recensione, è il film più costoso mai realizzato da Netflix di sempre. Prima del thriller d’azione e spionaggio diretto dai fratelli Anthony e Joe Russo, al primo posto delle pellicole col budget più alto c’era Red Notice che condivide con The Gray Man la scelta di affidarsi a un cast stellare. In Red Notice c’erano Ryan Reynolds, Dwayne The Rock Johnson e Gal Gadot; qui abbiamo Ryan Gosling, Chris Evans, Ana De Armas e persino la star di Bridgerton Regé-Jean Page. Dopo il passaggio in sala, il nuovo film dei registi di due capitoli del franchise di Captain America e di Avengers: Endgame e Infinity War è disponibile sulla piattaforma streaming da venerdì 22 luglio. E, manco a dirlo, si è subito piazzato saldamente al primo posto della top 10 dei film più visti in Italia. Segno che la formula scelta da Netflix che coniuga budget stellari, star di grido e tanta azione funziona. Va detto sin da subito che chi si aspetta un thriller al cardiopalma, una spy story avvincente e quell’impronta marcata di ironia tipica della direzione dei Russo in casa Marvel potrebbe rimanere deluso. D’altro canto va riconosciuto che le scene d’azione sono una marcia in più con cui ci si diverte volentieri.

The Gray Man è l’agente della CIA Court Gentry (Ryan Gosling), alias Sierra Six. Strappato da un penitenziario federale e reclutato dal suo responsabile, Donald Fitzroy (Billy Bob Thornton), Gentry in passato era un mercenario autorizzato dall’Agenzia altamente qualificato. Ma ora la situazione è cambiata e l’obiettivo è Six, braccato in tutto il mondo da Lloyd Hansen (Chris Evans), un ex agente della CIA che non si fermerà davanti a nulla per eliminarlo. L’agente Dani Miranda (Ana De Armas) è al suo fianco. Ne avrà bisogno. Questa la sinossi del film che svela le sue (poche) sottotrame nell’arco di un minutaggio piuttosto ragionevole per i tempi che corrono: 2 ore e 9 minuti. 129 minuti in cui l’obiettivo della macchina da presa segue affamato le sue star che menano le mani e si inseguono per mezzo mondo, concedendo quel tanto che basta per intrattenere senza annoiare ma – ahimè – poco più. Se siete curiosi di conoscere nel dettaglio il nostro parere su The Gray Man, proseguite nella lettura della nostra recensione.

Indice:

L’azione come punto di forza  – The Gray Man recensione

Tutto, in The Gray Man, è dannatamente bello. Sono belli (anzi, bellissimi) gli attori, belle le location, accattivante e patinata la confezione. Tutto è pulito e glamour, dalle scelte di fotografia agli outfit impeccabili dei personaggi che – reduci da sparatorie, inseguimenti a perdifiato e botte da orbi – si scrollano di dosso quel minimo di polvere, si sciacquano dal viso un misero rivoletto di sangue e riprendono da dove avevano interrotto. I Russo mettono in atto uno schema che conoscono molto bene, puntando molto anche sulla fisicità del cast e su un’ironia che qui, purtroppo, è più ricercata negli intenti che effettivamente presente. La necessità (dettata da un limitante PG-13) di non turbare troppo la sensibilità di chi guarda porta invece quasi allo zero il livello di sangue versato. Joe ed Anthony Russo trasportano lo spettatore in una corsa a perdifiato tra una location e l’altra mantenendo un apprezzabile livello di controllo anche nelle scene più caotiche. In altre parole, i Russo sanno cosa fare e, anche qui, lo fanno piuttosto bene.

Le sequenze d’azione, vero e proprio fulcro del film, sono tutte ben orchestrate e spettacolari. Non c’è dubbio che il vero punto di forza di The Gray Man sia il comparto tecnico (forte anche di un monumentale budget di 200 milioni di dollari). È quinci sull’azione che tutto il film è impostato, con un paio di picchi davvero notevoli che non mancheranno di accontentare il palato degli appassionati del genere. Colpiscono in particolare la prima maxi-sequenza ambientata a Bangkok e una sparatoria mozzafiato ambientata nel pieno centro di Praga che finisce a bordo di un tram. L’adrenalina è generosamente elargita in ogni inseguimento, sparatoria o missione, ma al di là del godimento immediato – fra un’esplosione e l’altra – resta poco.

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The Gray Man. AGBO, Roth/Kirschenbaum Films

La sostanza come punto debole – The Gray Man recensione

Se da un lato The Gray Man fa quello che ci si aspetta e non delude sul fronte action, cosa succede in tutti quei momenti in cui non domina l’azione e si deve fare i conti con la necessità di raccontare qualcosa? Succede che ad emergere sono i difetti di una trama piuttosto banale, assolutamente priva di colpi di scena e punteggiata di dialoghi infarciti di cliché. Cliché che affliggono anche i personaggi, finendo per sacrificarne e sminuirne l’impatto. Un esempio su tutti è rappresentato dal villain affidato a Chris Evans: un ex agente della CIA con la passione per la tortura che ha dovuto “mettersi in proprio” a causa dei suoi metodi da psicopatico. Il suo Lloyd ha tutta una serie di caratteristiche che, sulla carta, sono morbosamente interessanti. Peccato che queste caratteristiche sulla carta vi rimangano o, quantomeno, vi emergano con i tratti più stereotipati e all’acqua di rose possibili.

Ryan Gosling fa del suo meglio con quello che si ritrova e riesce a dare un tocco di credibilità anche alle linee di dialogo più trite ma in generale, a causa della trama esile, tutte le volte che i personaggi non si inseguono, menano, o puntano armi da fuoco, si perde rapidamente interesse. Un peccato, perché se è lecito non aspettarsi da un film d’azione una trama complessa e svolte sorprendenti, è altrettanto sacrosanto pretendere da un progetto così ambizioso anche qualcosa di più del minimo sindacale dal punto di vista della sostanza narrativa.

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The Gray Man. AGBO, Roth/Kirschenbaum Films

In conclusione – The Gray Man recensione

Il finale del film è più aperto che mai e il materiale da adattare non manca – i romanzi di Mark Greaney dedicati alle avventure di Sierra Six e compagnia sono ben 12 – ed è quindi naturale pensare che The Gray Man potrebbe essere comodamente solo il primo di una lunga serie. I Russo si sono già sbilanciati parlando di un possibile prequel e un sequel tutti incentrati sul personaggio di Chris Evans ma, si sa, le variabili da considerare sono diverse. Il personaggio attorno al quale, però, resta maggior curiosità è quello dell’agente Miranda, portato in scena da una Ana de Armas che ha dato ulteriore conferma di essere completamente a suo agio anche in questo genere di ruoli.

Avviandoci verso la conclusione della nostra recensione di The Gray Man, il consiglio è quello di approcciarvisi con l’unica pretesa di godersi un paio d’ore di intrattenimento. Anthony e Joe Russo riescono nell’intento di confezionare un adrenalinico giocattolone perfetto per chi voglia passare una serata senza troppo impegno. Un film che colpisce quel tanto che basta per il comparto tecnico, la regia, gli effetti visivi e in generale il mestiere di un cast che difficilmente delude – fatta eccezione per Regé-Jean Page, fuori parte come non mai – ma che si lascia dimenticare piuttosto in fretta.

 

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The Gray Man

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • La regia dei Russo non delude nelle scene d'azione vero e proprio fulcro del film
  • Il comparto tecnico è un valore aggiunto innegabile

Lati negativi

  • Star del calibro di Ryan Gosling e Ana De Armas sono un po' sacrificate da una scrittura sommaria dei personaggi
  • La trama è piuttosto esile e banale
  • Regé-Jean Page non è in parte, decisamente una scelta di casting errata

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