Nope: recensione del nuovo film di Jordan Peele

Finalmente in arrivo al cinema l'ultima fatica di Jordan Peele, ecco la nostra recensione in anteprima di Nope, in sala dall'11 agosto

L’interminabile attesa è finita. Il nuovo Nope di Jordan Peele è finalmente arrivato al suo debutto sul grande schermo. Ci si aspetta tanto dal regista e sceneggiatore di due pietre miliari come Scappa – Get out e Us. Ci si aspetta tanto perché Jordan Peele ha completamente rinnovato la formula del genere horror miscelandolo indissolubilmente al thriller con una scrittura che arriva al pubblico muovendosi su diversi piani. Il risultato, almeno finora, sono sempre state opere divertenti e di spessore, coinvolgenti a 360 gradi per lo spettatore. Ecco perché volevamo assolutamente vedere Nope, suo ultimo lungometraggio di cui vi parleremo più approfonditamente nella nostra recensione.

E come quando scarti un giocattolo che hai atteso per tantissimo tempo hai paura che non tutto vada per il meglio. Nel nuovo film torna la star Daniel Kaluuya che a Jordan deve praticamente tutto; non solo la candidatura agli Oscar come Miglior attore protagonista, ma probabilmente l’intera carriera da attore, quella carriera che stava per interrompere se non fosse stato per quel magnifico ruolo in Scappa – Get Out. Kaluuya, si sa, è un attore molto espressivo, caratteristica recitativa intuita fin da subito da Peele che ha fissato l’espressione carnale della paura sul volto dell’attore britannico nel bellissimo Get Out. Ad affiancarlo sulle scene questa volta c’è la new entry Keke Palmer, nuova al cinema del regista newyorkese. Se volete conoscere il nostro pensiero proseguite con la lettura della nostra recensione di Nope.

Indice:

La trama – Nope recensione

Nope. Un titolo misterioso, che ci confonde maggiormente le idee se lo associamo alle altrettanto misteriose immagini mostrateci nei trailer. La curiosità e la voglia di scoprire qualcosa in più ci hanno accompagnati per tutto questo tempo. È giunto ora il momento di sbirciare cosa ci sia dietro il sipario di Jordan Peele. Ci troviamo in America e più precisamente in un ranch sperduto tra le gole arse della California; un luogo dove si stanno verificando ultimamente degli strani fenomeni. Dopo la morte del padre, misteriosamente ucciso da una pioggia di corpi metallici caduti dal cielo, Otis James Haywwod (Daniel Kaluuya) e sua sorella Emerald Haywood (Keke Palmer) diventano gli effettivi proprietari del ranch di famiglia.

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Nope. Monkeypaw Productions

Gli Haywood addestrano cavalli ormai da generazioni. Alcuni esemplari sono talmente magnifici che vengono utilizzati anche nei film o negli spot pubblicitari. L’apparente quiete del posto viene turbata però da degli strani fenomeni che si fanno sempre più frequenti, a partire proprio dalle strane circostanze in cui è morto il padre. Grazie all’installazione di telecamere viene notata una nuvola che sembra essere immobile da mesi. In più, Otis ha la sensazione di aver visto nei cieli un misterioso disco volante spostarsi velocemente. Che si tratti di avvistamenti UFO? C’è qualche collegamento con la pioggia di oggetti che ha ucciso suo padre?

Analisi – Nope recensione

Nasi e occhi all’insù dunque, come suggeriscono anche i personaggi nelle locandine ufficiali del film intenti a scrutare i cieli di Jordan Peele. Dopo aver visto il trailer e i primi minuti giungiamo tutti alla stessa domanda. Nope è veramente quello che sembra? Ovvero un film che torna indietro negli anni per riproporci un tema ormai fuori moda come quello dell’avvistamento UFO? Parla veramente di questo l’ultimo film partorito da quella stessa mente geniale che ha sfornato pellicole del calibro di Get Out? No, non può essere, deve farlo apposta; Peele sa che stiamo guardando un suo film e che dobbiamo aspettarci di tutto. In effetti nella prima metà della storia Peele non fa altro che lanciare una sfida al pubblico.

E scorre così la prima ora di girato in questa sorta di gioco tra noi ed il regista; un gioco che apparentemente inizia a carte scoperte. Il disco volante esiste ed è visibile in cielo, poche questioni a riguardo. Ma il nostro sesto senso ci suggerisce fin dall’inizio che ci deve essere molto di più dietro. Perché appunto è un film di Jordan Peele. Questo meccanismo implicito nelle nostre menti fa sì che nella prima parte ogni inquadratura, ogni sequenza notturna, ogni dialogo sia avvolto da un sottile velo di suspense: sappiamo che un qualcosa di molto strano può succedere da un momento all’altro. Siamo tesi, anche quando in fin dei conti non succede nulla.

Uno straordinario non straordinario

Chi conosce Jordan Peele sa perfettamente che nel suo cinema in mezzo all’ordinarietà della vita reale c’è sempre un fenomeno straordinario che non viene giustificato in termini di credibilità e razionalità. Semplicemente c’è, esiste, fa parte di quel mondo lì. La differenza è che quando questo misterioso straordinario veniva svelato in film come Get Out ed Us eravamo colti da una grande sorpresa. Cosa che non possiamo dire sia successa per Nope. È qui che ha fallito questa volta il cineasta newyorkese.

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Nope. Monkeypaw Productions

La prima metà della storia procede fin troppo lentamente. Introduce la vicenda ed i pochi protagonisti ma la sostanza è che dopo quasi un’ora di film ci sentiamo annoiati. Capiamo fin da subito che con Nope Jordan Peele ha intrapreso una strada diversa. Ci spostiamo sul versante del mistero/sci-fi in ambientazione western-country dove lo stupore e il fascino della scoperta sembrano prendere il posto della tensione stremante e dei conflitti sociali che ci erano tanto piaciuti nei precedenti lavori del regista. Peele muta pelle, rinnova la formula e propone un qualcosa di differente. Ma in questo ennesimo tentativo di evoluzione non tutto va come deve. Il film non è immediato, arriva meno forte.

Questione di originalità

Personalmente, quando ho visto Get Out e Us ho pensato di essere di fronte ad un qualcosa di veramente nuovo quanto mento al livello di scrittura. Vedendo Nope invece ho avuto tutta una serie di sensazioni, personali, che mi hanno fatto pensare ad un “già visto”. Con questo non voglio dire che Jordan Peele si sia ispirato o abbia citato questo o quell’altro film; fatto sta che si è mosso in un campo già esplorato più volte e che è stato rappresentato in ogni modo possibile in ambito cinematografico. Sta di fatto che mentre assistevo alla proiezione in sala non provavo un grosso stupore perch* era un continuo pensare a “qua mi ricorda Arrival” oppure “questo sembra la guerra dei Mondi” o anche “questa cosa dei cavalli e del rumore che attira i nemici non c’era anche in Tremors?“. Sembra di vedere un puzzle formato da tanti pezzi già visti in altri contesti ed il risultato non è così stupefacente come ci si potrebbe aspettare.

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Nope -Monkeypaw Productions

Analisi tecnica – Nope recensione

Mentre la scrittura sembra aver fatto un passo indietro, si fa molto più netta, invece, la sensazione che grazie agli incassi ottenuti con i successi iniziali ci si sia concentrati maggiormente sul versante tecnico. Ne era già un indizio il nome di Hoyte van Hoyteman, ovvero il diretto della fotografia dei film di Nolan. Ma Nope è encomiabile anche al livello scenografico e di sonoro, quest’ultimo a dir poco fondamentale per la riuscita delle sequenze principali. Ci si è molto concentrati sull’impatto visivo, specie di alcune scene chiave dove il risultato è stato a dir poco eccellente. Nope abbonda inoltre di numerose riprese aeree che mostrano la bellezza delle ambientazioni scelte. Non da ultimo, e qui torna il tocco ed il peso di un nome della caratura di Hoyte van Hoyteman, una spasmodica attenzione per le luci di scena, specie per quelle naturali.

Conclusioni

Dopo molta attesa, ma soprattutto tanto mistero, personalmente mi aspettavo qualcosa di più dall’ultimo film scritto e diretto da Jordan Peele. Il ritorno sulla scena con quello che sembra essere ormai il suo attore feticcio, Daniel Kaluuya, ci aveva non poco fomentato le speranze. Nope purtroppo ha sulle spalle un’eredità pesantissima per cui l’aspettativa quando ci sediamo a vederlo per la prima volta è davvero alta. È sicuramente un film più profondo di quello che sembra, una di quelle storie da vedere più volte per cogliere diversi dettagli e sfumature. Nope non è sicuramente un semplice racconto su verosimili avvistamenti UFO; è una materia molto più profonda di quello che sembra, un qualcosa che ha a che fare con l’inevitabilità del destino, con il coraggio e con la voglia di centrare i propri sogni.

Questo per dire che complessivamente è forse un buon film, con degli spunti veramente validi. Una storia raccontata anche grazie ad un comparto tecnico che ha fatto balzi da gigante rispetto ai precedenti film dello stesso regista. Ma essenzialmente ci è mancata la sorpresa, quell’attimo sconvolgente che nei precedenti lavori ci faceva sprofondare nelle poltrone un po’ come succedeva a Kaluuya in Get Out. Ci è mancata quella bella visione dello straordinario, quella lettura su più piani, quella tensione asfissiante e martellante che avevano contraddistinto un nuovo modo di fare cinema. Ci è mancato il vero Jordan Peele, o quanto meno, quello che ci piaceva veramente di lui.

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Il comparto tecnico è un valore aggiunto
  • La scrittura dei personaggi

Lati negativi

  • La prima metà è alquanto noiosa
  • Manca il senso di sorpresa tipico del cinema di Jordan Peele

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