Richard Jewell: la storia vera del poliziotto americano che passò da eroe a sospettato raccontata nel film di Clint Eastwood
L'uomo inizialmente celebrato come eroe divenne presto vittima della stampa
Richard Jewell è un film biografico del 2009 diretto da Clint Eastwood. La pellicola è basata su un articolo della rivista Vanity Fair del 1997 “American Nightmare: The Ballad of Richard Jewell” scritto da Marie Brenner e sul libro del 2019 The Suspect: An Olympic Bombing, the FBI, the Media, and Richard Jewell, the Man Caught in the Middle di Kent Alexander and Kevin Salwen. La vicenda è quella della guardia di sicurezza Richard Jewell che durante le Olimpiadi il 27 luglio del 1996 è riuscito a salvare numerose persone dall’esplosione di una bomba. Successivamente però l’uomo è stato accusato di essere stato lui stesso a posizionarla. Nel cast del film ci sono Paul Walter Hauser, Sam Rockwell, Kathy Bates, Jon Hamm e Olivia Wilde. Vediamo chi è stato e scopriamo i dettagli dell’assurda situazione in cui si è trovato coinvolto.
Richard Jewell: chi era, che cosa ha fatto e come i media hanno rovinato la sua reputazione
A seguito delle indagini condotte sull’accaduto è emerso che il 27 luglio del 1996, il terrorista Eric Rudolph lasciò uno zaino verde contenente una bomba sotto ad un panchina nel Piedmont College. Richard Jewell quella sera era in servizio come guardia per la sicurezza e non appena si accorse dello zaino sospetto contattò l’ufficio di indagini competente. Circa 9 minuti dopo l’uomo chiamò anche il 911 e interruppe un concerto in corso insieme ad alcuni colleghi per evacuare la zona. La bomba nello zaino esplose circa 13 minuti dopo la scoperta uccidendo una donna, Alice Hawthorne e ferendo circa 100 persone. Inizialmente i media lodarono l’intervento tempestivo dell’uomo. Circa tre giorni dopo però, un articolo affermò che l’FBI considerava Richard Jewell come un sospettato per via del suo profilo criminale arrivando a concludere che avesse organizzato il tutto per poter salvare la situazione ed essere considerato come eroe. L’FBI lo considerò come un sospettato per circa 88 giorni.
L’uomo si sottopose anche al poligrafo per dimostrare la sua innocenza, cosa che fu dimostrata. Solo nel 2003 il vero responsabile, Eric Rudolph – accusato anche di aver attaccato anche una clinica per l’aborto e un locale gay – confessò e si dichiarò colpevole per aver collocato le bombe per evitare la pena di morte. Ma se gli organi giudiziari non lo processarono, la cosa accade attraverso la stampa e i numerosi articoli che vennero scritti durante il periodo. La sua vita personale venne scandagliata e finì sotto l’occhio di tutti, rovinando la sua reputazione e lo costrinse a vivere un periodo incredibilmente complicato. Richard Jewell dopo questo spiacevole evento tornò a lavorare come vice sceriffo nella contea di Meriwether fino alla morte a 44 anni, avvenuta per una grave cardiopatia, conseguenza di una grave forma di diabete. L’uomo cercò di far rivendicare il proprio diritto di innocenza intentando delle cause di diffamazione nei confronti di alcuni giornali che lo avevano accusato di essere responsabile dell’evento.