Blonde, da Joyce Carol Oates a Andrew Dominik: quali sono le principali differenze tra il libro e il film?
Blonde film vs Blonde romanzo: quali sono le principali differenze tra l'opera di Oates e l'adattamento di Dominik?
Blonde è il film del momento, in testa alla classifica Netflix e sulla bocca di chiunque lo abbia visto o di chi, magari, parla per sentito dire. Si è detto molto del film di Andrew Dominik, tra chi lo etichetta come maschilista e chi riconosce, in quello del regista, uno sguardo che vuole denunciare e mai sfruttare, omaggiare e non oltraggiare. Ana de Armas ha spiegato più e più volte come per lei girare Blonde (qui il trailer) sia stata un’esperienza totalizzante, su un set e in un ambiente in cui si è sempre sentita al sicuro, fianco a fianco con un regista che ha condiviso con lei ogni passo della realizzazione del progetto, in un rapporto di stima e fiducia reciproci e totali. Dopo la pioggia di critiche – spesso a mezzo social – ricevute da Blonde dopo il debutto in streaming, anche Adrien Brody ha preso posizione parlando del film come di un’opera da metabolizzare e di Andrew Dominik come di un cineasta impavido. E infine, Joyce Carol Oates ha definito l’adattamento del suo romanzo (una biografia non ufficiale di Marilyn Monroe) un film non per tutti, ma sinceramente brillante.
Dopo aver analizzato, nei punti principali, il confine tra realtà e finzione tra le vicende reali della vita di Marilyn e l’adattamento cinematografico, vediamo qui di seguito quali sono le principali differenze tra il libro di Joyce Carol Oates e il film. E se il romanzo della scrittrice americana si prende non poche libertà nella sua versione della “biografia” della diva, altrettanto fa Andrew Dominik col materiale letterario di partenza.
Marilyn e Norma Jeane – Blonde fra Joyce Carol Oates e Andrew Dominik
Nel romanzo di Joyce Carol Oates le differenze tra Norma Jeane e Marilyn Monroe sono ben più marcate rispetto a quanto accade nel film. In Blonde il confine è più sfumato: Norma Jeane è parte di Marilyn e Marilyn è parte di Norma Jeane. E sebbene sia chiaro anche nel film che quella di Marilyn è una maschera, nel libro la distinzione è più netta e vi è un definito scollamento tra la donna e la diva, anche in senso strettamente stilistico, di scrittura. Joyce Carol Oates si riferisce alla persona come Norma Jeane, mentre utilizza Marilyn Monroe per parlare del personaggio, in tutte quelle occasioni in cui si trova in mezzo agli altri, che sia dentro o fuori dal set. Questo sta ad indicare che Norma Jeane interpretava il ruolo di Marilyn Monroe nella vita e non solo nell’ambito professionale, ogni qual volta doveva affrontare il confronto con le persone che la circondavano.
L’infanzia e l’adolescenza
Oates dedica un ampio spazio agli anni dell’infanzia e dell’adolescenza di Norma Jeane e si prende tutto il tempo per descrivere con dovizia di particolari e in maniera approfondita i periodi passati in orfanotrofio e in affidamento. Dominik gioca col tempo in modo diverso, con meno linearità e spesso muovendosi avanti e indietro nella timeline. In Blonde, poi, non vi è spazio per il primo matrimonio di Norma Jeane, avvenuto quando aveva solo 16 anni e per evitare di tornare nuovamente in orfanotrofio. Una scelta in qualche modo imposta dalla necessità di non eccedere in un minutaggio già piuttosto corposo, ma che sottrae qualcosa alla miglior comprensione della persona e del personaggio.
Daddy
Molto spesso nel film sentiamo Marilyn rivolgersi agli uomini della sua vita chiamandoli con l’appellativo di “daddy”. Questo per sottolineare come l’assenza paterna abbia segnato in maniera indelebile la vita dell’attrice che ha sempre cercato nei suoi compagni quel padre la cui mancanza si è fatta sentire fino alla fine dei suoi giorni. Se nel film di Dominik ci sembra di sentire spesso questo appellativo – tanto affettuoso quanto doloroso – è bene sapere che nel libro di Oates è ancora più insistito, al punto di diventare una vera e propria costante.
La morte – Blonde, fra Joyce Carol Oates e Andrew Dominik
Una delle maggiori differenze tra il film di Andrew Dominik e il romanzo di Joyce Carol Oates risiede nella descrizione della morte di Marilyn. O meglio, nella posizione che il regista da un lato e la scrittrice dall’altro prendono nei confronti di un decesso che, a tutt’oggi, è ancora parzialmente avvolto dal mistero. Nel film vediamo Norma Jeane morire (accidentalmente o intenzionalmente resta da chiarire) a seguito di un’overdose di farmaci assunti subito dopo aver appreso che dietro le lettere che riceveva dal padre si celava il figlio di Charlie Chaplin. Nel romanzo sono diversi i punti in cui Oates lascia intendere – e nemmeno in maniera troppo sottile – che sia stato un agente governativo ad uccidere Marilyn provocandole l’overdose. Oates non parla di suicidio ma di omicidio (con conseguente complotto che coinvolge l’allora Presidente John Fitzgerald Kennedy), mentre Dominik sceglie una prospettiva più cauta sulla tragica vicenda.