Poker Face: la recensione del film di e con Russell Crowe
Il film scritto, diretto ed interpretato dal premio Oscar Russell Crowe presentato ad Alice nella città - Roma FF17
Scritto, diretto e interpretato dal premio Oscar Russell Crowe alla sua seconda regia dopo l’esordio con The Water Diviner. Un thriller misterioso che leggendo il titolo sembrerebbe (erroneamente) essere basato sul poker e gioco d’azzardo. Una storia che ha a che fare con la vita e la morte, con il destino, con le verità non dette, con il successo e la decadenza, ma soprattutto con l’amicizia. Infine l’amore per l’arte. Tutto questo e ben altro nella nostra recensione di Poker Face. L’ultimo film dove il nostro “Massimo Decimo Meridio” ha interpretato il ruolo da protagonista è stato Il giorno sbagliato (2020) nei panni di un furente guidatore irascibile e sanguinario. Un film di una rabbia e violenza non indifferenti ma che in qualche modo funzionava.
Tutt’altra strada sembra aver preso invece Jake, il personaggio che interpreta in Poker Face di cui è anche regista e co-sceneggiatore insieme a Stephen M. Coates. Parliamo di un plurimiliardario appassionato di opere d’arte e di poker. Jake ha avviato la sua carriera grazie al gioco d’azzardo finendo infine a programmare software di sicurezza militare. Non ci viene specificato molto di più ma il messaggio è che Jake è estremamente ricco, ha e può tutto. Nel cast anche Liam Hemsworth, Aden Young, Daniel MacPherson ed Elsa Pataky tra i protagonisti. Poche location, pochi attori in scena. Se volete saperne qualcosa di più proseguite con la lettura della nostra recensione di Poker Face.
Indice:
La trama – Poker Face recensione
Un film che racconta la storia di un gruppo di amici che nell’età adulta per cause di forza maggiore si sono persi di vista. Da sempre avvezzi al rischio ed al gioco d’azzardo, sarà proprio con una partita di poker che il plurimiliardario Jake (Russell Crowe) riunirà tutti i suoi vecchi amici. La posta in gioco è alta: 5 milioni in fiches ad ogni partecipante. Texas Hold’em, solo due semplici regole: puntare sempre, un solo vincitore. Tutti dentro o non se ne fa nulla.
Nei sotterranei di una delle tante proprietà del ricco miliardario appassionato di arte si gioca dunque la partita di poker più importante di sempre. Jake però sembra aver voluto organizzare la cosa con tutt’altri fini. Delle verità devono emergere da parte di tutti gli amici; i soldi sono solo una scusa per riunire nuovamente il vecchio gruppo. Come se non bastasse qualcuno sta tramando alle spalle di Jake. La sua ricchezza e le sue opere d’arte hanno infatti ingolosito molte persone, tra cui anche una vecchia spiacevole conoscenza.
Analisi in breve – Poker Face recensione
Voglio fare una breve premessa. Abbandono l’impersonalità che impera quando si scrive un articolo di cinema ed entro a piedi pari con la prima persona. Ne ho necessità perché adoro Russell Crowe appartenendo io a quella generazione cresciuta con Il gladiatore. Ma come non citarlo anche nei magnifici A Beautiful Mind e Cinderella Man ad esempio. Tempi passati, sia ben chiaro. Ma paradossalmente l’ho amato molto anche ne Il giorno sbagliato dove la sua ferocia omicida ha dominato maestosa le scene. L’arrivo alla regia di Russell Crowe è un qualcosa che, quindi, mi aveva reso particolarmente felice e curioso.
Ma anche nervoso. Ora questa piccola introduzione, che nulla ha che vedere con manie di protagonismo, mi serve per dirvi che il mio giudizio su Poker Face potrebbe essere in qualche modo deviato dall’amore che ho nei confronti di Russell Crowe. Sarete sorpresi invece nel leggere che il film, secondo me, è veramente imbarazzante sotto tutti i punti di vista. Partiamo dall’analisi del titolo, molto semplicemente. Leggo Poker Face e già mi aspetto un qualcosa del tipo Rounders con Matt Damon oppure le atmosfere depresse ma ricche di pathos che ci ha saputo regalare Pupi Avati nei suoi due film sul poker. Beh nel film del buon Russell giocheranno a carte scarsi 10 minuti. Ok. Ma allora di che parla la storia?
Non solo azzardo – Poker Face recensione
Per circa 98 minuti l’intento principale dello script sembra essere quello di farci capire quanto sia diventato schifosamente ricco Jake. Proprietà, auto veloci, opere d’arte, milioni in fiches. Un segreto apparentemente inconfessabile alla figlia che però devono sapere prima gli amici che non vede da decenni. Il mistero ruota tutto intorno al motivo nascosto per cui Jake ha organizzato questa partita di poker. Ma a ben vedere la questione del gioco d’azzardo non c’entra nulla con la storia del film. Si tratta solo di un pretesto per far riunire gli amici e creare un’atmosfera veramente surreale dove ognuno vuoti il sacco e confessi la sua verità.
E Jake sembra detenere quella più gravosa di tutti. Così riunisce tutti i migliori amici che non vede da anni per impartirgli, a suo modo sicuramente discutibile, una lezione di vita. Ma Poker Face mescola ulteriormente le carte e ad una situazione già poco sensata di suo decide di aggiungere anche l’elemento thriller-action. Perché non introdurre una rapina a mano armata proprio la sera che Jake ha riunito tutti? Una rapina che sa anche di vendetta dal momento che la “testa” dell’operazione è una vecchia conoscenza. Ma parliamo di bullismo nell’età adolescenziale, non di chissà quale passato oscuro.
L’idea di base
Poker Face è un film pretenzioso che vorrebbe parlare del senso della vita, dell’inevitabilità del caos, dell’amicizia, dell’arte, del gioco d’azzardo. Il problema è che sono stati messi in gioco troppi elementi retti da una sceneggiatura veramente debole. La storia crolla come un castello di carta, mancano dei collegamenti logici ma soprattutto il pubblico non si appassiona mai. Complici anche i personaggi estremamente piatti sia per come sono stati scritti che per il modo di recitare. Il film non decolla mai. Pur essendo una storia fondamentalmente triste e drammatica, non ci sentiamo emotivamente coinvolti. Un flop totale sotto tutti i fronti.
Aspetti tecnici
L’unico appunto positivo che mi sento di fare è sul versante tecnico, almeno per quanto riguarda le scenografie che ricostruiscono piuttosto bene le proprietà del plurimiliardario. In particolar modo gli interni sono ben curati, la scelta delle illuminazioni selettive a led, i cristalli e materiali preziosi della casa di Jake, gli oggetti di arredamento, tutto restituisce perfettamente l’idea. Ed è l’unica cosa che il film fa arrivare bene ovvero che Jake è schifosamente ricco anche se poi tutti questi possedimenti forse non gli serviranno a nulla.
Questo se vogliamo il debole e scontato senso morale generale di tutta la storia. Le riprese aeree cercano invece di accattivare l’occhio dello spettatore spezzando il ritmo di scena e dando ampio respiro in contrasto con le scene girate negli interni. Ci è piaciuta molto la gestione delle tonalità calde delle luci artificiali di scena soprattutto la bella resa sull’incarnato di Russell Crowe, unica faccia veramente espressiva del film a cui sono stati dedicati dei bei primi piani introspettivi.
Conclusioni
Poker Face, scritto, diretto ed interpretato da Russell Crowe, è un fiasco totale. Una storia fortunatamente breve (circa 98 minuti) ma veramente poco coinvolgente che vuole raccontare dell’amicizia e di altre verità eterne senza comunicarci niente. Il film non lascia veramente nulla dentro, le emozioni sono spente, i personaggi completamente slegati in un intreccio pieno di incongruenze e buchi. Ma anche il senso morale è fortemente discutibile. Non c’è molto altro da aggiungere, è un film che mi sento vivamente di sconsigliare anche a chi come me ama Russell Crowe. Se pensate di vedere un film sul poker statene alla larga, ma più in generale anche se cercate un thriller o un buon dramma, rivolgete lo sguardo ad altro.
Poker Face
Voto finale - 4.5
4.5
Lati positivi
- L'illuminazione di scena e i primi piani, soprattutto quelli introspettivi su Russell Crowe
Lati negativi
- Semplicemente tutto il resto non funziona