Inverso – The Peripheral: recensione dei primi 6 episodi della nuova serie sci-fi
La nuova affascinante serie sci-fi prodotta dagli autori di Westworld.
In arrivo dal 21 ottobre, Inverso – The Peripheral è la nuova serie tv sci-fi di Amazon Prime Video. Inverso è uno dei titoli più famosi dello scrittore William Gibson che, grazie alle sue opere, ha cambiato la fantascienza e il modo con cui ci approcciamo al genere.
Oltre alla curiosità verso l’opera da cui è tratta, Inverso vanta altri nomi importanti: è creata e prodotta da Scott Smith, Jonathan Nolan e Lisa Joy già autori di Westworld.
Indice
- Trama
- Dal libro allo schermo
- L’America del presente e la paura del futuro
- Visione cinica della tecnologia
- Problemi con l’adattamento
Trama – Inverso-The Peripheral, la recensione
Facendo proprie le tematiche care a Gibson, Inverso-The Peripheral si approccia al genere parlando di viaggi nel tempo, cyberuniverso e mettendo in discussione la nozione stessa di tempo. L’elemento più affascinante della serie è proprio come utilizza uno degli stilemi più amati del genere, rinnovandolo completamente. Inverso non ha come escamotage narrativo principale il viaggio nel tempo inteso nel modo più classico, ma una collisione tra due mondi, tra due linee temporali che entrano in collisione in un non spazio.
Ci troviamo nella Carolina del Nord, in un 2032 che non è molto distante dai giorni nostri. Flynne (Chloë Grace Moretz) non ha una vita facile: si prende cura di sua madre malata e di suo fratello Burton, un veterano di guerra, mentre tenta di far quadrare il bilancio familiare facendo due lavori. Di giorno è una commessa in una copisteria di modellistica 3D (oramai divenuta la norma), durante la notte guadagna dei soldi partecipando a delle simulazioni, dette Sims. In un altro tempo e in un’altra parte del mondo, Wilf (Gary Carr) entra in contatto con Flynne quando quest’ultima si sottopone a fare da tester per un nuovo gioco. Ma la realtà supera l’immaginazione e la ragazza si ritrova coinvolta in una lotta per il potere.
Dal libro allo schermo – Inverso – The Peripheral, la recensione
Gibson non è solamente uno degli scrittori di fantascienza più influenti, ma molte delle tematiche a lui care sono ancora attuali. Inoltre è un precursore: quarant’anni fa ha teorizzato lo cyberspazio, un non luogo simile al metaverso che oggi noi tutti conosciamo. Per questo è stato spesso definito “il profeta dell’era dell’informazione” che è riuscito a teorizzare con lucidità come sarebbe stata la vita nel futuro. Oltre alla sua mente brillante, Gibson è noto per gli intrecci narrativi complessi e ricchi, per dei personaggi sfaccettati quanto umani.
Inverso – The Peripheral riesce a ricreare in buona parte la stessa complessità e il medesimo fascino delle storie di Gibson. Come dicevamo, il tema portante sono i viaggi nel tempo, ma la serie fa un passo successivo grazie a due linee temporali diverse. Il presente di Flynne è, per lo spettatore, un futuro prossimo cinico, in cui la povertà è dilagante a causa di guerre e scontri che rende ancora più difficile avere una vita dignitosa. Il mondo in cui viene inconsapevolmente catapultata è la Londra del 2099 in cui è in corso una lotta di potere ed è abitata principalmente da ricchi annoiati che trovano nella realtà virtuale il proprio passatempo.
L’America del presente e la paura del futuro – Inverso – The Peripheral, la recensione
Inverso si pone degli obiettivi ambiziosi, che riesce brillantemente a sostenere grazie ad una narrazione lenta, ma che pone tutti i tasselli al posto giusto, dei personaggi accattivanti e complessi e le molteplici tematiche che fanno da sfondo alla storia e l’arricchiscono. Le puntate iniziali partono col piede giusto, descrivendo i due mondi e mettendo in risalto le differenze maggiori. É nella parte centrale che Inverso si prende il suo tempo, andando ad ampliare un mondo che ha solo accennato.
La sceneggiatura si prende il suo tempo per decollare veramente, concentrandosi maggiormente sul descrivere due mondi opposti e complessi di cui questi sei episodi fanno da apripista. Le tematiche affrontate sono più attuali che mai: da una parte vengono elencati dei gravi problemi statunitensi quali la difficoltà di accedere al sistema sanitario, il trattamento che subiscono i veterani di guerra una volta tornati a casa e il complicato assetto polito; dall’altra la serie abbracci gli argomenti più cari della fantascienza. Oltre al concetto di tempo, viene messo in discussione la minaccia rappresentata dalla cleptocrazia e il continuo bisogno di svaghi.
Visione cinica della tecnologia – Inverso – The Peripheral, la recensione
Il futuro proposto da Inverso è cinico quanto probabile. La vita dei protagonisti è dettata e scandita da un’invadente tecnologia, da mezzi all’avanguardia che assorbono e modellano la vita degli abitanti di entrambi i mondi fino ad arrivare al cambiare il corpo umano. Inversione fornisce vari punti di vista, più pessimistici ma anche meno tragici. I corpi vengono sì modellati, ma non sempre è una conseguenza negativa. Ne è un esempio un amico di Burton, Conner, che, costretto su una sedia a rotelle di ultima generazione, riesce a spostarsi e a essere indipendente grazie all’utilizzo di una tecnologia avanzata.
Come spesso accade, la minaccia non viene mai dalla ricerca scientifica e dai nuovi mezzi; non è la tecnologia di per sé che viene messa sotto una luce critica, ma l’utilizzo che se ne fa. Inverso critica gli interessi di chi detiene il potere, piuttosto che l’utilizzo smodato delle ultime tecnologie. Mentre i ricchi ne sono praticamente dipendenti a causa di una noia sempre più dilagante, Flynne e Burton non hanno molta scelta. Senza le simulazioni e la stampa 3D, non potrebbero prendersi cura della loro famiglia.
Problemi con l’adattamento – Inverso – The Peripheral, la recensione
Se Inverso è una serie affascinante presa come opera singola, perde un po’ della sua magia se viene analizzata come adattamento di un romanzo complesso e stratificato. Nel libro, Gibson fa un ottimo lavoro esplorando la sete di potere e il delicato lavoro di gestione dell’ottica in un mondo post-social mediatico: la complessa arte di vedere, guardare, essere visti ed essere osservati. Lo show annacqua queste critiche sociali, focalizzandosi maggiormente sull’estetica utilizzata, soprattutto la Londra dl 2099 che miscela elementi futuristici con l’architettura classica, e sulla volontà di portare sullo schermo personaggi dal character design ben delineato. L’esempio più lampante è Wilf: nel libro un affascinante pubblicitario alcolizzato che, nella serie, diventa un personaggio più generico e anonimo.
Londra è principalmente popolata da manichini ambulanti, robot che prendono le fattezze umane senza lo stesso calore e partecipazione. In questo particolare che si vede principalmente la mano degli autori di Westworld, diventando così troppo derivativa da una serie ben più famosa e iconica in cui l’estetica di bambole senza vita sono la tela perfetta su cui può proiettare le proprie speranze, sogni e desideri.
Il mondo di Inversione necessita di tutta l’attenzione possibile per essere metabolizzato e compreso e queste prime sei puntate (la cui uscita settimanale è prevista dal 21 ottobre) mettono tutti i tasselli al loro posto per quello che si spera essere un finale degno di un’avventura così entusiasmante.
Inverso - The Peripheral
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- La narrazione stratificata e i temi trattati
- Il viaggio nel tempo visto da un nuovo punto di vista
Lati negativi
- Certi elementi sono troppo derivativi da Westworld
- Alcune puntate sono eccessivamente lente