Triangle of Sadness: la recensione del film Palma d’Oro a Cannes 2022
Il nuovo film del regista svedese Ruben Östlund vincitore della Palma d'oro a Cannes 2022
Ruben Östlund tratta male i ricchi. Si potrebbe pensare questo se si guardasse senza malizia e spirito di critica il suo ultimo film Triangle of Sadness, Palma d’oro a Cannes 2022. Fortunatamente la verità è ben altra. Come vi diremo meglio nella nostra recensione di Triangle of Sadness (qui il trailer) la storia, a metà tra la commedia e il drammatico, fa dell’ironia e dell’assurdo il suo punto di forza. Dopo il bel The Square (2017) il regista svedese bissa la Palma d’Oro tornando a parlare di società ma più in generale di umanità e lo fa, almeno inizialmente, con una sfilata di luoghi comuni. Si va dalle differenze di genere, sociali e razziali fino ai canoni di bellezza e perfezione del corpo, e non per ultima l’eterna lotta tra capitalismo e marxismo.
Un film che demolisce e ridicolizza la natura insita nell’essere umano che trae le sue fortune unicamente dalla sua posizione nella scala sociale; un animale che fiuta le occasioni cercando di trarne vantaggio grazie ad un sistema che fonda l’ordine e l’equilibrio sulle diseguaglianze. Come in The Square tornano quindi le grandi tematiche della condivisione e dell’uguaglianza, valori fondamentali nel cinema di Östlund e che, soprattutto con i tempi attuali, assumono sempre più importanza. Nel cast del film Harris Dickinson, Charlbi Dean, Woody Harrelson, Zlatko Buric, Oliver Ford Davies, Iris Berben, Hanna Oldenburg, Arvin Kananian, Sunnyi Melles. Se siete curiosi proseguite con la lettura della nostra recensione di Triangle of Sadness.
Indice:
La trama – Triangle of Sadness recensione
Yaya e Carl sono due giovani fidanzati, lui modello mentre l’altra aspirante tale nonché influencer. Il loro rapporto amoroso è conflittuale, fisico e non del tutto sincero. Tra discussioni su chi debba pagare il conto a tavola e gelosie varie i due passano molto del loro tempo a litigare. Yaya ha bisogno di avere un bel fidanzato, serve al suo profilo social da nota influencer, specchio di una vita speciale che sappia di perfezione. Carl è sicuramente più interessato ad avere una relazione seria, non basata sull’opportunismo e sulle convenienze. I due decidono di partire insieme per una crociera sul Mar Mediterrano. Si imbarcano così su un costosissimo yacht da crociera insieme ad imprenditori, oligarchi russi e costruttori di armi.
Tutti ricchissimi e potentissimi. Sulla barca, così come sulla terra ferma, sono loro a dettare legge e scrivere le regole. Così se una ricca magnate fa i capricci e desidera che tutto l’equipaggio di servizio faccia il bagno allora si deve fare il bagno. Una tempesta però cambia il corso degli eventi ribaltando non di poco la situazione dei passeggeri a bordo. In un contesto del tutto nuovo dove i soldi non contano nulla si ribaltano completamente le gerarchie. Ciò che rimane costante è la fermezza dell’animo umano nel rimanere sempre avvezzo alla corruttibilità ed al raggiungimento di una posizione sociale superiore.
Analisi in breve – Triangle of Sadness recensione
Una società dove le persone sono quello che guadagnano, dove la posizione lavorativa identifica il valore di un individuo e dove il corpo è vendibile come merce di scambio. Contrapposizioni di genere, razza e classe, niente di nuovo sotto i cieli di Ruben Östlund che questa volta decide però di ribaltare radicalmente la situazione. Si immagina allora un mondo al contrario e lo costruisce nel suo film attraverso l’espediente narrativo di una nicchia naturale isolata dal mondo. Cambiano le posizioni dei protagonisti ma nonostante tutto le regole del gioco sono sempre le stesse. Ecco perché il suo film è prima di tutto una analisi diretta dell’essere umano.
Le tre parti in cui è suddivisa la storia assomigliano più a gironi danteschi dove il contrappasso è la legge di vita dominante in una sorta di destrutturazione sociale. I ruoli in gioco cambiano continuamente con l’avanzare del racconto. I personaggi mostrano inclinazioni e lati caratteriali a seconda della situazione. I ricchi non sono i cattivi e i poveri non sono i buoni, un concetto che ci illustrava già Bong Joon-ho nel suo acclamatissimo Parasite. Che sia la voglia di distinguersi dagli altri o il semplice istinto di sopravvivenza non cambia: l’uomo tende sempre a cercare un vantaggio favorendo le disuguaglianze. Al pari dell’opera d’arte presentata in The Square anche Triangle of Sadness ci invita alla condivisione e ad abbattere le disuguaglianze, specie quando i tempi sono duri perché alla fin fine “siamo tutti sulla stessa barca”.
La narrativa
L’approccio narrativo di Triangle of Sadness ha delle tempistiche particolari. Al pari di precedenti lavori come The Square il film dura circa due ore e mezza. Parte lentamente, molto, per poi smuovere clamorosamente tutto a metà storia, quindi torna ad essere più lento nel finale. La trama si fa ben seguire e non ci sono particolari cali, se non appunto la parte iniziale che farebbe pensare ad un film più di nicchia, un po’ come è successo anche per altre pellicole di Östlund.
Nel complesso Triangle of Sadness funziona e il senso arriva in maniera abbastanza esplicita. Ma soprattutto il film diverte grazie a situazioni paradossali dipinte da un umorismo grottesco, il tutto da leggere ovviamente in chiave ironica. Una satira tagliente che non ha rispetto per razze, generi e persino per le malattie. Tutto nel film di Östlund viene ridicolizzato e messo su uno sfondo surreale. Il film alterna momenti esilaranti a sequenze più dialogate e lente. Nel complesso forse si dilunga troppo ma il significato arriva tutto.
Le nostre conclusioni
Ennesima prova da encomio dal regista di The Square e Forza maggiore, per la seconda volta premiato con la massima onorificenza al prestigiosissimo Festival di Cannes. Un film socialmente impegnato che sfrutta l’ironia ed il divertimento per far rimanere impresso un messaggio ben preciso. Östlund prosegue la sua crociata contro le disuguaglianze sociali, critica l’animo umano in quanto tale a prescindere dalla sua posizione economica. L’occasione ci rende ciechi e pronti a tutto. L’uomo è un animale istintivo e selvaggio che approfitta sempre della situazione per propri comodi.
L’uomo è ritratto negativamente nella raffigurazione di Östlund che ci dimostra quanto sia misera e volubile la condizione umana. Una tempesta in mare aperto ribalta le regole del gioco. Contorti dalle nausee e dalle vertigini per il mal di mare i ricchi si lordano nella loro stessa miseria e regrediscono ad uno stato “quasi primitivo”, inutili ed impotenti. Si torna dunque alle origini, ad una sopravvivenza primordiale che non manca comunque di disuguaglianze, vizi e privilegi. Nel nuovo scenario avere soldi non ha più alcuna importanza. La scala sociale si inverte, “i poveri sono i nuovi ricchi”. Un film tremendamente vero e tagliente che vi lascerà molto su cui pensare.
Triangle of Sadness
Voto - 8
8
Lati positivi
- Divertente e profondo
- Regia e sceneggiatura
Lati negativi
- Si dilunga troppo nel finale