Decision to Leave: la recensione del film di Park Chan-wook
Una elegante rivisitazione del noir da parte del regista della Trilogia della vendetta Park Chan-wook
Al cinema dal 2 febbraio, Decision To Leave, film di cui vi presentiamo la recensione in questo articolo, è l’ultima opera del regista sudcoreano Park Chan-wook. L’autore è celebre per pellicole come Mr. Vendetta(2002), Oldboy(2003) e Lady Vendetta (2005) (la cosiddetta Trilogia della vendetta) e Mademoiselle(2016). In Decision To Leave abbiamo una inversione di tendenza rispetto alla media della filmografia classica del regista. La dimensione del thriller a tinte forti, infatti, è sostituita da altre dinamiche più affini al melò e, soprattutto, al noir. Ambientato a Seul, Decision To Leave, ha per protagonista un integerrimo e zelante detective, Jang Hae-jun (Park Hae-il), il quale indaga sulla morte sospetta di un uomo, precipitato da una montagna. Presto entra in scena la moglie di quest’ultimo, Song Seo-rae (Tang Wei), indagata dalla polizia.
La donna, molto affascinante e di origini cinesi, diventa un’ossessione per il detective. È colpevole o innocente? Park Chan-wook costruisce un noir dando ai protagonisti dei solidi contorni. Il detective, che soffre d’insonnia per i casi irrisolti, osserva con crescente desiderio e attrazione la sua sospettata, innescando un gioco a tratti perverso. La donna è a suo modo una femme fatale, desiderosa di essere finalmente guardata da un uomo integerrimo e dai saldi principi. È lei che li farà vacillare. Film vincitore per Miglior Regia a Cannes 2022, Decision To leave è una personale interpretazione del noir da parte del regista. Gli ottimi interpreti ne fanno un film gradevole, sorretto da una regia virtuosa e accattivante e da una sceneggiatura che lavora molto sui personaggi e li rende verosimili e vicini allo spettatore.
Indice:
Il piacere del sospetto – Decision To Leave recensione
Come in molti Noir, in Decision To Leave si gioca sull’attrazione-scontro tra detective e indagata. Ne sono classici esempi Chinatown di Roman Polanski e La Fiamma del Peccato di Billy Wilder (anche se il protagonista maschile lì è un agente assicurativo). Ciò che muove la donna indagata, nel film di Park Chan-wook diventa presto il desiderio di replicare le attenzioni e la necessità di offrire protezione, innescate dal comportamento della donna stessa, nell’animo del detective protagonista. Al centro è il piacere del sospetto di lui nei confronti di lei, al punto da fargli perdere il sonno, nella ricerca della verità e nel piacere di spiarla per diramare i misteri che la avvolgono. Al contrario che in altri film di tale genere però, l’indagine diventa reciproca, al punto che i protagonisti diventano due. Anche la donna infatti vuole sapere la verità sul detective e non può fare a meno di cercarlo ancora.
In un gioco sempre più audace di seduzione e di corteggiamenti, i due si trovano sempre più connessi nonostante appartengano a mondi molto distanti. L’elegante regia di Park Chan-wook riesce a rendere con efficacia il desiderio voyeuristico che spinge l’uomo ad un’ossessiva ma anche, per certi versi, salvifica attenzione verso la donna. Lo scorrere del tempo comincia ad acquisire un significato ed il mestiere a non essere più un semplice mestiere. Come in molti film orientali i generi si uniscono tra loro: il melò è strettamente intessuto col noir, al punto che il primo diventa una continuazione dell’altro, e viceversa. Forse ci si muove su terreni già conosciuti, ma alcune immagini ripetute del film, permettono la creazione di ritualità “romantiche”, nonostante si tratti dell’indagine su un crimine: una montagna, che è luogo di un delitto, un cellulare che traduce i messaggi, la metafora dell’oceano che può inghiottire le prove.
Attrazione “criminale” – Decision To Leave recensione
Se molti film del regista sono improntati sulla vendetta e su un rancore logorante, che esplode con aggressività, Decision To Leave ha toni decisamente molto più pacati. È forse il film più “verosimile” della filmografia del regista, di solito attratto da polarità estreme. La psicologia dei personaggi è ben costruita. L’attrazione reciproca dei due personaggi è soprattutto mentale più che fisica, legata ai dettagli delle loro azioni quotidiane, da cui i toni più melò, che non ad esempio di un thriller erotico o sensuale (la stessa attrice Tang Wei è stata ad esempio protagonista di Lussuria – Seduzione e tradimento, molto corporeo). In ciò si distanzia molto da Mademoiselle, dello stesso regista, una storia d’amore dirompente che ha come protagoniste due donne, le quali si ribellano alla prigionia degli uomini che le circondano. Torna invece il tema della violenza maschile, che in Decision To Leave viene contrastata da una figura maschile positiva.
Il detective cerca di sottrarre continuamente la donna a uno scenario di violenza. Il loro gioco si sviluppa proprio su tale rapporto di interdipendenza, che diventa estremo, ma vitale per entrambi. Per certi aspetti meno originale di altri film del regista, Decision To Leave colpisce comunque per la raffinata regia e fotografia e per i dialoghi, brillanti e d’effetto. Il racconto è coinvolgente, anche se il finale è prevedibile. Probabilmente la durata è eccessiva rispetto a ciò che viene raccontato, ma l’abilità registica di Park Chan-wook fa passare questo aspetto in secondo piano. Vivamente consigliato agli amanti del noir, Decision to Leave vanta ottimi interpreti, come si diceva entrambi protagonisti attivi di un legame, ambiguo ma allo stesso tempo indissolubile. La vendetta lascia il posto alla interdipendenza affettiva, alimentata dal mistero. Al cinema dal 2 febbraio.
Voto
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Un'elegante rivisitazione del genere noir
- I dialoghi sono brillanti, così come le prove degli attori protagonisti
Lati negativi
- La durata è un po' eccessiva