Alice in Borderland 2: recensione della serie giapponese di Netflix

Una seconda stagione introspettiva e intrigante che strizza l'occhio all'horror

Da quando, nel 2020, Alice in Borderland è uscita su Netflix ha riscosso un successo a livello globale. La serie giapponese creata da Yoshiki Watabe e Yasuko Kuramitsu e ispirata all’omonimo manga di Haro Aso – uscito tra il 2010 e il 2016 – ha colpito nel segno grazie alla sua aspra critica ad una società al collasso esplicata tramite l’utilizzo del sottogenere horror – famosissimo in Asia – survival game

La prima stagione era riuscita a conquistare il pubblico grazie ad un ritmo incalzante, giochi crudeli e una narrazione costantemente sul filo del rasoio. Questi nuovi episodi riprendono esattamente dove eravamo rimasti, in un livello del gioco superiore sbloccato e con tutta l’intenzione di ampliare il già intricato mondo costruito durante la prima parte.

Indice

Un veloce ripasso – Alice in Borderland 2, la recensione

In un’intervista, il regista Shinsuke Sato ha spiegato che la sua visione per la storia è cambiata radicalmente e si è approcciato a questa seconda stagione con l’intenzione di espandere il mondo dei personaggi.
La prima stagione era iniziata con la presentazione dei tre protagonisti capitanati da Arisu (alter ego del mangaka Haro Aso la cui personalità è stata suddivisa tra Arisu e Usagi), un ragazzo che passa le giornate a giocare ai videogiochi senza sapere esattamente che direzione far prendere alla sua vita. Una cosa è certa, sa di non volere quello che il padre, il fratello e -più in generale – la società vuole per lui. Trovarsi un lavoro, dedicare ad esso ore intere giorno dopo giorno è un futuro che vuole tenere il più lontano possibile.

Alice in Borderland.

Alice in Borderland. Robot Communications Inc.

Tutte le responsabilità dalle quali sembra fuggire e le abilità che ha sviluppato videogiocando gli tornano estremamente utili quando da Tokyo svaniscono nel nulla quasi tutti gli abitanti.
I pochi superstiti di questa misteriosa sparizione – sempre che siano ancora nella reale Tokyo, forse sono loro ad essere svaniti o si sono ritrovati in una realtà parallela – sono costretti a superare giochi mortali d’astuzia, fisici e psicologici per poter accumulare qualche giorno in più di vita. La prima stagione si è concentrata sui giochi e sull’accennare al vasto mondo che c’è dietro: chi è il master? Chi ha inventato e approvato questo infernale gioco? E perché?

Un survival game avvincente che non tralascia l’introspezione dei personaggi – Alice in Borderland 2, la recensione

La difficoltà dei primi giochi è precisata dal seme – che corrisponde alla tipologia di gioco – e dal numero che ne determina la complessità. Ma, fino alla fine della prima stagione, non erano mai state estratte le figure che rappresentano il grado più alto di ogni sfida. Solamente quando il nuovo gruppo di protagonisti accede a un livello superiore del fantomatico gioco, le carte vengono sbloccate con la promessa che le sfide saranno – a detta della mente dietro tutto questo – più divertenti e avvincenti. Una promessa che, almeno dal punto di vista dello spettatore, è ampiamente rispettata.

Alice in Borderland.

Alice in Borderland. Robot Communications Inc.

Alice in Borderland diventa una serie sempre più adrenalinica, andando ad abbracciare i due sottogeneri di riferimento ossia il survival game (genere molto prolifico in Asia, tanto per citare i due più famosi in Occidente degli ultimi anni basta pensare al coreano Squid Game e a Battle Royale) e l’horror che smuove un’aspra critica alla società.
I giochi si fanno sempre più cruenti e difficili, ma alla narrazione, così come ha promesso Shinsuke Sato, è permesso un più ampio margine d’azione che include un approfondimento maggiore alla psicologia dei personaggi andando a preferire la loro caratterizzazione piuttosto che il tono ludico impostato inizialmente dalla serie.

Nuovi personaggi e vecchie conoscenze – Alice in Borderland 2, la recensione

La prima stagione si è focalizzata maggiormente sul dare al pubblico tutti gli strumenti della quale ha bisogno per poter capire al meglio il mondo che si sta man mano costruendo, anche grazie al classico ma sempre efficace stratagemma del protagonista ignaro di quello che sta accadendo attorno a lui, andando a scoprirne i segreti e le regole assieme allo spettatore.
Nel delineare rigide quanto affascinanti linee guida la prima stagione ha compiuto egregiamente il suo compito, così come riesce perfettamente ad abbandonare il punto di vista (quasi) unico di Arisu (Kento Yamazaki) per concentrarsi sugli altri personaggi. Alcuni che già conoscevamo, altri completamente nuovi tra alleati e villain.

Alice in Borderland.

Alice in Borderland. Robot Communications Inc.

Così come era già successo per gli episodi precedenti, la serie prende ispirazione non solamente dal manga di Haro Aso ma dall’animazione e dai fumetti giapponesi in generale soprattutto per la costruzione di personaggi bizzarri e particolari sia nella caratterizzazione che nell’aspetto fisico, un po’ come è già successo per Il Cappellaio e per Shuntaro Chishiya (Nijirô Murakami) le cui movenze e character design sembrano usciti dritti dritti da un manga bizzarro.

Considerazioni finali – Alice in Borderland 2 , la recensione

La maggior attenzione al lato psicologico unito a scene sempre più cruente determinano l’equilibrio di questa seconda stagione che approfondisce ancor di più la tematica della vita e della morte, oltre alla critica sulla società contemporanea introdotta con la prima stagione. Grazie a questi escamotage, Alice in Borderland riesce a scongiurare la ripetitività e un sentore di già visto che poteva facilmente rovinare tutto il lavoro fatto fino ad ora.

Alice in Borderland.

Alice in Borderland. Robot Communications Inc.

Come accennavamo, questi otto nuovi episodi donano un più ampio respiro alla narrazione che affronta tematiche attuali e urgenti quanto importanti e sensibili da affrontare quali il suicidio, la bassa stima di se stessi e la conseguenza accettazione o rifiuto della propria persona e, soprattutto, la disperata ricerca di un motivo per il quale vivere che non sia il mero istinto di sopravvivenza.
Il risultato è un altro colpo andato a segno da parte di Netflix che ci regala una serie d’azione e orrore avvincente, ma mai superficiale che riesce a coniugare perfettamente la sceneggiatura con un world building curato e un ritmo incalzante che fanno di Alice in Borderland una delle serie più interessanti della piattaforma.

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Alice in Borderland 2

Voto - 7.5

7.5

Lati positivi

  • Maggior approfondimento dei personaggi
  • Il mondo creato in precedenza viene saggiamente ampliato senza però perdere le connotazioni iniziali

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