Glass Onion – Knives Out: recensione del nuovo film di Rian Johnson
Il detective Benoit Blanc è stato invitato ad una cena con delitto e ancor prima di scoprire l'assassino bisognerà capire chi morirà
Il murder mystery, whodunnit, giallo o come lo si voglia chiamare è stato un genere molto popolare in passato, che con il tempo però è gradualmente scomparso. Un gruppo di personaggi, un omicidio, un omicida e un astuto detective che allo scadere delle 2 ore avrà sicuramente risolto il caso, una struttura classica e ben precisa che a lungo andare ha iniziato a stancare. Non che i gialli siano effettivamente spariti dai cinema ma se ne sono visti sempre meno fin quando nel 2019 un regista per lo più odiato, la cui carriera aveva preso una brutta deriva entra al cinema con i coltelli spianati. Dopo il caos creato da Star Wars: Episodio VIII Rian Johnson ha stupito tutti con un film innovativo, divertente e per nulla scontato. Ecco quindi che 3 anni e quasi 500 milioni dopo arriva Glass Onion, di cui vi proponiamo la recensione, A Knives Out Mistery. Il primo capitolo, che nasce quasi come un esperimento, ha ottenuto un grande successo di pubblico e critica e nel mentre i personaggi del film tentavano di vendere a Netflix i diritti dei libri scritti dall’uomo che muore per primo, la vera Netflix deve aver visto il film e pensato che forse come idea non era male.
Di cattiveria, soffiando il bottino a Apple e Amazon, ha messo 469 milioni sul tavolo, 100 a Daniel Craig, 100 al regista e tutto il resto per 2 film. Se il primo aveva incassato più di 300 milioni al botteghino, Glass Onion è stato al cinema solo una settimana (quel poco che bastava per far capire alla N che probabilmente avrebbe incassato anche più del precedente) per poi passare un mese dopo in streaming. Le battute su Netflix non ci sono più, ma ecco che spuntano cameo inaspettati di grandi star di Hollywood, una dose maggiore di comicità e una ventina di minuti di troppo. Sarebbe troppo facile attribuire tutto alla piattaforma e probabilmente neanche corretto, c’è da dire però che nonostante la qualità resti incredibilmente alta, questo sequel trasuda ambizioni da blockbuster. Non stiamo sull’Avengers Level ma è chiara la volontà di commercializzare maggiormente la saga, renderla più popolare e accessibile, visto anche l’ampio pubblico che la aspetta su Netflix. Glass Onion resta comunque il sequel riuscito di Knives Out, un film brillante, divertente e intrigante che ancora una volta (non si sa come faccia) riesce a destrutturare, o meglio, “disgregare” le convenzioni del genere disattendendo le aspettative e soprattutto non finendo vittima del suo stesso gioco.
Indice
Trama: imbucati alla cena con delitto
Non è questo il momento per essere sobri
Trama: imbucati alla cena con delitto – Glass Onion recensione
Nel 2020, in piena pandemia, il milardario Miles Bron (Edward Norton) decide di organizzare una cena con delitto nella sua villa di lusso chiamata Glass Onion, in un’isola deserta nel mar Egeo. Agli invitati arriva una scatola di legno con all’interno una serie di enigmi da risolvere. Gli invitati sono gli “amici-soci” di Miles: Birdie, una bizzarra stilista, Claire (Kathryne Hahn), governatrice del Connetticut, Lionel (Leslie Odom Jr.), uno scienziato a capo della divisione ricerca delle Alpha Industries, la società di Miles, e infine Duke Cody (Dave Bautista), uno streamer che diffonde il suo pensiero di estrema destra. Come in una partita di Cluedo ogni personaggio ha una sua identità ben precisa ed è collegato al morto. Sono tutti infatti dipendenti dalla ricchezza e dalla società di Miles, ignorando consapevolmente il loro essere succubi del suo potere e giocando a fare il gruppo di amici. Addirittura il gruppo ha anche un nome: i Disgregatori. Ecco allora che i Disgregatori arrivano sull’isola per partecipare ad una cena con delitto in cui ovviamente a morire sarà il proprietario di casa e il loro datore di lavoro Miles Bron.
Alla Glass Onion però ci sono due persone di troppo. Andy Brand (Janelle Monae), l’ex socia in affari del capo che lo ha poi citato in giudizio per avergli rubato la sua parte di società e il detective più famoso al mondo, Benoit Blanc (Daniel Craig). Ancora una volta non si sa chi ha invitato il detective e questa volta non si sa nemmeno chi potrebbe morire. L’esperienza ha però insegnato che se un invito anonimo porta il segugio ad investigare è perche c’è sicuramente qualcosa che puzza. Quello che doveva essere un simpatico gioco di ruolo per sfuggire alla monotonia del lockdown si trasforma in una caccia all’uomo. Tutti sembrano avere un motivo per uccidere Miles Bron eppure tutti gli sembrano così amici. Perché l’ex socia in affari, che da tempo lo odia dovrebbe accettare l’invito ad una festa? Perchè il detective è stato chiamato e soprattutto perchè non è ancora morto nessuno?
Stupido Cluedo! – Glass Onion recensione
Una cipolla ha tanti strati da sfogliare prima di arrivare al cuore, ma in una cipolla di vetro tutto è trasparente, chiaramente visibile. Un mistero all’apparenza evidente eppure non può essere tutto così semplice. Nella prima ora di questo Glass Onion Rian Johnson posiziona le pedine sulla plancia di gioco, elenca le descrizioni dei personaggi, i moventi e persino le ipotetiche armi del delitto. Ricrea una partita al Cluedo in cui il mistero non sembra essere chi ha commesso l’omicidio, ma piuttosto chi morirà. I Disgregatori fanno del disgregare il proprio motto (per quanto suoni male) e così il master prova a rompere il gioco, uno stupido Cluedo (o almeno così la pensa Benoit Blanc), una sorta di Orient Express che viaggia al contrario in cui tutti sembrano essere colpevoli però non c’è nessun cadavere. Ovviamente qualcuno muore e i depistaggi continuano, la seconda parte del film prende una piega decisamente diversa e il mistero vero e proprio comincia, ma ancora una volta differente da come ce lo si aspetterebbe. Questo continuo scherzare del regista con lo spettatore cambiando sfacciatamente le regole del “gioco”, quasi da presa in giro, fortunatamente funziona bene ma è rischioso.
Il primo ad essere frustrato è il protagonista stesso e per quanto semplice possa essere il mistero è raccontato in maniera arzigogolata e basta poco a perdersi o annoiarsi. Glass Onion non ha l’eleganza del primo film, è più esplicito nel suo voler reinventarsi così come negli stessi personaggi che presenta e seppure un tono diverso per ogni capitolo di quella che potrebbe essere una saga procedural è forse la scelta migliore, il buon vecchio Rian ha calcato un po’ troppo la mano. È ancora presto per dirlo ma forse Knives Out potrebbe aver dato nuova linfa vitale al genere attraverso una formula inedita che sembra aver già ispirato qualcuno. Il recente Omicidio nel West End anche provava a “disgregare” con flashback, metanarrazione e intrighi articolati (ovviamente senza raggiungere quelle vette), il punto è che nel tentativo di disgregare troppo c’è il rischio di rompere. Il gioco è al centro del film, che sia la cena con delitto, Cluedo o Among Us e nel mentre i personaggi tentano di risolvere il mistero il regista gioca con noi, che ci piaccia o meno.
Non è questo il momento per essere sobri – Glass Onion recensione
Come già detto in questa recensione Glass Onion è decisamente meno sobrio rispetto al precedente. A partire dall’ambientazione, non più un castello ma una magione estiva in un’isola deserta, fino ai personaggi. Il cast questa volta si è dato alla pazza gioia con Bautista sempre sopra le righe e un Edward Norton esagerato. Non c’è più quella sottile critica di classe, ma un palese prendersi gioco di determinate figure come può essere l’influencer alla Andrew Tate o il più tipico governatore incoerente e truffaldino. I ricconi sono sempre il bersaglio e ancora una volta gira tutto intorno ai soldi ma il film si prende meno sul serio rispetto al precedente. Daniel Craig con il suo smaccato accento del sud (Stati Uniti non Italia) è ancora più buffo e le gag abbondano durante tutte le due ore e venti. I tanti (forse troppi) momenti comici smorzano continuamente la tensione che poi viene riportata su da vari colpi di scena ben cadenzati. Il ritmo del film è scandito letteralmente da un rintocco e l’equilibrio tra leggerezza e suspense è gestito con cura musicale. È qui che la regia di Johnson si fa sentire valorizzando ogni sguardo o gesto dei sospettati, nel mentre il detective è sempre in agguato dietro l’angolo.
Le scenografie del film sono labirintiche, la magione sembra gigantesca e la sensazione che da un momento all’altro chiunque potrebbe spuntare dal buio è costante. Il Cluedo infatti non è soltanto un riferimento narrativo ma è protagonista anche a livello scenico, le stanze sono piene di armi ed ogni luogo ha una sua identità visiva ben chiara. La ricchezza sconfinata di Miles Bron fa poi sì che il lusso e la stravaganza affollino la casa, piena di opere d’arte e stanze segrete. In conclusione Glass Onion è un sequel più che degno del suo predecessore, il che non è per nulla scontato. Non è facile rinnovarsi ancora dopo aver fatto qualcosa di già innovativo di per sè e pur rischiando di eccedere Rian Johnson ci è riuscito. La sceneggiatura resta il punto forte di quella che potremmo ormai definire saga, perciò prima che gli spoiler vi rovinino la visione correte a vedere questa bizzarra Cipolla di Vetro.
Glass Onion - Knives Out
Voto - 8
8
Lati positivi
- L'intrigo è ancora una volta brillante e sorprendente
- La regia di Johnson riesce a dare grande ritmo alla storia creando un bell'equilibrio tra ironia e tensione
Lati negativi
- A furia di tirare la corda con il gioco del "disgregare" c'è il rischio che si spezzi