Film sconosciuti da vedere: Circle
Eccoci qui con il terzo appuntamento della nostra rubrica: Film sconosciuti da vedere, by Film Post. Questa rubrica, ricordiamo, si impegna a consigliare e analizzare alcuni lungometraggi, con lo scopo di promuovere il cinema di livello, ma purtroppo sconosciuto ai più. Con la speranza di farvi appassionare a queste piccole grandi perle, vi auguriamo una buona lettura (e soprattutto una buona visione!)
Film sconosciuti da vedere: Circle
Datato 2015, Circle è un thriller psicologico diretto da Aaron Hann e Mario Miscione. Ispirato a film di successo come La parola ai giurati, Cube – Il cubo e Saw – L’enigmista; Circle non vanta un’importante scenografia e un cast di spicco; ma la forza del lungometraggio sta nell’atmosfera claustrofobica e in una fotografia molto scura, come la stanza nella quale i protagonisti sono rinchiusi.
Il film, dalla durata all’incirca di novanta minuti, si apre in uno stanzone anonimo, somigliante quasi ad uno studio televisivo. Quasi subito ci si accorge che il luogo è popolato da personaggi molto diversi tra loro: donne, bambini, bianchi, neri. L’apparente quiete viene spezzata da un rumore sordo, simile ad una sirena, e dall’apparizione sopra il pavimento di strani simboli, come frecce e cerchi.
Circle è una riflessione sul valore della vita
La confusione dei personaggi, così come quella degli spettatori, viene immediatamente risolta: quello strano rumore sordo indica la morte imminente di una persona. Senza capire perché, o in base a quale criterio viene scelto chi deve morire, tra le vittime si crea il panico, interrotto solo da altre morti.
Ben presto, proprio come nella saga di James Wan, i prigionieri cercano di conoscersi meglio, di capire perché si trovano in quel luogo e soprattutto perché qualcuno voglia farli morire. Ma le domande non troveranno risposta e i vari tentativi di comprensione verranno intramezzati dalla morte, la quale avviene all’interno di terrificanti cerchi rossi, simboli dello spegnersi di una vita.
In un climax di tensione crescente, come in ogni thriller che si rispetti, Circle ha un andamento sempre più claustrofobico e ansiogeno, soprattutto nel momento in cui da cinquanta personaggi si passa a meno di una decina. Ma la linea narrativa di questo lungometraggio non è tanto il terrore della morte o la perversione di un gioco malato; bensì l’analisi della psicologia umana, la rivelazione dei pregiudizi più profondi radicati nella società, la reale considerazione del valore della vita.
Infatti, durante il gioco mortale, i vari personaggi si rivelano agli altri e agli spettatori e ognuno di loro, raccontandosi agli altri, mostra un pezzo di immaginario. Sembra quindi quasi scontato che i vecchi, data la loro veneranda età, debbano morire per primi; così come gli omosessuali, non essendo utili alla progressione della specie. Oppure appare quantomeno logico che una donna malata di cancro debba essere scelta per porre fine alla sua vita all’interno del cerchio prima degli altri, dato che la morte l’attenderebbe comunque.
Circle riflette su temi importanti
In una cinica, più che crudele logica delle priorità; Circle tenta di dare una risposta alle domande che ognuno di noi si pone, anche se inconsciamente: quanto vale la vita di ognuno? Chi ha diritto a vivere più di qualcun altro?
In conclusione, Hann e Miscione, anche sceneggiatori, scrivono e dirigono un lungometraggio da non perdere, dato l’alto livello di suspense e la quantità di domande e pensieri che seguono la visione. Il cast corale, inoltre, offre un’interpretazione di grande intensità e forza emotiva.
Consigliato caldamente.