“Mad Max Fury Road” – La Recensione del film di George Miller
Considerato da molti uno dei Migliori Film d’Azione degli ultimi anni, “Mad Max Fury Road” ha riportato alla ribalta il grande regista australiano George Miller. Trent’anni dopo l’ultimo capitolo della saga, torniamo ad immergerci nella vita del poliziotto Max Rockatansky e nella sua sanguinosa battaglia per sopravvivere in un futuro post-apocalittico. Tom Hardy eredita il ruolo da Mel Gibson mentre una strepitosa Charlize Theron crea una nuova icona femminile del Cinema d’avventura. Parliamone nel dettaglio attraverso la nostra recensione.
“Mad Max Fury Road” – La Recensione del film con Tom Hardy
Un mondo di fuoco e sangue
La prima sensazione provata, al termine della visione di “Mad Max Fury Road” è stata la convinzione di sentirsi impregnati del puzzo di benzina. Lo si avvertiva sugli abiti, sulla pelle, dappertutto. Si usciva dalla sala cinematografica con la pelle cotta dal sole cocente e la sabbia ficcata tra gli abiti (anche dove non è gradita). Più che un semplice film, quella a cui avevamo assistito tutti era una esperienza sensoriale, intensa e totalmente imprevista.
Certo, i trailer ci avevano preparati a una esplosione di azione “vecchio stile” dove la computer grafica lasciava spazio alle controfigure ma nessuno si sarebbe aspettato una cosa simile. A settant’anni suonati, George Miller sale in cattedra e concretizza un progetto su cui lavorava fin dal lontano 1997. L’11 Settembre 2001 e la guerra in Iraq sembrarono ridurre l’interesse da parte del pubblico verso storie così cupe, così Miller finì per dedicarsi al cinema di animazione (vincendo persino un Oscar con “Happy Feet”). Fu il coinvolgimento di star del calibro di Tom Hardy e Charlize Theron ad accendere definitivamente il semaforo verde.
Il futuro post-atomico in cui benzina e acqua sono vitali è lo stesso che avevamo imparato a conoscere nei precedenti film di George Miller. Il rude Max (Tom Hardy), ex-poliziotto che annaspa in un mondo di violenza dopo la morte della famiglia, vaga in cerca di tregua. Catturato dagli uomini del temibile Signore della Guerra Immortan Joe (Hugh Keays-Byrne), Max si ritroverà invischiato nella rivolta generata dalla bellissima Furiosa (Charlize Theron). All’apparenza fedelissima di Joe in realtà intende fuggire dal suo regno di terrore portando in salvo le cinque mogli del despota.
“What a Lovely Day!!”
La trama è tutta qui: una lunga e spericolata fuga fra le dune sabbiose del deserto australiano. Rapporti di Potere, Fedeltà e Fiducia che si spezzano e si ricompongono a 200 chilometri orari. Una recensione qualunque inizierebbe a rimarcare la supremazia dell’azione a favore dell’intreccio e, probabilmente, lo considererebbe un difetto. Eppure “Mad Max Fury Road” è la dimostrazione più estrema e riuscita di come il Cinema non debba giocoforza puntare solo su idee geniali o sceneggiature molto articolate. Un grande film può anche partire da una situazione (scappiamo dal cattivo) e giocare completamente sulle ramificazioni di un concept apparentemente così esile.
George Miller lo sa benissimo e, per questo motivo, imbastisce una sceneggiatura che deve limitarsi a “dettare i tempi” tra una sequenza d’azione e l’altra. Il resto lo fa una maestria nella messa in scena e una dedizione allo spettacolo puro che ha del miracoloso in questi decenni. Poche altre volte (“The Raid” e il recente “Atomica Bionda”) la narrazione attraverso le immagini e non solo attraverso le parole non risulta limitante ma diventa punto di forza.
Certo, per riuscire in una simile impresa è necessario essere un regista che padroneggia divinamente la tecnica. Il rischio maggiore, negli action movie troppo frenetici, è puntare eccessivamente sul montaggio sincopato e la macchina a mano ma è un errore. “Mad Max Fury Road” , invece, adotta un metodo sublime: mettere sempre al centro dell’inquadratura ogni singola azione. In questo modo, la chiarezza di ciò che avviene su schermo è tanto subliminale quanto efficace e non servono sette cineprese in contemporanea per suscitare frenesia. A dimostrazione della cosa, eccovi un esempio pratico:
“Mi chiamo Max… Questo è il mio nome”
In un simile tripudio di azione forsennata, sembra quasi che il cast possa passare in secondo piano ma non è così. George Miller ha cercato attori che potessero reggere lo stress di una simile lavorazione e risultare perfettamente coerenti con il contesto. Tom Hardy (qui alcune curiosità su di lui) eredita il ruolo che fece la fortuna di Mel Gibson ma non lo fa rimpiangere. Il suo Max è un antieroe riluttante che subisce ogni genere di tortura nei primi 30 minuti per poi prendere in mano la situazione. Sarà la meravigliosa Charlize Theron ad accendere la miccia e la sua Furiosa dal cranio rasato e priva di un braccio è già un’icona del cinema contemporaneo. Sostanzialmente sono entrambi protagonisti e, se vogliamo dirla tutta, l’eroe del titolo diventa tale solo in virtù del coinvolgimento della valchiria Charlize.
Lo sappiamo: questa più che una recensione sembra una celebrazione ma dovete capirci. “Mad Max Fury Road” è una gemma rara, una vera e propria “Esperienza” da vivere ad occhi spalancati e battito accelerato. Le dieci nomination agli Oscar e le sei statuette vinte hanno rappresentato una salutare boccata d’aria e una legittimazione che forse lo stesso regista non si aspettava. Ora, però, vogliamo tornare fra le dune australiane per un quinto episodio perché, onestamente, non vediamo l’ora di vedere quanto in là saprà spingersi George Miller.
Mad Max Fury Road
Rating - 9
9
The Good
- Valori tecnici di altissimo livello, dalla regia al montaggio
- Azione frenetica ma mai ridondante o fastidiosa
- Cast azzeccato e ben utilizzato
The Bad
- Ok, probabilmente esiste qualcuno che possa trovare punti negativi a questo film...ma facciamo che ce li suggerite voi, ok?!