Regina Cleopatra: la recensione della discussa docu-serie Netflix
Tra un mare di critiche più o meno legittime Regina Cleopatra arriva su Netflix. Una serie dagli intenti ambiziosi che però si dimostra incapace di andare oltre lo stereotipo agiografico della donna forte
Già oggetto di polemiche settimane prima della sua uscita, il 10 maggio è arrivata su Netflix la docu-serie Regina Cleopatra. Un’operazione che non solo ci presenta, com’è ormai noto, una Cleopatra nera, ma tenta anche di aggiornare e attualizzare (forse troppo) una delle figure più famose e iconiche della storia. Prodotta e narrata da Jada Pinkett-Smith, la serie, pur senza scostarsi troppo dalla classica docufiction televisiva, rinuncia così a un approccio puramente divulgativo per assecondare una tesi insolita e un punto di vista alternativo.
Prima di una serie di documentari dedicati a leggendarie sovrane africane, Regina Cleopatra e i suoi quattro episodi diretti da Tina Gharavi, tra interventi di studiosi e parti di finzione (con la protagonista interpretata da Adele James), racconta i fatti più salienti della vita dell’ultima sovrana d’Egitto in una storia che, tra intrighi di palazzo, amori e guerre sembra, volutamente, guardare più a Game Of Thrones che a un documentario storico. Un tentativo che ben si sposa con l’offerta media di Netflix ma, forse proprio per questo, tradisce una certa superficialità e un certo schematismo di fondo.
Indice:
Trama – Regina Cleopatra recensione
51 a.C. Cleopatra, dopo la morte del padre, sale al trono assieme al fratello Tolomeo. È una donna intelligente, dedita allo studio e, cosa insolita per i membri della sua dinastia, vicina alle antiche tradizioni egizie, forse retaggio di una madre indigena di cui si ignora l’identità. Presto dissidi interni la costringono all’esilio in Siria ma, nella guerra che seguirà, riprenderà il potere definitivamente, grazie soprattutto all’aiuto di Giulio Cesare (John Partridge). Da qui, in rapida successione, la nascita del figlio Cesarione, la rivalità con la sorella e il viaggio a Roma.
Nella capitale repubblicana Cleopatra imparerà però a sue spese che una donna con tanto potere non è mai ben vista. Ma riuscirà comunque a ritagliarsi un ruolo rilevante al fianco di Cesare, almeno fino a quando questo non verrà assassinato. Poi il ritorno in Egitto, la guerra civile e un nuovo amante e alleato, l’ultimo: Marco Antonio (Craig Russell). Sarà la guerra contro il futuro Imperatore Ottaviano (James Marlowe) a segnare il destino dell’ultima sovrana d’Egitto, decisa fino alla fine a impedire che il suo paese diventi una colonia di Roma.
Regina africana
C’è qualcosa che, sin dalle sue premesse, rende differente Regina Cleopatra dalle altre docu-serie televisive incentrate sull’iconica sovrana d’Egitto. E non è, solo e banalmente, il colore della pelle dell’attrice che la interpreta, ma tutto ciò che sta dietro a quella scelta. Una tesi forte e insolita che vorrebbe raccontare – quasi fosse un capitolo tenuto nascosto dalla storiografia ufficiale – le presunte origini e la presunta natura di questo personaggio storico, trasformandolo, suo malgrado, in un ricettacolo di elementi e istanze tutte contemporanee.
È in quest’ottica “revisionista” che la connotazione della sovrana con tratti chiaramente africani acquista un valore che va ben al di là delle consuete logiche inclusive di Netflix. Perché, in questo caso, l’appartenenza etnica della protagonista è una delle ragioni stesse dell’operazione. Parte integrante di una caratterizzazione che vuole fare di Cleopatra prima di tutto un personaggio non allineato, lontano tanto dall’occidente (bianco e maschilista) della Roma di Cesare quanto da un ruolo, quello di donna seduttrice e manipolatrice, destinato a starle sempre più stretto.
L’eroina di cui avevamo bisogno?
Un falso problema, dunque, quello dell’aspetto della protagonista, che distrae dalle vere criticità del progetto. Il fare di Cleopatra una “regina africana”, come spesso viene chiamata nel corso della serie, fa infatti il paio con una narrazione che semplifica il dato storico, riducendolo a mero susseguirsi di date e avvenimenti già noti, premurandosi invece di mettere al centro dell’operazione una donna raccontata sempre e comunque come in anticipo sui tempi. Una libera pensatrice forte, agguerrita e intelligente in un mondo di uomini destinati, in un modo o nell’altro, a soccomberle.
Una caratterizzazione da manuale che rivela il desiderio di leggere e reinterpretare la storia con sguardo tutto contemporaneo, dove all’esattezza dei dati storici si affiancano, in mancanza di fonti, libere e arbitrarie interpretazioni (la stessa rivelazione sulle origini africane della sovrana non è sostenuta da alcuna prova). Cedendo in più punti il passo a una narrazione romanzata e funzionale ai suoi intenti agiografici, fatta di eroine senza macchia (Cleopatra, anche quando fa uccidere fratelli e sorelle, è sempre “una guerriera” con a cuore le sorti del suo Egitto) e villain senza scrupoli (Ottaviano, responsabile di una campagna “misogina e xenofoba” contro Cleopatra), più vicina al già citato Game of Thrones che a una serie storica.
Tra storia e attualità
È così che la serie si dimostra, da una parte, il tentativo di liberare Cleopatra dall’immagine di seduttrice e manipolatrice cui la storia l’ha relegata, restituendo il peso, anche politico, del suo ruolo di donna e sovrana, dall’altra si rivela però troppo disinvolta nel fare del personaggio un’icona proto-femminista, fieramente legata alle sue radici egiziane (e, quindi, africane) e lontana da un sentire occidentale bianco e patriarcale.
Eppure, tralasciati questi elementi, non si può dire che Regina Cleopatra sia un prodotto del tutto mal riuscito. Tra “teste parlanti” di esperti e re-enactment dal respiro cinematografico, la serie entra infatti a pieno titolo nelle classiche docufiction a tema storico. Persino la sua premessa azzardata ed “eretica”, che si appropria culturalmente della figura di Cleopatra per promuovere una blackness sicuramente forzata ma a suo modo interessante, ben si sposa con l’intento dell’operazione. È casomai il condensare la complessità, la grandezza e il mistero della sovrana in una figura tanto semplificata e a uso e consumo del sentire contemporaneo, forse allora, il problema maggiormente rilevante della serie. Un problema, questo, cui nessun intento sbandieratamente politico può ovviare.
Regina Cleopatra
Voto - 5.5
5.5
Lati positivi
- Al di là delle polemiche, Regina Cleopatra resta una docu-serie classica e ben confezionata
Lati negativi
- La tesi provocatoria sulle origini della sovrana non ha riscontri storici e potrebbe risultare troppo forzata
- Il voler trasformare a tutti i costi Cleopatra in un'eroina proto-femminista rende il personaggio scontato e bidimensionale