American Born Chinese: recensione del nuovo teen drama di Disney Plus
L'intreccio tra fantasy e mitologia cinese che viaggiano fino ai giorni nostri è il vero punto di forza di American Born Chinese
Tratto dalla graphic novel di Gene Luen Yang, American Born Chinese – disponibile dal 24 maggio su Disney Plus – miscela il wu xia pian con la tradizione cinese, il fantasy, il romanzo di formazione e il teen drama in un’unica brillante ed esilarante serie.
Dopo vari tentativi da parte della Disney più o meno andati in porto (tra cui il disastroso live action di Mulan, il cinecomic Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli e il meglio riuscito film d’animazione Pixar Red) American Born Chinese (arrivato in Italia con l’esplicativo sottotitolo Alla ricerca di me) riesce in quello che i suoi predecessori promettevano.
Indice
Trama – American Born Chinese, la recensione
Escluso Red che resta un sottovalutato quanto meraviglioso esempio di narrazione di figli di immigrati asiatici, tutti gli altri film hanno solamente tentato di raccontare la tradizione cinese inglobata in un contesto contemporaneo che fosse in grado di parlare agli spettatori di oggi. Ma American Born Chinese, al contrario, raggiunge l’obiettivo grazie all’unione tra fantasy e mito, tra una storia completamente nuova in Occidente ma fondamentale per la cultura cinese e un racconto di formazione più nelle nostre corde, la serie riesce nel suo intento di essere un ponte tra due culture.
Il protagonista è Jin, un adolescente a cui pesa la propria identità culturale che lo distanzia dagli altri compagni di classe molto più popolari di lui. In qualsiasi altra produzione, Jin sarebbe stato il perfetto personaggio (specialmente femminile) di un coming of age in stile anni ’90: nerd, incapace di relazionarsi in maniera stabile con nessuno, insicuro e senza nessuna caratteristica particolare che lo faccia spiccare o apparire interessante. In più Jin è appassionato di anime, manga e cosplay, cosa che lo fa allontanare ancora di più dai compagni cool e atletici che sembrano usciti da una rivista di moda. L’odio per se stesso e per quello che rappresenta culminano fino a quando il ragazzo non decide di rigettare le sue radici, le sue passioni e il suo migliore amico per tentare di diventare popolare.
Il viaggio in Occidente – American Born Chinese, la recensione
Come accennato, l’incipit è lo stesso di innumerevoli altri racconti di formazione con un protagonista nella norma che è alla ricerca di se stesso e di accettarsi così com’è, ma American Born Chinese ribalta le carte in tavola aggiungendo molti riferimenti alla tradizione e letteratura cinese, in particolare il wǔxiá (genere letterario nato nel XX secolo che racconta le avventure di eroi marziali della tradizione cinese) e citando apertamente Il viaggio in Occidente. Jin infatti non è un adolescente qualsiasi, ma si scopre essere la guida di Wei-Chen, il ragazzo cinese appena arrivato, che, al contrario di Jin, è brillante, sfacciato, ribelle e in gamba e nasconde una natura dai risvolti mitologici: è infatti il figlio del Re Scimmia che ha il compito di cercare un oggetto sacro e di convincere Jin ad accettare la sua natura.
Wei-Chen è il perfetto co-protagonista grazie al suo essere disubbidiente e intelligente, ma è anche eroico e coraggioso. Assieme a lui, anche il personaggio interpretato da Michelle Yeoh (vincitrice come Miglior attrice protagonista per Everything Everywhere All at Once) è bizzarro quanto affascinante. Yeoh veste i panni della Dea compassionevole che si nasconde dietro la copertura di una donna ordinaria fissata con i mobili Ikea. Assieme a lei c’è anche Ke Huy Quan (anche lui sta vivendo un momento di ribalta grazie a Everything Everywhere All at Once) che ricalca, mettendone in risalto, gli stereotipi riservati ai personaggi asiatici destinati a fare la spalla comica.
Le linee narrative – American Born Chinese, la recensione
Esattamente come la graphic novel da cui è tratta, la serie è strutturata seguendo tre storie convergenti. La prima è per l’appunto la rivisitazione di Il viaggio in Occidente con tutti i personaggi mitici e fantastici che American Born Chinese riprende; la seconda si concentra sul trasferimento di Jin e della sua famiglia dalla Chinatown a un sobborgo bianco; la terza e ultima segue Jin e le sue avventure che lo porteranno all’accettazione di se stesso e della sua famiglia.
American Born Chinese gioca su più linee narrative il cui intreccio ha come risultato una serie come poche sono presenti in una piattaforma streaming americana: la componente fantasy è forte e ben strutturata, così come i continui riferimenti e rimandi alla cultura cinese dalla letteratura, alle arti marziali a problemi prettamente contemporanei sentiti da figli di seconda generazione. Questo continuo rilancio tra passato e presente permette alla serie di pensare in modo critico al ruolo di personaggi asiatici nel cinema statunitense, ai luoghi comuni e agli stereotipi che i media hanno contribuito a creare. American Born Chinese è un coming of age divertente, ma anche onesto e affascinante mitigato da una seconda parte troppo frettolosa.
American Born Chinese
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- L'intreccio tra racconto di formazione odierno e il folklore cinese
- La miscela di elementi differenti che, alla fine, si combinano bene tra di loro
Lati negativi
- La seconda parte troppo frettolosa