Great Expectations: recensione della miniserie scritta da Steven Knight

Un adattamento con pochi guizzi creativi e una retorica svuotata dai suoi intenti originali

Il capolavoro di Dickens Great Expectations viene riscritto da Steven Knight, autore di Peaky Blinders e Taboo. Titoli che facevano ben sperare grazie alla loro critica aspra e all’ambientazione di un’Inghilterra degradata e oscura, una perfetta combinazione che è portate in Grandi Speranze. 
Alte aspettative per questo nuovo adattamento della storia di Dickens, aspettative che vengono in fretta disilluse. 

Indice

Racconto di formazione atipico – Great Expectations, la recensione

La notizia che Steven Knight sarebbe stato l’autore del nuovo adattamento di Grandi Speranze ha creato subito curiosità attorno al progetto grazie alla nomea che lo sceneggiatore si è costruito con il tempo, un’aspettativa che già dai contorni della storia ha iniziato a traballare. Pip è il protagonista di un perfetto racconto di formazione in cui il protagonista segue una forte involuzione prima di evolvere, un percorso non lineare che se qualcuno poteva trattare era proprio Steven Knight.

Great Expectations

Great Expectations. Scott Free Productions, Hardy Baker & Son, Nebulastar, FXP.

Basta pensare a Thomas Shelby per capire quanto Knight sia bravo nello scrivere personaggi da una moralità dubbia che rincorrono un’involuzione dedita al potere e ai soldi piuttosto che utilizzarli per crearsi una vita appagante e felice. In ogni occasione possibile gli Shelby hanno preferito l’autodistruzione. Un tipo di attrazione per una certa tipologia di personaggi che ben si sposa con la storia di Dickens così piena di zone d’ombra, specialmente con Miss Havisham, l’aspirante sposa immobilizzata ancora nel giorno delle sue nozze che ha covato odio e rancore per anni e che è esploso con l’incontro con Pip. Un incontro programmato e aspettato dalla donna, niente nel racconto dickensiano è lasciato al caso.

I pregi – Great Expectations, la recensione

Alte aspettative quindi per una storia che sembrava cucita addosso a Knight, ma il cui risultato è un buco nell’acqua, un’occasione sprecata da ogni punto di vista.
Per evitare fraintendimenti, Great Expectations ha i suoi pregi, ma sono troppo insipidi rispetto a quello che doveva essere. A partire dal punto di vista estetico, Great Expectations è eccellente. La fotografia scura e fredda ben si sposa con il dramma che viene raccontato, la regia è ben fatta sebbene sia anche molto scolastica e la scelta del casting vale la visione.

Great Expectations

Great Expectations. Scott Free Productions, Hardy Baker & Son, Nebulastar, FXP.

Il passaggio tra un Pip bambino e il Pip 18enne a livello di scelta di attori è perfetta, così come è molto bella la transizione temporale che lega i due personaggi e che funge allo stesso tempo da passaggio di testimone.
Senza nessuna sorpresa, tra tutti spicca l’interpretazione di Olivia Colman che già in passato ha dato più volte prova di essere un’attrice incredibilmente versatile e perfetta per interpretare ruoli femminili terribili come lo è in La Favorita. Ma i pregi finiscono qui.

Mancata libertà creativa – Great Expectations, la recensione

Great Expectations non è una brutta serie, ma si avvale di una scrittura pigra che non si prende nessuna libertà creativa che è l’aspetto fondamentale quando si mette in scena l’ennesimo adattamento di un romanzo estremamente conosciuto. Infatti alcuni elementi aggiuntivi lasciano uno spiraglio all’idea iniziale di voler rendere più attuale l’adattamento, ma sono tutti elementi secondari che non si miscelano adeguatamente con la storia o sono trattati in maniera troppo superficiale.

Great Expectations

Great Expectations. Scott Free Productions, Hardy Baker & Son, Nebulastar, FXP.

Così Miss Havisham diventa una fumatrice d’oppio, sono presenti scene di sesso alcune delle quali tentano di sfaccettare i personaggi (è il caso della prostituta portata a casa da Miss Havisham come regalo di compleanno a Pip con la lezione di sfruttare chi è inferiore a loro) e una leggera critica alla colonizzazione britannica e alla schiavitù.

Adattamento insipido – Great Expectations, la recensione

È tutto troppo blando perché riesca ad adattare l’epoca vittoriana vista con uno piglio contemporaneo, ma è abbastanza da far allontanare l’adattamento a un’intenzione di fedeltà assoluta con il materiale originale. Già questo rende la visione confusionaria e blanda, ma il vero problema è la scrittura dei personaggi.

Great Expectations è uno dei titoli dickensiani con i personaggi più iconici e, come abbiamo già detto all’inizio di questa recensione, c’era molta aspettativa soprattutto sulla sceneggiatura perché Knight è abile nel descrivere personalità intriganti, una moralità ai limiti e sfaccettature umane che comprendono l’involuzione dei personaggi che hanno a che fare con rancore e vendetta. Quindi associare il nome di Knight con personaggi come Pip o, ancor di più, Miss Havisham sembrava un sinonimo di garanzia.

Una retorica svuotata dalle sue intenzioni – Great Expectations, la recensione

Il problema principale è che Knight dà per scontato che lo spettatore sappia esattamente quello che succede quindi non si prende la briga di costruire nessun tipo di suspense o di attesa. Miss Havisham dice il suo piano a Pip durante il loro primo incontro, venendo meno a quel gioco contorto della mancata sposa che nel romanzo si mostrava pian piano al lettore e solo alla fine a Pip.

Great Expectations

Great Expectations. Scott Free Productions, Hardy Baker & Son, Nebulastar, FXP.

Pip finge di non capire mantenendo quel gioco di potere tra i due, ma oramai allo spettatore non resta nient’altro che un rapporto svelato che mostra la retorica della donna ricca che tramite il suo denaro può manipolare chi vuole, anche il primo ragazzo disposto ad accettare la paga; una retorica che viene svuotata e banalizzata. Anche Pip dovrebbe seguire un’involuzione: da ragazzo ingenuo, ma buono diventare un ragazzo senza troppi scrupoli e ricoperto dagli agi che conferiscono il denaro. Invece di appellarsi al linguaggio cinematografico, Knight decide semplicemente di far spiegare ai personaggi quello che sta accadendo, facendo diventare la storia banale.

Era un adattamento necessario? – Great Expectations, la recensione

Di fronte a questo risultato la domanda che sorge spontanea è: era davvero necessario questo adattamento? Great Expectations gode di continui adattamenti, l’ultimo è appena del 2011, e l’unico motivo che giustifica un nuovo sceneggiato è solamente se quest’ultimo offre qualcosa di nuovo.

Ma quanto può offrire una storia che è stata raccontata da tutti i punti di vista possibili? Restando nell’ambito della letteratura britannica, ci sono numerosi autori e autrici che meriterebbero un adattamento ben fatto: da Wilkie Collins, coetaneo di Dickens che ha scritto thriller intriganti e affascinanti completamente ignorati dal cinema, fino a Oscar Wilde e al suo Il ritratto di Dorian Gray o alle sorelle Brontë, in particolare Cime Tempestose e Jane Eyre che avrebber bisogno di una rilettura che li distanzi dalla credenza che siano storie romantiche.

Caricamento...

Great Expectations

Voto - 6

6

Lati positivi

  • Il lato estetico
  • Il casting è azzeccato, specialmente Olivia Colman

Lati negativi

  • La scrittura pigra che coinvolge la costruzione dei personaggi
  • Gli elementi nuovi e contemporanei non sono ben integrate con la storia

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *