Un sogno chiamato Florida – La Recensione
Ecco a voi la recensione del film "Un sogno chiamato Florida" di Sean Baker con Willem Dafoe
Il 22 marzo arriverà finalmente nelle sale italiane “Un sogno chiamato Florida“, diretto da Sean Baker e interpretato da Willem Dafoe. Già protagonista a Cannes e al Torino Film Festival è una storia dolceamara ambientata all’ombra di Disneyworld e dei sogni “di plastica” che ha racimolato premi in tutto il mondo. Un’estate di avventure per un trio di ragazzini che dovranno scontrarsi con una vita più difficile di quanto si aspettassero. Abbiamo visto il film in anteprima ed ecco la nostra recensione.
Un Sogno chiamato Florida – La Recensione
Dietro il Castello Fatato
La US Highway 192 è l’autostrada della Florida che convoglia i turisti verso Disneyworld. Lungo questo percorso, negli anni, sono apparsi numerosi motel che, ai fini dell’atmosfera disneyana, sono ricchi di motivi legati alle favole (finte torri con merletti o decorazioni legate ai pirati). La crisi economica ha trasformato questi luoghi in centri di raccolta per i più sfortunati che spesso ci abitano pagando un affitto settimanale.
Un’umanità dolente che cerca di tirare a campare mentre, a pochi metri, i cittadini comuni si godono il legittimo divertimento all’insaputa di tutto. In questo scenario vive Moonee (Brooklyn Kimberley Prince), una bimba di sette anni che divide un appartamento con la giovane madre scapestrata Halley (Bria Vinaite). Per Moonee tutto può essere un’avventura, anche quel luogo così lontano dalle fiabe che intravede attraverso le ringhiere del motel. Con gli amichetti Jancey e Scooty attraversa un’estate colma di divertimento, scherzi imprevisti sempre all’insegna dell’allegria, nonostante tutto. A farne le spese è pesso Bobby (Willem Dafoe), responsabile factotum del motel e figura di riferimento suo malgrado.
Pochi attori, molta vita
“Un sogno chiamato Florida“, con la sola eccezione di Dafoe (meritatamente candidato agli Oscar) mette in scena un cast di non professionisti. Lo è la meravigliosa Prince, bimba dall’espressività sbalorditiva e lo anche sua madre, Brian Vinaite, scoperta da Sean Baker su Instagram e che ricorda una giovane Bridget Fonda. Istinto e naturalezza di questi neo-interpreti conferiscono al film una componente di realismo che, però, è bilanciata da un uso accorto dello strumento cinematografico.
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Siamo dalle parti del Cinéma Verité (alcune sequenze sono state girate usando ignari passanti) ma con una solida sceneggiatura alla base. L’intreccio sembra palesarsi solo nella seconda metà del film ma, in realtà, inizia a svilupparsi fin dai primi minuti attraverso la caratterizzazione dei personaggi. L’atteggiamento di Halley nei confronti della vita e gli insegnamenti che impartisce a Moonee (la luna deve avere un ruolo chiave per la madre: appare anche tra i suoi numerosi tatuaggi) sono elementi importanti per intuire cosa accadrà in seguito. Allo stesso modo il burbero Bobby incarnato da un Willem Dafoe, raramente così efficace e ben diretto, suggerisce fin dall’inizio una componente “protettiva” verso la coppia madre-figlia che emergerà sul finale.
Sean Baker, già regista dell’interessante “Tangerine”, punta molto sulla spontaneità dei non-attori ma, contemporaneamente, non rinuncia alla qualità cinematografica. Spesso la fotografia immortala i personaggi immersi in tramonti sbalorditivi che sembrano suggerire quell’atmosfera “da favola” che vorrebbe circondare quel luoghi. Volendo poi raccontare un’avventura dal punto di vista dei bambini, il regista opta spesso per campi lunghi e giochi di profondità, relegando i piccoli protagonisti in angoli dell’inquadratura, quasi a evidenziare la vastità dello spazio in cui si muovono.
In conclusione
Difficile che la nostra recensione non esprima un giudizio positivo nei riguardi di “Un sogno chiamato Florida“. Il film sa raccontare un lato degli USA attraverso un racconto di formazione dal valore universale. Non descrive la crisi economica ma la fa vedere attraverso soggettive mai banali e senza subordinare il linguaggio cinematografico in favore di quello documentaristico. La piccola Prince ha già vinto il Critics Choice Award che anni fa portò fortuna a Jacob Tremblay (in seguito star di “Wonder“) e confidiamo sia il primo di una lunga serie di riconoscimenti. Sean Baker si rivela un regista estremamente interessante e se, cercando un difetto, la sequenza finale del film concede troppo al melodramma è solo perché, fino a quel punto, l’equilibrio emotivo risultava ammirevole. “Un sogno chiamato Florida” è il lato in ombra delle favole dove solo i bambini sanno trovarvi, comunque, del bello.
Un sogno chiamato Florida
Rating - 7.5
7.5
The Good
- Cast meraviglioso di non-professionisti affiancati da un magnifico Defoe
- Un ritratto efficace degli USA contemporanei che non cede mai al tono documentaristico
The Bad
- Il finale scivola di botto nel dramma insistito quando, per il resto della pellicola, ha saputo mantenere un mirabile equilibrio