Secret Invasion: recensione della serie tv Marvel
La nuova serie Marvel è l'ennesimo prodotto MCU che parte da ottime premesse, ma che finisce in modo frettoloso e pigro
Dopo She Hulk, il MCU torna con una nuova serie tv dalle premesse interessanti. Secret Invasion era tanto attesa per molteplici motivi: primo tra tutti il ritorno di Samuel L. Jackson a vestire i panni di Fury poco prima dell’uscita in sala di The Marvels, una storia che riprende le atmosfere di The Winter Soldier e una sceneggiatura che si poggia su elementi thriller e western.
Premesse che non sono state mantenute rendendo Secret Invasion solamente l’ennesimo prodotto seriale Marvel che nasce da una buona idea, ma che ben presto si perde tra le sue stesse promesse.
Indice
Trama – Secret Invasion, la recensione
Come accennavamo, Secret Invasion ha un’aurea più cupa e matura fin dalla sinossi. Un gruppo ribelle di Skrull ha deciso di prendere le redini e creare la loro nuova casa sulla Terra, dopo che Nick Fury gli aveva promesso aiuto e tolleranza. Promesse che si sono rivelate vane poiché Nick Fury, dopo essere tornato dal blip, ma senza mai essersi ripreso dal trauma, è fuggito nello spazio senza lasciare tracce.
Al suo necessario ritorno quello che si trova davanti è una situazione socio-politica tesa e prossima alla guerra.
Degli attacchi terroristici apparentemente slegati rafforzano le tensioni tra i vari Paesi, aumentando le discriminazioni e i problemi già presenti utilizzati dagli Skrull come pretesti per riuscire a raggiungere i loro scopi. Tradimenti tra le alte sfere politiche, tensioni e un clima che lascia presagire la concreta possibilità d una terza guerra mondiale sono solamente le basi del piano di Gravik (Kingsley Ben-Adir) e dei suoi seguaci, tra cui G’iah (Emilia Clarke).
Le premesse – Secret Invasion, la recensione
Le serie tv Marvel fin dal loro debutto hanno mantenuto la promessa di ispirarsi a diversi generi senza mai polarizzarsi e Secret Invasion non fa differenza. Con Fury come protagonista, la serie riprende i toni della Marvel di qualche anno fa quando puntava sulle scene d’azione, sulle tensioni politiche e sociali con l’umorismo ridotto ai minimi termini. In Secret Invasion si aggiunge anche una critica sociale ben bilanciata dalla presenza di Samuel L. Jackson stesso.
Gli Skrull non sono altro che rifugiati che scappano dalle loro case perché costretti, sperando di poter trovare un posto dove ricostruire le loro vite e trovando invece solamente indifferenza – che si trasforma presto in disprezzo – e negligenza. Le esperienze che vivono gli Skrull sono simili a quelle che provano sulla loro pelle molte minoranze etniche, tra cui gli afroamericani. La scrittura del personaggio di Fury si aggiunge di un ulteriore tassello affrontando apertamente la questione del razzismo che diventa un messaggio chiave della serie.
Nick Fury – Secret Invasion, la recensione
L’atteso ritorno di Fury non disillude le aspettative. Personaggio cardine del MCU, viene qui affrontato con una nuova chiave di lettura più matura e adulta. Il suo scontro con gli Skrull non è solamente fisico, ma soprattutto morale. Fury dovrà scendere a patti non tanto con Gravik e con chiunque lo supporti, ma specialmente con se stesso. Il suo evitare la Terra non è stato dettato solamente dal bisogno che c’era di lui nello spazio, Fury per anni ha cercato di evitare di affrontare il trauma della sua stessa morte che lo ha condizionato più di quanto (e noi con lui) poteva immaginare.
Quella di Fury è una vera e propria fuga: dal suo passato, dalla vita prima del blip e da quella che si è costruito dopo e dalle sue responsabilità. Fronteggiare gli Skrull corrisponde per lui a fronteggiare i suoi errori, la sua incapacità di far fronte alle promesse e di impegnarsi nel mantenerle. Per anni Fury ha vissuto semplicemente alla giornata per evitare di pensare, una lontananza fisica che corrisponde alla volontà di allontanarsi da se stesso. Il risultato è un thriller cupo, lento e che si concentra sulla scrittura dei personaggi, sui loro fantasmi e sull’impossibilità di sfuggire che si alternano con scene d’azione tra le più classiche. Vale per Fury quanto per Talos, per G’iah quanto per Gravik.
Cosa non ha funzionato – Secret Invasion, la recensione
Ben presto però i difetti di Secret Invasion emergono e, purtroppo, è sconfortante notare che sono gli stessi di tutte (o quasi) le altre produzioni seriali Marvel. Il tono lento e intimistico spesso cade nella monotonia e nella ripetizione con il risultato che molti momenti somigliano semplicemente ad altri e non riescono ad aggiungere nulla a quello che è già stato detto. Momenti monolitici che vengono all’improvviso movimentati da avvenimenti molto importanti per l’universo MCU, ma che vengono affrontati, al contrario, con una velocità eccessiva che rende l’evento stesso di poco impatto. Eventi le cui conseguenze non sono mai realmente affrontate.
Ma quello che rende Secret Invasion una serie stanca è la mancanza di un filo conduttore coerente, a partire dal minutaggio stesso. Come dicevamo, la serie ricalca i modelli negativi a cui lo spettatore è purtroppo abituato. Puntate più lunghe si alternano a puntate più brevi e quest’ultime affrontano eventi e hanno una trama orizzontale che al contrario avrebbe bisogno di più tempo per procedere. Il risultato per Secret Invasion sono lunghi momenti morti che si alternano a tropo brevi momenti interessanti, a puntate morte che lasciano troppo tardi il posto a puntate dense di eventi.
Conclusione – Secret Invasion, la recensione
L’impressione generale è che la Marvel non abbia ancora trovato una direzione ben precisa da far prendere alle sue serie, ma anzi che le utilizzi semplicemente come dei trampolini di lancio per i loro progetti futuri. Secret Invasion, dopo che l’entusiasmo iniziale scema, prende le sembianze di un ponte per The Marvels (in arrivo a novembre) e introduce un ruolo che con ogni probabilità sarà fondamentale per il futuro del MCU. Sarebbe ingenuo non credere che le serie tv sono appositamente interconnesse ai film e vanno ad ampliare l’universo cinematografico per motivi commerciali, ma spesso quello che viene meno è una coerenza anche narrativa.
L’idea iniziale è che le serie tv avrebbero sviluppato le storie già esistenti creando nuove ramificazioni narrative e andando a trattare personaggi e storie che non trovano il proprio posto nei film; un’idea che si è andata a perdere ben presto. Il risultato al momento è che le serie tv sono prodotti pigri e che contano soltanto sulla volontà dei fan di seguire il corso degli eventi per arrivare preparati alla visione del film di turno piuttosto che un’occasione per ampliarsi anche da un punto di vista creativo.
Secret Invasion
Voto - 6
6
Lati positivi
- Nick Fury è un ottimo protagonista
- Le tematiche intimistiche e più adulte
Lati negativi
- Puntate troppo lunghe e lente alternate ad episodi più brevi che, al contrario, avrebbero avuto bisogno di più tempo per essere sviluppate
- Ridondanza degli argomenti e negli eventi enfatizzata da una scrittura pigra