Paradise: recensione del film tedesco fantascientifico di Netflix

Un interessantissimo thriller sul valore del tempo, l'ambizione e le sue conseguenze

In Paradise recensione ci si domanda cosa significhi davvero vivere per sempre, visto che l’immortalità è da sempre uno dei desideri dell’umanità. Paradise, di cui vi proponiamo la recensione, prova a far vedere il risvolto di questo desiderio, che come spesso accade con la maggior parte dei privilegi, è riservato solo ad una nicchia speciale. Un filone del grande mondo della fantascienza che non viene trattato per la prima volta, basti pensare anche al film In Time con Justin Timberlake dove era il tempo a regolare la vita degli esseri umani. 

Anche in Paradise la valuta corrente diventa il tempo, quello che ogni persona può vendere in cambio di qualcosa e perché qualcun altro possa vivere più a lungo. Il film si prospetta profondamente interessante nelle tematiche che affronta unendo il progresso tecnologico, l’ambizione e la semplice vita umana che però qui perde tutta la sua speciale caratteristica: la transitorietà. Diretto da Boris Kunz nel cast ci sono Kostja Ullman, Corinna Kirchhoff, Marlene Tanczik, Iris Berben e Lisa-Marie Koroll. 

Indice: 

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Paradise recensione, NEUESUPER

Paradise recensione: Trama 

A Berlino la società AEON offre ai suoi clienti un trattamento unico al mondo: la possibilità di tornare giovani. La CEO della società Sophie Theissen e i suoi ricercatori hanno messo a punto un sistema di compatibilità del DNA che concede ad alcuni, chiamati donatori, di donare anni della propria vita in cambio di un pagamento. Coloro che ne sono i destinatari quindi avranno la possibilità di tornare giovani di quanti anni desiderano. Ad ostacolare il loro piano solo l’organizzazione terroristica dell’Adam Group. Max lavora ad AEON come reclutatore di donatori; grazie alla sua empatia riesce ad assicurare all’azienda un numero sempre crescente di donatori, mentre sua moglie Elena lavora come infermiera in un ospedale di Berlino. La coppia ha preso un appartamento di cui deve estinguere il mutuo al più presto e Max è stato da poco premiato, il che gli porterà anche un notevole aumento di stipendio. 

Una sera però i due scoprono che la loro casa è andata completamente in fiamme per un incendio. Convinti di essere coperti dall’assicurazione ricevono una doccia gelata quando il loro avvocato gli comunica che questa non pagherà nulla e gli rimane un’unica soluzione. Alla stipula del contratto Elena si è fatta convincere a firmare una clausola sull’acquisto: pagare con la sua vita, una donazione del proprio tempo. Non avendo via d’uscita Elena si sottopone alla procedura e le vengono tolti 38 anni. Max però non è disposto ad accettare la cosa e farà di tutto per riportare le cose come erano prima. 

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Paradise recensione: La ricerca e la hybris 

Come già anticipato nei paragrafi precedenti ciò che ha permesso il processo di ringiovanimento è la ricerca. Sofie galvanizza il suo pubblico parlando di tutte le frontiere che la ricerca può raggiungere e i limiti che può oltrepassare. In questo discorso c’è una delle tematiche più interessanti del film: il desiderio di porre fine alla transitorietà della vita. L’obiettivo non è solo il poter migliorare davvero le condizioni la vita degli esseri umani ma anche la atavica hybris. Ciò che la AEON è riuscita a fare rappresenta a tutti gli effetti qualcosa che fa sentire potente l’uomo, ovvero la consapevolezza di poter sconfiggere la natura. Riuscire infatti a ritardare il processo di invecchiamento rappresenta un grande passo avanti per la scienza, qualcosa di fortemente innovativo, ma dall’altra si può ben immaginare ciò che si può fare di questo potere. Senza contare quanto spacchi ulteriormente in due la società moderna.

Appare così chiaro che il compenso offerto ai donatori non conta davvero, ma rappresenta solo un modo per sentirsi in pace con se stessi. Sì avranno più denaro e potranno ottenere ciò che desiderano, ma in fin dei conti la loro vita sarà più breve. Altrettanto interessante è la riflessione che la pellicola fa sul potere che è detenuto dal 10% della popolazione più ricca. Una percentuale che non solo può permettersi questa tipologia di trattamento ma che nel momento in cui lo ottiene ha anche il potere di cambiare il mondo che la circonda. In maniera molto intelligente, ma anche triste, il film invita gli spettatori a comprendere come le cose possano davvero cambiare nel momento in cui le persone più ricche si sentano minacciate dal perderle. Il futuro del pianeta è a rischio e così i nuovi anni acquisiti dai miliardari, per salvarli basta mettersi in moto e finanziare progetti che potrebbero salvare la Terra, per quanto semplicistico possa sembrare.

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Paradise recensione: Il rapporto con lo specchio e oltre

Ciò che tutti quanti donatori devono affrontare dopo la procedura è il rapporto con il proprio corpo.  Se i riceventi si trovano a rivisitare il volto del proprio passato, i donatori devono fare i conti con il loro, anticipato, futuro. È già difficile dover accettare l’idea che il corpo subisca dei mutamenti nel corso della vita, eppure dopo anni è accaduto. Quello che la tecnologia di AEON fa è a doppio senso: lo accelera e lo rallenta. Chi “dona” anni della propria vita guardandosi allo specchio si trova a dover gestire un corpo tutto nuovo e cambiare così anche il rapporto con l’estetica. 

Mentre Elena non può accettare l’immagine che lo specchio restituisce di se e di Max, l’uomo non è interessato a quello perché vedere sua moglie invecchiare era qualcosa che desiderava e di cui non ha paura. Con queste tematiche il film porta avanti la sua narrazione entrando nel vivo e trasformandosi in un thriller che cattura chi guarda. Mette Max nei panni dei suoi donatori e l’uomo comprende per la prima volta, davvero, cosa la società realizzi con il suo progetto. È disposto a rischiare tutto per avere indietro ciò che spetta ad Elena, fino a trasformarsi in qualcuno che non è. Allo stesso tempo vede Elena cambiare davanti ai suoi occhi, non solo fisicamente. Tristemente ironico come il cambiamento fisico inneschi quello della loro morale, dei loro caratteri e delle loro personalità.

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Paradise recensione: Conclusione 

Giunti alla conclusione di Paradise recensione consigliamo la visione del film tutti gli spettatori. La sceneggiatura è abbastanza solida con dei dialoghi coinvolgenti e ben scritti che riescono a parlare di tematiche che spaziano dal futuro al presente; dalla crisi climatica alla coscienza umana: vedere fino a che punto ci si può spingere per i propri interessi. Invita a riflettere se poter usare due pesi e due misure. Chiederci se è legittimo diventare complici di quel sistema che ci ha tolto e di conseguenza togliere quando se ne ha l’opportunità, oppure lottare e rinunciare ai privilegi concessi per cercare di sradicare questo sistema. Ma più di tutto lascia gli spettatori con una domanda: è legittimo giudicare? 

Le performance degli attori sono risultate abbastanza convincenti; ma è il ritmo sempre più incalzante che tiene incollati gli spettatori per vedere fino a che punto si spingeranno i protagonisti e come si concluderà la vicenda. Tra i lati negativi c’è solo il modo poco coerente con cui viene gestito il finale di alcuni personaggi. Ottimo lavoro anche delle scenografie con ambienti dai toni freddi, grigi e minimalisti esaltati dalla fotografia. Anche in questi si percepisce l’efficienza delle ricerche scientifiche che cercano di raggiungere il risultato perfetto che superi la natura.

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Paradise

Voto - 7

7

Voto

Lati positivi

  • Ottimi spunti di riflessioni con le tematiche trattate sulla disuguaglianza, e il desiderio di non invecchiare
  • La tensione della narrazione riesce a catturare gli spettatori
  • Buon lavoro con la scenografia e la fotografia

Lati negativi

  • La conclusione di alcuni personaggi poco credibile

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