Mask Girl: recensione del k-drama di Netflix

Una serie sul doppio, una denuncia contro una società sessista e che piega i più deboli che ha un finale più debole del suo inizio

Basato sull’omonimo webtoon del 2015 di Mae-mi, Mask Girl è il nuovo k-drama di Netflix diretto da Kim Yong-hoon. Netflix continua la sua operazione di arricchire il suo catalogo di prodotti sudcoreani che riescono a parlare della propria cultura e della società coreana riuscendo, allo stesso tempo, a trattare diverse tematiche che sono universali. Mask Girl rientra di diritto in questa definizione. La serie parla del doppio, di bullismo, di famiglie disfunzionali in cui l’amore viene dimostrato in modo totalmente distorto, di maschere che cadono e rivelano tratti sconosciuti da persone insospettabili, di sessismo e di problemi relazionali. La serie è disponibile dal 18 agosto.

Indice

Trama – Mask Girl, la recensione

Mask Girl gioca con lo spettatore fin dalla struttura proposta. La prima puntata si apre con la storia di Kim Mo-mi, una giovane impiegata che fin da piccola coltiva il sogno di diventare una idol. Affascinata dalle luci abbaglianti, dai flash fotografici, degli applausi e delle sensazioni che prova quando è sul palco. Purtroppo il suo è un sogno che si spegne presto a causa del suo aspetto fisico non ritenuto abbastanza attraente per fare il lavoro che vorrebbe.

Mask Girl.

Mask Girl. Bon Factory, House of Impressions.

Ripiega quindi in un lavoro d’ufficio poco stimolante, circondata da colleghi che sfruttano il loro potere e posizione sociale. La sera, Kim Mo-mi si trasforma e prende i panni di Mask Girl, una nota girl cam famosa per i suoi balli, per i suoi spettacoli che sfociano nel soft porn e per indossare sempre una maschera che le copre il volto. Questo equilibrio raggiunto con fatica, compromessi e sacrifici viene sconvolto completamente quando Kim Mo-mi lascia andare la maschera, sia quella del suo alter ego sia quella che indossa quotidianamente per proteggersi dal bullismo e dalle molestie.

Un intreccio di personaggi e vicende che ha come al centro la paura dell’imprevisto – Mask Girl, la recensione

Dalla seconda puntata in poi, ogni episodio si concentra su un personaggio differente che vanno a comporre un mosaico. Mask Girl riprende molto della cinematografia coreana con i suoi salti temporali – la vicenda si snoda in più di 40 anni – e la volontà di raccontare una storia che comprende molteplici personaggi intrecciati da loro dai legami di sangue o solamente per fugaci coincidenze. Mask Girl inizia come una serie thriller avvincente che riprende il trope dell’imprevedibilità, di una vita faticosamente costruita – seppure non perfetta – che in un attimo va a pezzi. Per Kim Mo-mi è fondamentale l’incontro con Joo Oh-nam (Ahn Jae-hong), un uomo che lavora nel suo stesso ufficio e conosce la sua identità sul web.

Mask Girl.

Mask Girl. Bon Factory, House of Impressions.

Ossessionato da lei fino al punto dal dare di matto all’idea che Kim possa avere un fidanzato. Joo Oh-nam si è creato una realtà completamente distorta dove si vede come un principe azzurro, un uomo introverso ma affettuoso che aspetta solamente la donna giusta con cui condividere la sua vita. L’idea che si è fatta di se stesso è molto diversa dalla realtà: Joo Oh-nam è ossessionato dal sesso, non dall’amore e vede chiunque donna come un oggetto sessuale, un pezzo di carne da poter usare per soddisfare le sue voglie e fantasie. E Kim Mo-mi non fa eccezione.

Un inizio con i fiocchi che si piega presto ad una narrazione prevedibile – Mask Girl, la recensione

La prima metà della serie è dedicata al presentare i vari personaggi e a costruire l’intreccio che subisce un colpo d’arresto nelle ultime puntate. La struttura narrativa iniziale è il vero fiore all’occhiello della serie che, sebbene ogni episodio sia molto denso di eventi e dura poco più di un’ora l’uno, riesce a rinnovarsi continuamente e a costruire una storia introspettiva che gira attorno alla tematica del doppio, della maschera, delle personalità nascoste e velate agli occhi degli altri che sia per ricoprire una determinata posizione sociale o per la mera sopravvivenza.

Mask Girl.

Mask Girl. Bon Factory, House of Impressions.

Il cast è perfetto, sono soprattutto le tre attrici scelte per interpretare tre diversi momenti della vita di Kim Mo-mi (Lee Han-byeol, Go Hyun-jung e Nana) che riescono a rispecchiare le differenti sfumature che la protagonista rispecchia. Quello che va a rovinare la serie è la continua ricerca dell’introspezione che cade ben presto in una narrazione più stanca, che rimugina troppo su se stessa. Mask Girl rimane comunque un prodotto valido, ma i cui difetti riescono troppo in fretta ad offuscare le premesse iniziali che sono nettamente più interessanti rispetto ad un finale banale e troppo didascalico.

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Mask Girl

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Le tematiche e come vengono sviluppate
  • La prima metà
  • Il cast

Lati negativi

  • La narrazione si perde per il troppo minutaggio e la volontà di essere più introspettiva del necessario

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