Comandante: la recensione del film di Edoardo De Angelis – Venezia 80
Comandante di Edoardo De Angelis è stato il film di apertura della Mostra del Cinema di Venezia
L’ottantesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha preso il via con Comandante, film diretto da Edoardo De Angelis e con protagonista Pierfrancesco Favino. Scritto a quattro mani dallo stesso De Angelis insieme a Sandro Veronesi, Comandante ha sostituito Challengers come film d’apertura del Festival. Al centro del film, in Concorso Venezia 80, la vera storia di Salvatore Todaro, comandante di sommergibili della Regia Marina durante la Seconda Guerra Mondiale. De Angelis porta in scena una pagina importante della storia italiana e un personaggio ancora oggi considerato un eroe dalla Marina. Lo fa affidando il ruolo principale a Pierfrancesco Favino, ancora una volta artefice di una prova eccellente, e costruendo una pellicola solenne e più sfumata di quanto appaia nelle scelte narrative, che ci immerge – letteralmente – nell’odissea e negli abissi del suo protagonista, veicolando un messaggio importante.
Indice:
- La trama
- La legge della guerra e la legge del mare
- Un messaggio importante e attuale, oltre la superficie di una narrazione a volte troppo enfatica
La trama
Siamo nel 1940, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale e Salvatore Todaro è al comando del sommergibile Cappellini della Regia Marina. Una notte, navigando nelle acque dell’Atlantico, scorge il Kabalo, un mercantile che viaggia a luci spente e che successivamente si scoprirà battere bandiera belga. Quando il Kabalo apre il fuoco contro il Cappellini a Todaro non resta che contrattaccare e affondare la nave nemica. Una volta compiuto il suo dovere, attenendosi alle leggi della guerra, Salvatore Todaro si appella alla sua etica e alle leggi dell’uomo e decide di salvare i 26 naufraghi belgi condannati a morte certa. Una decisione storica che porta con sé sacrifici e rischi.
Il Cappellini è costretto a rimanere in superficie per giorni, esposto ad eventuali attacchi nemici, e gli uomini dell’equipaggio italiano si trovano a dover condividere spazi e risorse, in una situazione di rischio costante. Quando i superstiti del Kabalo vengono fatti sbarcare a destinazione, nella baia di Santa Maria delle Azzorre, il capitano del mercantile belga chiede a Todaro perché si sia esposto ad un tale rischio, contravvenendo alle direttive del suo stesso comando. Salvatore Todaro gli risponde con parole entrate nella leggenda: “Gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà alle spalle”. Potete trovare la sinossi ufficiale e la scheda completa di Comandante sul sito della Biennale Cinema.
La legge della guerra e la legge del mare – Comandante, la recensione
Attraverso il racconto di una pagina precisa della storia italiana e attraverso il ritratto dell’uomo che quella storia l’ha segnata, Comandante si fa portatore di un messaggio dal significato importante e quantomai attuale. Vi è la legge della guerra, fatta di ordini da seguire e di nemici da abbattere a ogni costo. Una legge cui Todaro obbedisce e non si sottrae finché essa non entra in conflitto con la legge del mare e quella dell’uomo. Ed è a questa legge che Salvatore Todaro sceglie di obbedire, portando con sé gli uomini del suo equipaggio.
Perché se il Todaro di Pierfrancesco Favino, quasi sempre in campo, è protagonista della storia, quell’equipaggio multiforme per provenienza, ruolo ed estrazione lo è altrettanto. Ed è proprio il quadro che va componendosi con il ritratto degli uomini del Cappellini uno dei punti di forza del film di De Angelis. Se all’inizio si fatica a distinguere l’unicità dei personaggi, uniformati in un unico blocco di cieca obbedienza agli ordini del comandante, col procedere della narrazione emergono tratti distintivi estremamente efficaci, anche quando sono solo accennati. Provati dalle perdite, lontani dagli affetti e fiaccati dalle inevitabili tensioni a bordo, messi di fronte alla scelta storica (e profondamente umana) del loro comandante, gli uomini di Todaro scelgono di obbedire a loro volta alla legge del mare e alla legge dell’uomo. Ed ecco che anche la più semplice delle azioni, come la preparazione e la condivisione di un pasto, diventa strumento atto al superamento di diffidenze e promessa di buoni auspici.
Un messaggio importante e attuale, oltre la superficie di una narrazione a volte troppo enfatica
Dal momento in cui viene messo nelle mani del pubblico che ne fruisce ogni film smette di essere “proprietà” di chi lo ha realizzato. Con Comandante Edoardo De Angelis consegna a chi guarda un film che rende necessario lo sforzo di andare oltre l’immediatezza. Quella di Salvatore Todaro è sì una parabola storica ben precisa, collocata in un’epoca altrettanto definita e pericolosa da tirare in ballo. E il rischio di bollare il film come un mero racconto patriottico e ridondante è senz’altro dietro l’angolo.
Occorre invece andare oltre per cogliere il messaggio profondo, attuale e purtroppo niente affatto scontato dell’opera di De Angelis. C’è da dire che non sempre la sceneggiatura di De Angelis e Veronesi rende facile il tentativo di andare oltre quella patina di retorica che avvolge e a tratti affossa la narrazione. Sarebbe stato meglio affidare il cuore del film a una narrazione più asciutta e meno enfatica, meno disposta a toccare le corde più viscerali col rischio concreto di diventare stucchevole.
Comandante
Voto - 7
7
Lati positivi
- Comandante veicola un messaggio importante e attuale
- La prova di Pierfrancesco Favino
Lati negativi
- L'eccesso di enfasi nella narrazione rischia di affossare il cuore del film