Disincanto 5: recensione dell’ultima stagione della serie di Matt Groening
Disincanto è molto diversa dai precedenti lavori di Groening e per questo riesce a mettere in luce la maturità dell'autore e la bellezza della storia di un'eroina che vuole solo essere lasciata in pace
Disincanto, la serie d’animazione di Netflix creata da Matt Groening, è arrivata alla sua conclusione. Dopo cinque stagioni che uniscono tematiche attuali, personaggi fuori di testa e un’ambientazione medievale fantasy, le avventure della principessa Bean sono giunte al termine. E ci dicono addio in pieno stile Groening.
Indice
- L’intricata trama
- L’ultima stagione
- Disincanto si discosta dai precedenti lavori di Groening
- Conclusione
L’intricata trama- Disincanto 5, la recensione
Durante queste cinque stagioni, la vita della principessa Tiabeanie Mariabeanie de la Rochambeau Grunkwitz, detta Bean, è stata più volte capovolta, stravolta e ha preso direzioni sempre differenti. Già l’inizio di questa dissacrante serie lasciava presagire che Groening ha ancora parecchie frecce al suo arco (lo continua a testimoniare l’ultima stagione di Futurama), che riesce a cavalcare sempre le tematiche più attuali senza farsi spaventare dal cambiamento. Quando conosciamo Bean, la ragazza ha solamente due cose in mente: la compagnia dei suoi amici e l’alcol. Quando le viene detto che dovrà convolare a nozze per il bene del suo regno, è comprensibile che il mondo le cade addosso.
Anche se non è così disperata da uccidere il suo pretendente, quello è stato un incidente. Da quel momento in poi, Bean, un elfo di nome Elfo e lo spiritello demoniaco Luci iniziano a girare per il mondo cogliendo tutte le avventure che una vita in fuga può offrire loro. Durante queste cinque stagioni i tre protagonisti hanno fatto molteplici incontri con le personalità più emblematiche – tra cui Dio e Satana – e sfaccettate del mondo fantasy.
L’ultima stagione – Disincanto 5, la recensione
Questa ultima stagione riprende da dove avevamo lasciato Bean e le vicende del regno. Dopo che il Re Zog, il padre di Bean, è stato ricoverato in manicomio, sul trono si sono sedute personalità eccentriche e delle più svariate tra cui l’ex moglie di Zog e madre di Bean, la Regina Dagmar. la Regina è molto ben diversa dall’idea di madre amorevole e vuole sfruttare Bean per ottenere ogni goccia di magia da usare per i suoi scopi. Lo scontro tra le due è inevitabile, ma Bean riesce a sconfiggere il suo clone malvagio creato da sua madre e, ancora una volta, a fuggire.
Questa volta Bean non vuole scappare, ma creare una resistenza per sconfiggere sua madre. Per farlo avrà bisogno di ogni aiuto disponibile, anche se viene da persone improbabili o non delle più affidabili. Non c’è solo follia in Disincanto, ma anche una reunion familiare quando Bean riesce a ricongiungersi con suo padre e i suoi tre fratellastri. Se questo non fosse già abbastanza, il piano di Bean deve andare in porto prima che sua madre riesca a dar vita al clone decapitato della figlia e prima che l’universo collassi su se stesso visto che Dio è momentaneamente deceduto per colpa di una mattonata.
Disincanto si discosta dai precedenti lavori di Groening – Disincanto 5, la recensione
Già dalla complessa trama si intuisce la follia e la bravura come scrittore di Groening che torna a riproporre una nuova storia dopo il successo decennale de I Simpson e Futurama a dimostrare il pregio più apprezzabile dello showrunner. Non è da tutti, infatti, riuscire a reinventarsi restando fedeli a se stessi, ma con Disincanto Groening ci riesce alla perfezione. A ben intenderci, la serie non è esente da difetti e colpi bassi, momenti meno riusciti di altri, ma nel complesso Disincanto è una serie di tutto rispetto.
Se vi aspettate una serie che ben si sposa con l’universo narrativo di Groening, Disincanto non delude le aspettative, ma è comunque qualcosa di completamente differente. Le tematiche, come già accennato, sono estremamente attuali vissute da una protagonista assoluta e non più una storia corale, una protagonista che vive una fiaba oscura, un lungo percorso pieno di oscurità e anarchia.
Conclusione – Disincanto 5, la recensione
La conclusione di Disincanto non poteva quindi essere diversa da tutte le stagioni precedenti, continuando ad essere fino alla fine una storia fantasy tra le più eccentriche e fantasiose che ci sono in circolazione. A differenziarla dagli altri lavori dello showrunner è anche la struttura non più votata ad una narrazione verticale e frammentata, bensì a una storia orizzontale in cui ogni episodio costituisce un gradino della scalinata. Una storia folle, complessa e ricca di eventi e di personaggi, alcuni tra i più classici, altri più satirici, altri ancora frutto soltanto della fantasia dell’autore.
Questo è uno dei motivi per cui gli appassionati di Groening potrebbero criticare questo suo ultimo lavoro, ma superato lo scoglio iniziale è facile affezionarsi a Bean, ad Elfo, a Luci e anche a tutti i personaggi ricorrenti. In men che non si dica ci si ritrova a tifare per la protagonista che passa dall’essere immatura e irresponsabile alla vera eroina della storia. Disincanto si conferma essere una serie d’animazione ben fatta ed estremamente godibile, perfetta ora che si è conclusa per il binge watching senza attese tra una stagione e l’altra.
Disincanto
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- La'utore riesce costantemente a reinventarsi
- La storia segue un'escalation folle e brillante
Lati negativi
- Alcuni momenti sono più riusciti di altri, non tutti gli episodi hanno lo stesso mordente