Enea: la recensione del film di Pietro Castellitto – Venezia 80

Pietro Castellitto presenta in Concorso Enea, il suo secondo ambiziosissimo lungometraggio, al cinema dal 25 gennaio 2024

È Enea, secondo lungometraggio diretto da Pietro Castellitto (qui il trailer), il quarto italiano in Concorso a Venezia 80. Dopo l’esordio in sezione Orizzonti nel 2020 con I predatori, premiato per la Miglior sceneggiatura, Castellitto torna al Lido con un progetto ambizioso e alza notevolmente il tiro con un film che, per citare le sue stesse parole, è “un gangster movie senza gangster” ambientato a Roma Nord. Quella Roma Nord che tempo fa Castellitto aveva paragonato al Vietnam, un luogo “feroce” che svezza chi vi è nato senza fare troppi complimenti. Enea ha l’impronta de I predatori e un impianto che spesso e volentieri sembra peccare consapevolmente di hybris. Un film frutto della visione – unica nel panorama italiano – del trentaduenne attore, sceneggiatore e regista che pure risente dell’influenza manifesta di Paolo Sorrentino e di Luca Guadagnino, che produce con la sua Frenesy Film Company.

Enea (Pietro Castellitto) è un trentenne nato e cresciuto in una famiglia dell’alta borghesia romana. La madre (Chiara Noschese) conduce una rubrica tv sui libri, il padre (Sergio Castellitto) è uno psichiatra, il fratello adolescente è un ragazzino che dorme ancora nel letto con mamma e papà e che a scuola le prende. Sigaretta elettronica in bocca e auricolari bluetooth costantemente piantati nelle orecchie, Enea spaccia quantitativi mostruosi di cocaina insieme al suo amico Valentino (il rapper Tutti Fenomeni, al secolo Giorgio Quarzo Guarascio) per conto del boss Giordano (Adamo Dionisi). Quando conosce Eva (Benedetta Porcaroli), con la sua bellezza in grado di rendere la vita “leggera come una nuvola” scopre un amore salvifico e prova a cambiare rotta.

Indice:

Lo sguardo di Pietro Castellitto sulla famiglia si fa ancora più spinto e portato all’estremo – Enea, la recensione

Se in Adagio di Stefano Sollima, anch’esso in Concorso a Venezia, avevamo visto una Roma distopica da fine del mondo, in Enea ritroviamo una città decadente e corrotta in stile La grande bellezza. Il nostro protagonista è in costante movimento in questo enorme teatro, che gli dà l’illusione di poter vincere, di essere qualcuno, di poter sfruttare quel fascino che dovrebbe rendere immortali le persone attraenti. A fare da contrasto all’ipertrofica energia di Enea ci sono i suoi genitori, intrappolati in un immobilismo che pare essere generazionale, in balia di un mondo che non capiscono e che li rende inebetiti e ridicoli. Lo sguardo di Castellitto sulla famiglia, già fondamentale nel suo film d’esordio, qui si fa ancora più spinto e portato all’estremo.

La famiglia, che per Enea avrebbe senso di esistere solo sotto forma di clan, è rappresentata da Castellitto come un grottesco concentrato di inadeguatezze, completamente alla deriva. Basti prendere ad esempio il personaggio interpretato da Sergio Castellitto, che prova a dispensare saggezza da mentore con i suoi giovani pazienti, ma che all’atto pratico è incapace di gestirsi e di comprendere quel che accade attorno a sé. Ed è un piacere ritrovare Castellitto senior in una prova eccellente, alle prese con un personaggio che verrebbe voglia di abbracciare tanto quanto di prendere a schiaffi. Soprattutto durante il commosso monologo che lo vede protagonista accanto ad un’altrettanto brava Chiara Noschese.

enea recensione

The Apartment Pictures, Vision Distribution, Frenesy Film Company

Tra commedia grottesca e gangster movie, Enea è un film completamente privo di mezze misure, che richiede a chi guarda di schierarsi apertamente

Tra commedia grottesca e gangster movie, Enea è un film completamente privo di mezze misure, che richiede a chi guarda di schierarsi apertamente. Non è film da gradimento con riserva, non è film da reazioni tiepide. Pietro Castellitto, con coraggio e ambizione, sforna una pellicola di quelle che si amano o si odiano. Di quelle in cui si sceglie di stare al gioco oppure no. Ed è un film che deve molto ad altri autori pur non perdendo la sua originalità e unicità di visione. Quello del cinema di Sorrentino più che un eco è un vero e proprio urlo a gran voce e non ci vuole un occhio particolarmente allenato per scovare qua e là un certo tarantinismo nei dialoghi, spesso e volentieri folgoranti.

Castellitto padroneggia con disinvoltura il registro del grottesco e dà libero sfogo a una creatività avvolgente e affascinante anche se a tratti un po’ larger than life. Perché se da un lato si rimane incantati di fronte alla carrellata di immagini suggestive e ai ben riusciti virtuosismi (privi quindi dell’accezione squalificante del termine), dall’altro si resta un po’ perplessi di fronte allo sviluppo di una storia che finisce per l’affossarsi su se stessa. Con la sensazione di un grosso potenziale un po’ sprecato, complice anche qualche problema di ritmo che finisce con l’affossare l’andamento del film. Fino ad arrivare ad un finale beffardo, poetico e sconvolgente, che schiera in campo – come se non ce ne fosse già abbastanza – anche una componente fantastica. Al cinema dal 25 gennaio 2024.

enea recensione

The Apartment Pictures, Vision Distribution, Frenesy Film Company

Enea

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Pietro Castellitto si conferma voce unica nel panorama italiano
  • Un film ambizioso e senza mezze misure con un finale beffardo, poetico e sconvolgente

Lati negativi

  • Si resta un po' perplessi di fronte allo sviluppo di una storia che, nella seconda parte, finisce per l'affossarsi su se stessa

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