Stagione di uragani: la recensione del sorprendente thriller messicano
Il film Netflix Stagione di uragani sorprende e coinvolge nella trama e nei significati che trasmette
Basato sul romanzo dell’autrice Fernanda Melchor, Stagione di uragani è diretto dalla regista messicana Elisa Miller, vincitrice della Palma d’Oro a Cannes nel 2007 per il cortometraggio Ver Llover. Interpretato da attori che, dal palcoscenico dei teatri passavano per la prima volta all’esperienza cinematografica, Stagione di uragani è un crime che fa di un efferato omicidio il pretesto per raccontare 5 storie, 5 vite, ognuna metafora di una realtà brutale e meschina. Disponibile su Netflix dal 1º novembre 2023, Stagione di uragani è un film da vedere, una delle migliori sorprese di Netflix degli ultimi mesi.
Indice
- Trama
- Un film emblematico carico di inquietudine e dramma
- Un crime a tutti gli effetti dove gli indizi si moltiplicano creando un quadro completo
Trama – Stagione di uragani, la recensione
Il cadavere di una donna viene trovato in un canale da un gruppo di bambini. Una ragazza in una stazione di polizia afferma di sapere chi è l’assassino, iniziando così a raccontare la storia della propria famiglia e di come questa sia collegata all’assassinio. Mentre racconta, il film passa a quegli stessi personaggi che lei giudica colpevoli, che diventano protagonisti della vicenda, raccontando la propria storia. È sempre lo stesso reato, la stessa situazione e gli stessi eventi, ma ogni volta si colorano e diversificano in base a chi li ha vissuti e come. Se la domanda inizialmente è chi ha ucciso la donna, le risposte che il film si pone di dare sono altre: cosa nascondono questi giovani? E perché una di loro è convinta di sapere chi sono i colpevoli? Chi ha compromesso la vita della quattordicenne incinta arrivata nel villaggio per sfuggire ai maltrattamenti della famiglia? Ma soprattutto: come sono collegate queste storie? Esistenze segnate, violenze e umiliazioni, feste disorientanti e sostanze stupefacenti facilmente reperibili e una leggenda che spaventa e ammalia gli abitanti del villaggio di La Matosa, dove dilagano povertà e ferocia.
Un film emblematico carico di inquietudine e dramma – Stagione di uragani, la recensione
Una sorpresa il film Netflix Stagione di uragani che parte con lentezza, pronto a un’immobilità inesorabile e poco concentrata sugli eventi, per poi stupire già dopo i primi 15 minuti. La stessa tecnica, che può apparire eccessivamente semplice e quasi amatoriale, trova un suo significato e soprattutto un suo punto d’arrivo. I corpi giovani di ragazzi già provati e martoriati da violenze sessuali, maltrattamenti, abusi di ogni tipo e soprusi, si muovono in un luogo dove la normalità e lo scorrere del tempo è fatto di miseria, immoralità, luoghi lerci, luridi, dove è prima fra tutti l’anima ad essere intaccata. Nel cuore più rurale del Messico, nel fittizio villaggio di La Matosa un’antica leggenda fa di una donna transgender che nella sua casa guarisce e libera i giovani che le fanno visita, una strega amata e temuta, portatrice di malefici, disgrazie e custode di un tesoro di cui vi è un’assurda e assoluta certezza. Con ottime interpretazioni e una regia che alterna campi lunghi e primi piani, Stagione di uragani è un film che svela e si rivela nel corso di una storia che dura pochi giorni, attraverso punti di vista diversi e che solo alla fine chiariscono ogni singolo dettaglio.
Intere nottate passate in una villa povera, spoglia, immersa nella foresta, tra luci soffuse, droga e sesso, dove ogni inibizione, ogni repressione, ogni odio e ogni sensazione di opprimente noia cede alla tentazione. La strega diventa così la via verso la perdizione, la calma e il benessere di quei momenti in cui è ciò che scorre nelle vene a rendere realmente vivi. Allo stesso modo la strega è anche la guaritrice alla quale rivolgersi per avere qualsiasi antidoto, qualsiasi veleno, a cui spesso a farne le spese sono i più giovani, le donne, le figure indifese da anni abituate a umiliazioni e violenze, fisiche e verbali, alle quali non ha senso reagire. E mentre il personaggio della strega all’inizio è solo una sagoma spettrale, invisibile, che appare e scompare nei meandri della fitta vegetazione che circonda il villaggio, si trasforma poi anche nel simbolo di un’omofobia disinteressata, nell’emblema di tutti i mali, nell’unica che tra sacrilegi e incantesimi potrebbe aver portato dolore e sofferenza nella vita di chi vi è entrato in contatto. Ma il male di cui si tratta è un male che, giorno dopo giorno, nei momenti più felici e in quelli più drammatici, riesce a insinuarsi da solo nell’interiorità dei personaggi, in un terreno già fertile.
Un crime a tutti gli effetti dove gli indizi si moltiplicano creando un quadro completo – Stagione di uragani, la recensione
Per quanto tutto questo avrebbe già reso Stagione di uragani un film carico non solo d’intensità e di dramma, insieme ai temi di violenza, crudeltà e di un’esistenza ai limiti della disumanità, ma anche denso di valori, di contenuti e di profondi significati, il film di Elsa Miller è anche molto altro. All’interno di un mondo che appare lontano, nel tempo, nello spazio e nello stile di vita, si svolge un crime detection, dove l’indagine non è condotta dagli organi di polizia, ma da uno spettatore ignaro che osserva le vite di 5 giovani, tutti irrimediabilmente e inconsapevolmente legati a un personaggio che si vedrà solo alla fine, della quale si sa già il triste destino e che oltre a motore della storia è anche unico tassello capace di collegare ognuno dei protagonisti. Le vite di questi 5 giovani si intrecciano così tra amori, amicizia, dissidi e vendetta. Scena dopo scena diventa chiaro chi ha commesso il reato, chi ha parlato, chi ha avuto la propria rivalsa, chi sopravvivrà, chi non ce l’ha fatta e chi pagherà le conseguenze di tutto.
Stagione di uragani (qui il trailer) non è solo la scoperta di cosa è accaduto, ma anche delle esistenze già segnate di 5 giovanissimi. Tra esoterico e horror, arcano e misterioso, Stagione di uragani è un film affascinante, suggestivo, ricco di magia e stregoneria, dove l’ignoto è occulto, malefico, spaventoso e, come un tempo, si può sconfiggere solo con il fuoco, un fuoco che brucia in tutto il villaggio, che le piogge improvvise e impetuose non spengono. Un fuoco il cui fumo si innalza da discariche a cielo aperto, inondando l’ambiente circostante, rendendo il cielo denso di una nube turpe, ignobile, fetida, mostruosa. Una nuvola oscura che si aggroviglia e confonde con quella sabbia e quella terra bruciata che venti e uragani sollevano, creando un disegno ramato, stupendo, che si colora e modella nel cielo, rendendo sempre più difficile distinguere di quale delle due nubi si tratti. Grigio e rosa e nero e arancio si mischiano, la distinzione tra l’una e l’altra nuvola di fumo diventa sempre più labile e si palesa il significato simbolico di quella sottile linea che separa l’alba dal tramonto, il crimine dalla giustizia, la rabbia dalla vendetta, la luce dal buio, il bene dal male.
Stagione di uragani
Voto - 8
8
Lati positivi
- Un crime detection dove l'indagine avviene attraverso le vite dei protagonisti
- Un'atmosfera magica ed esoterica nella povertà di un villaggio del Messico
Lati negativi
- Inizialmente troppo lento