Gen V: recensione della prima stagione
Gen V riesce a inserirsi nell'universo narrativo già consolidato di The Boys riuscendo comunque a costruire una propria identità.
Gen V, la nuova serie di Amazon Prime Video creata da Eric Kripke, Craig Rosenberg ed Evan Goldberg, dopo dei primi episodi entusiasmanti riesce ad alzare nuovamente l’asticella delle aspettative grazie a una narrazione a montagne russe, una commedia che sfiora il grottesco e un cast di personaggi sfaccettati.
Gen V riesce nel difficile compito di inserirsi in un universo narrativo già consolidato riuscendo comunque a costruirsi una propria identità.
Indice
L’eredità di The Boys – Gen V, la recensione
Dato il finale, le possibilità che Gen V entri di diritto nell’universo di The Boys è palpabile. Già dal primo episodio, la serie ha espresso la chiara intenzione di essere un tassello fondamentale per quello che sa diventando un universo narrativo complesso, ma il mondo di The Boys era sempre rimasto sullo sfondo. Andando avanti – specialmente alla luce dell’ultima puntata – questa complessità riguarda non soltanto le leggi non scritte della società in cui i supereroi e gli aspiranti tali vivono, ma anche i personaggi stessi.
Non si deve, però, commettere l’errore di valutarla solamente in relazione alla sua “sorella maggiore” con cui ha un mondo condiviso basato sulle medesime regole narrative, ma Gen V riesce a prendere le distanze quel tanto che basta per creare una serie a tutto tondo e non una copia girata esclusivamente per cavalcare l’onda del successo.
Un teen drama adulto – Gen V, la recensione
Come dicevamo nella recensione dei primi episodi, Gen V vuole miscelare le peculiarità dei teen drama con delle tematiche più adulte in modo non solamente di espandere, banalmente, il proprio target di riferimento, ma anche per mettere un primo tassello a quello che è un mondo completamente diverso dal nostro dove i poteri non solo esistono e fanno parte della quotidianità, ma hanno accentuato una piramide gerarchica aggiungendo un ulteriore piano alla catena alimentare del potere. Dove prima c’erano uomini potenti, ma comunque umani, ora ci sono i super. Inarrestabili e con le spalle coperte da esseri umani senza poteri, per tre stagioni di The Boys hanno dettato legge.
In Gen V, invece, i protagonisti sono giovani adulti che non sono ancora marchiati dall’ambizione e dalla sete di potere che, al contrario, spetta agli adulti. C’è una forte differenza tra le ultime puntate di The Boys in cui anche i cosiddetti buoni – formati per lo più da antieroi che da eroi con l’armatura scintillante e solidi principi – hanno ceduto al fascino del Compound V e il gruppo protagonista di Gen V. Questi ultimi tentano in tutti i modi di aiutare gli altri, di far squadra e di mettere da parte, quando ci sono, i dissapori tra di loro così da far evolvere costantemente le dinamiche del gruppo ed evitare una narrazione stagnante.
Una narrazione a montagne russe – Gen V, la recensione
Gen V riesce a differenziarsi grazie all’effetto sorpresa. Dopo un inizio puramente introduttivo in cui le prime puntate si prendono il loro tempo per spiegare come sarebbe il college per diventare super, con i primi sogni che vanno già in frantumi quando si scopre che la facoltà di spettacolo è molto più fiorente dell’ambita sezione per combattere il crimine, e per presentare i personaggi, il resto della stagione è una vera e propria montagna russa. La serie non cade nel facile errore di mostrare esclusivamente la vita dei giovani super o le loro storie d’amore e d’amicizia, ma riesce ad introdurre tutte queste sfumature in una storia coesa e che diventa via via sempre più complessa.
Tutti loro, a partire proprio dalla protagonista Marie, agiscono spinti da motivazioni più profonde rispetto alla sola sete di potere e all’ambizione. Se all’inizio i primi posti della classifica dei miglior studenti fa gola, ben presto il Bosco e i misteri che la scuola nasconde prendono il sopravvento. Ed è grazie a questi continui escamotage che Gen V riesce a mantenere l’attenzione del pubblico e, contemporaneamente, a svelare le sfumature dei personaggi tramite le loro azioni e le loro reazioni alle sfide che incontrano.
In conclusione – Gen V, la recensione
Che dietro al progetto ci siano persone che sanno come scrivere è palese nella costruzione di una narrazione che procede salendo sempre di più e non permette che nessuna puntata sia solamente un palliativo o una mera ora di riempimento. Per far questo, le carte vengono nuovamente rimescolate ad appena due puntate dalla fine in modo simile a come era successo per il finale del pilot che, ora possiamo dirlo con certezza, ha stabilito il livello dell’intera stagione.
Questo non vuol dire, però, che Gen V si prende troppo sul serio, anzi. La storia rimane fermamente ancorata ad una narrazione che è puramente d’intrattenimento e che riesce a dosare la commedia grottesca con l’action. La miscela che riesce a rendere la serie così godibile è il non prendersi troppo sul serio, ma al tempo stesso non lasciare nulla al caso. Più si va avanti e il mistero si infittisce, più i personaggi mostrano i loro veri bisogni, i loro stimoli e cosa li spinge ad agire svelando sempre di più il loro vero io nel modo migliore che una serie potrebbe fare: mostrando.
Gen V
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Gen V riesce ad unire le caratteistiche di The Boys e tutto il suo mondo narrativo, ma riuscendo a costruirsi una propria identità
- La dinamica tra i personaggi che diventa man mano sempre più complessa
- La narrazione procede per conflitti e cliffhanger