Analog Squad: recensione della commedia drammatica Netflix
Ambientata negli anni 2000, Analog Squad è una nuova commedia (drammatica) tailandese targata Netflix
Una crisi economica e la mancanza di telefoni: Analog Squad è la serie tailandese arrivata su Netflix il 7 Dicembre e ambientata negli anni 2000. Una commedia diversa e anche differente dal solito, che utilizza l’ironia mescolata alla drammaticità per raccontare una storia distante ma, allo stesso tempo, vicina ai nostri giorni per certi versi. Cosa ne pensiamo? Ve lo diciamo in questa recensione.
Indice
- Trama
- Una serie tailandese che utilizza uno stile narrativo diverso dal solito
- Tutto è un disastro ma organizzato perfettamente
- Conclusioni
Trama – Analog Squad recensione
Ambientata negli anni 2000, in un periodo privo dei moderni telefoni cellulari, dopo una crisi economica e una svalutazione della moneta in Thailandia, Analog Squad racconta la storia di Pond. Lui è un uomo di mezza età con un rapporto ormai spezzato con il padre malato. Desiderando di rivedere almeno un’ultima volta l’amato genitore, Pond escogita un piano audace: formare una famiglia improvvisata. Così convince prima la sua ex fidanzata Lily a fingersi sua moglie e madre dei suoi finti figli. La squadra si completa così con l’inclusione di Keg, un adolescente impiegato in un’azienda di assistenza personale, e Bung, una ragazza dallo spirito libero proprietaria di un negozio di noleggio video. Mentre cercano di agire come una famiglia unita (solo sulla carta), le loro vite si intrecciano in una commedia che sfiora il dramma, aprendoci la strada a una serie di scoperte e apprendimenti sulla vera essenza della famiglia.
Una serie tailandese che utilizza uno stile narrativo diverso dal solito – Analog Squad recensione
Analog Squad si presenta come un prodotto diverso dal solito, una fusione di commedia e dramma ambientata in un periodo storico intrigante. La serie si snoda attraverso una trama ben congegnata, che, con attenzione per la sceneggiatura e personaggi, approfondisce in ogni episodio delle dinamiche familiari dalle sfumature, spesso, drammatiche. Quella che sembrava, inizialmente, una commedia leggera, risulta così rivelarsi più profonda e spessa, mostrando un lato drammatico che non ci aspettavamo di vedere.
A questo contorno di situazioni familiari difficile si aggiunge, poi, la personalità dei personaggi. Tutti, più o meno, vengono approfonditi, mostrando facce diverse e controverse degli stessi e facendoci legare con loro. Un elemento che, se confrontiamo questa commedia drammatica con altri prodotti del suo genere, le fa guadagnare sicuramente qualche punto in più, non rendendola la solita storia già vista e con le solite dinamiche.
La scelta di ambientare la narrazione negli anni 2000, prima dell’avvento dei telefoni cellulari, si rivela un’aggiunta interessante, offrendo uno sguardo nostalgico e ricco di sfumature sulla Thailandia del tempo, facendo spesso riflessioni sulla situazione sociale dell’epoca. La storia, incentrata su una famiglia improvvisata, si sviluppa in modo coerente e con umorismo, portando gli spettatori attraverso un viaggio emotivo con momenti divertenti e toccanti. La serie riesce a bilanciare la prospettiva storica senza perdere di vista la centralità dei personaggi, rendendo ogni episodio interessante e focalizzato sul punto centrale della narrazione.
Tutto è un disastro ma organizzato perfettamente – Analog Squad recensione
Il nucleo della serie è il personaggio di Pond, interpretato da Nopachai Jayanama, che è portatore principale della drammaticità e della profondità nella trama. Ma non per questo i personaggi secondari che lo circondano vengono messi in secondo piano, anzi. Tutti vengono approfonditi e, soprattutto, nessuno di loro viene presentato come perfetto.
Nessuno, nella storia, potrebbe essere definito senza colpe o, semplicemente, integro. Come ogni essere umano, anche questi personaggi hanno le loro luci ed ombre. Ma nonostante le loro imperfezioni il regista e gli sceneggiatori non intervengono per giudicarli, lasciando che sia, piuttosto, il pubblico a farlo. Saremo noi, quindi, a farci un’idea di ogni personaggio, senza l’influenza di una narrazione invasiva o di allusioni che possano metterli in buona e cattiva luce.
In Analog Squad, i temi sono centrali e penetranti: ci confrontiamo con l’angoscia del futuro ma al contempo alimentiamo la speranza che il nuovo millennio possa superare il passato. Sebbene con il senno del poi possiamo renderci conto di sbagliare, la figura di Pond, intrecciandosi con Lilly, Keg e Bung, si configura come l’archetipo di un uomo che tenta di rammendare il tessuto temporale, cercando una seconda opportunità affettiva. Ogni personaggio viene scritto per interagire con gli altri, per intrecciarsi con le altre narrazioni e, soprattutto, per conquistare l’apprezzamento del pubblico. Creando così una storia interessante e più profonda di quel che potevamo pensare.
Conclusioni – Analog Squad recensione
Alla fine della nostra recensione, possiamo dire che Analog Squad si afferma come una produzione televisiva dai buoni spunti narrativi e con una buona sceneggiatura che va al di là delle aspettative. Una trama avvincente, un cast ben costruito e una regia intelligente convergono per creare un’esperienza di visione memorabile. Questa serie tailandese su Netflix si distingue, spiccando da altri prodotti dello stesso genere, per la sua capacità di coinvolgimento e la rappresentazione di un’epoca passata, vista con leggera nostalgia.
Analog Squad
Voto - 7
7
Lati positivi
- Una commedia non superficiale
- Buon approfondimento dei personaggi
Lati negativi
- La fotografia poco convincente
- Alcuni dialoghi lasciano a desiderare