Reacher: recensione dei primi episodi della seconda stagione
Il detective militare Jack Reacher torna in grande stile su Prime Video con una nuova stagione che sembra confermare i pregi della precedente
Dal 15 dicembre torna su Prime Video, con i primi tre episodi, la nuova stagione di Reacher, il crime drama dedicato al detective vagabondo dall’intuito sopraffino e dalla stazza ragguardevole nato dalla penna dello scrittore Lee Child. Una seconda annata che si preannuncia all’altezza – se non migliore – della precedente e che rimette l’eroe interpretato da un sempre più imponente e in parte Alan Ritchson al centro di un altro intricatissimo caso, ancora una volta legato al passato del protagonista.
Adattata per lo schermo sempre da Nick Santora, Reacher si ispira questa volta all’undicesimo romanzo della serie, “Vendetta a freddo”, catapultando l’ex ufficiale e investigatore speciale tra New York e il New Jersey, nel bel mezzo di una serie di omicidi che coinvolgono il gruppo dei suoi ex commilitoni. L’occasione perfetta per Reacher di indagare, ancora una volta, assieme ai suoi vecchi amici e per noi di ritrovare uno dei migliori personaggi action della serialità recente.
Indice:
Trama – Reacher recensione
Un uomo viene lanciato da un elicottero in volo. A indagare sulla sua morte viene chiamato, dall’amica ed ex compagna d’armi Frances Neagley (Maria Sten), Jack Reacher. L’uomo era infatti Calvin Franz (Luke Bilyk), ex membro, in passato, della 110° compagnia dell’esercito, un corpo speciale di investigatori della polizia militare comandato proprio dal maggiore Reacher. Non ci vorrà molto all’abile detective per capire che a essere sotto il mirino dei killer sconosciuti è però buona parte del gruppo dei suoi ex commilitoni, forse coinvolti in affari non troppo chiari con individui non troppo raccomandabili.
Riunendo i compagni rimasti, Neagley, Karla Dixon (Serinda Swan) e David O’Donnell (Shaun Sipos), Reacher inizia così una indagine serrata e senza esclusioni di colpi tra sobborghi e mercenari, casinò e terroristi, cercando di far luce sul passato dei suoi vecchi amici, alla ricerca dei responsabili della loro morte e di risposte che, ne siamo certi, non tarderanno ad arrivare.
Squadra che vince
Lo avevamo lasciato in Georgia, alle prese con l’omicidio di suo fratello e con un complotto criminale più grande di lui, e lo ritroviamo ora a New York, immerso fino al collo in un nuovo intricato caso ancora una volta legato a doppio filo ai suoi affetti e al suo passato. Per Jack Reacher, del resto, non c’è mai un attimo di riposo, impegnato com’è, da buon cavaliere solitario, a girare in lungo e in largo l’America e a risolvere crimini, possibilmente nella maniera più pratica e brutale che gli sia consentita.
Una formula vincente che ritorna, senza troppi scossoni, anche nei primi episodi di questa seconda stagione, contrapponendo a Reacher e ai suoi compagni l’ennesimo complotto criminale e un nuovo, spietato nemico (Robert Patrick, nientemeno che il T-1000 di Terminator 2). Tra indagini intricate, ritmo sostenuto e scene d’azione abbondanti e ben gestite Reacher utilizza così tutto quello che gli serve per farci risentire subito a casa, rigettandoci nel suo mondo fatto di criminali senza scrupoli e militari tutti d’un pezzo.
Un respiro corale
Ma, nonostante la riproposizione della formula vincente della precedente annata, la serie pare lontana dall’essere solamente un calco della prima stagione. Lo conferma, ad esempio, la decisione di promuovere i personaggi di contorno (già importanti nella prima stagione) a veri e propri co-protagonisti, dando un respiro più corale alla vicenda senza per questo togliere centralità alla figura di Jack. È proprio Reacher, d’altronde – complice forse la sempre maggiore dimestichezza di Ritchson con il personaggio -, a diventare più sfaccettato, colorando di inedite sfumature emotive il suo volto (quasi) imperturbabile.
Gestendo sapientemente l’alternanza di toni, il dramma a momenti di scherzoso alleggerimento, Reacher diventa così una serie coinvolgente su più livelli, tanto sul piano di un intreccio complesso ma godibile, tanto su quello di una caratterizzazione dei personaggi capace di renderli decisamente tridimensionali. Il tutto racchiuso in una confezione solida e compatta, senza sbandamenti o tempi morti, eccessive digressioni o cali di tensione.
Cuore action
Ovviamente, però, a far spiccare Reacher al di sopra dei tanti prodotti dello stesso genere, è ancora una volta la sua anima action. Dalla cura della messa in scena al ritmo costante, le sequenze d’azione di questa prima parte di stagione sono tante e ben gestite, confermandosi il vero cuore di una storia comunque ben scritta e costruita ma che, senza il giusto coinvolgimento, avrebbe rischiato di crollare sotto il peso del suo caso non proprio semplicissimo.
Quello che esce dalla visione di questi primi episodi sembra allora confermare come il personaggio di Lee Child abbia finalmente trovato la sua incarnazione perfetta. Una serie fedele allo spirito del materiale originario ma che sa mantenere una sua autonomia, una sua cifra stilistica e tematica chiara e precisa. Attenta tanto alla componente thriller e action quanto alle motivazioni e ai sentimenti dei suoi personaggi. Forte della presenza di un protagonista a suo modo unico nel suo genere.
Reacher
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Dopo la visione di questi primi episodi la serie sembra confermare i pregi della precedente stagione, dall'ottima gestione delle scene d'azione alla costruzione di un intreccio interessante e credibile
- Alan Ritchson è sempre più convincente come Reacher e regala al personaggio nuove sfaccettature
Lati negativi
- Con tutta la carne che la serie mette sul fuoco non è scontato che alla fine riesca a mantenere tutte le promesse