The Gilded Age 2: recensione del period drama di HBO
Julian Fellowes si riconferma essere un ottimo scrittore di period drama con una seconda stagione innovativa che si concentra ancora una volta su una New York in pieno fermento
The Gilded Age ha già dato prova di essere un period drama ottimo e creativo che punta ad un nuovo punto di vista piuttosto che limitarsi nel romanticizzare l’epoca vittoriana, i matrimoni combinati su base principalmente economica e le disparità di classi sociali. Julian Fellowes dimostra di essere notevolmente migliorato da Downton Abbey e lo ha fatto in grande stile. Questa seconda stagione – uscita con appuntamento settimanale quasi in contemporanea con l’America – alza l’asticella e riesce nel difficile compito di continuare le storyline iniziate in precedenza aggiungendo del dramma ben dosato e un contesto storico che continua ad essere affascinante.
Indice
Il suo punto di forza – The Gilded Age 2, la recensione
Il punto di forza di The Gilded Age è quello di riuscirsi a distaccare dalla maggior parte dei period drama riuscendo a miscelare le caratteristiche tipiche di questo genere con un punto di vista nuovo e una spiccata originalità nella sceneggiatura. The Gilded Age fa della New York del 1800 una vera e propria protagonista con le sue innovazioni, le tecnologie che hanno rivoluzionato la quotidianità e, in special modo, la profonda spaccatura e il mutamento della società stessa.
In quegli anni, la società newyorkese si lascia alle spalle le rigide dottrine della vecchia guardia composta da famiglie con un’ottima e ancora un più convincente buon nome ereditato di generazione in generazione e dà il benvenuto a coloro di umili origini che sono riusciti ad acquisire uno status di fama. La famiglia Russell ne rappresenta l’emblema e la loro corsa ad una posizione sociale di prestigio nasce dall’ambizione di Miss Russell e di suo marito, la prima impegnata nel elevare il loro cognome tra l’élite di New York mentre George Russell è votato alla costruzione di un capitale senza precedenti, anche sulle spalle della manodopera.
Ritratto dell’America del 1800 – The Gilded Age 2, la recensione
La gerarchia sociale rappresentata da The Gilded Age si divide sempre di più, mostrando come i protagonisti vivano in un periodo di forte fermento. La famiglia van Rhjin, dipinto di un’America basata esclusivamente sulla reputazione ereditata, non rappresenta più un faro di speranza per i vecchi ricchi né tantomeno una vera e propria contraddizione ai Russell, ma sono il risultato di un declino lento quanto inesorabile.
Questa seconda stagione si concentra nel mostrare proprio questo: un cambiamento inevitabile che conduce sul podio ben pochi e costringe nella miseria molti altri. È il caso degli operai assunti da George Russell che vivono una vita di stenti sebbene lavorino 12 ore al giorno in condizioni disumane. The Gilded Age non adotta uno sguardo imparziale e, sebbene scivoli nella critica, in realtà spinge nel voler far empatizzare con la borghesia, anche se è composta da persone ipocrite e sfruttatori. Lo fa comunque in maniera leggera, soffermandosi anche sul lato più umano anche dei personaggi peggiori.
La creatività della serie di Julian Fellowes – The Gilded Age 2, la recensione
Il grande merito di questa seconda stagione di The Gilded Age è il prendersi dei rischi. Le storie d’amore sono secondarie alle battaglie per il posto a tavola più vicino alle persone che contano, le dichiarazione d’amore sono meno attese dello scoprire quale sarà la prossima mossa di Miss Russell. The Gilded Age non vuole richiamare alla mente serie come Bridgerton o Sanditon, anzi se ne discosta apertamente dando voce agli outsider di queste tipologie di narrazioni: da Miss Scott, una giovane scrittrice nera che lavora per un giornale, a Miss Brook che scopre la bellezza dell’indipendenza economica frutto del proprio lavoro.
Ma, soprattutto, i giovani non sono al centro della scena. Siamo abituati a vedere giovani ragazze al ridosso dei propri 20 anni essere corteggiati da ragazzi di una decina d’anni più grandi, misteriosi e senza nessuna intenzione di sposarsi finché la persona giusta non li fa cambiare idea. In The Gilded Age sono gli adulti a tenere le redini del gioco. Le matriarche dei van Rhjin sono due donne anziane, i Russell si poggiano su George e Bertha, entrambi vicini alla mezza età, così come sono adulti ogni personaggio di spicco nella società.
The Gilded Age
Voto - 8
8
Lati positivi
- Il racconto della società newyorkese divisa tra classi sociali
- I personaggi ben caratterizzati
- La creatività nel volersi distanziare dagli altri period drama
- Alcune storyline secondarie sono meno riuscite di altre
Lati negativi