Griselda, la recensione della serie Netflix con Sofia Vergara
La recensione di Griselda, miniserie drammatica sulla Madrina dei Narcos con protagonista Sofia Vergara
Sofia Vergara è la Madrina del narcotraffico nella nuova miniserie Netflix Griselda, disponibile in catalogo da giovedì 25 gennaio. Sei episodi, dai creatori di Narcos, per raccontare una storia di affermazione femminile in salsa criminale, la storia di Griselda Blanco, una dei boss del narcotraffico più potenti di sempre, l’unica persona in grado di infondere un sacro terrore perfino in Pablo Escobar. Vergara si confronta per la prima volta con un ruolo drammatico sfaccettato, complesso, controverso e, lo diciamo sin da subito, dà vita a un’ottima performance, scomparendo (quasi) del tutto per incarnare una donna tanto affascinante e carismatica quanto terrificante e spietata. Eric Newman e Andrés Baiz, quest’ultimo anche regista di tutti gli episodi, conoscono bene la materia che trattano e con Griselda raccontano quel mondo già visto in Narcos assumendo una prospettiva differente e concentrando la storia sul percorso di una donna ambiziosa mettendone il luce le sfaccettature, i volti, i ruoli. Griselda Blanco come madre e Madrina, come donna desiderosa di affermarsi in un mondo dominato dagli uomini, affamata e dipendente dal potere che ha acquisito costruendo un vero e proprio impero.
Accanto a Sofia Vergara troviamo un cast di tutto rispetto che comprende Alberto Guerra, Vanessa Ferlito, Christian Tappan, Martín Rodríguez, Juliana Aidén Martinez, Camilo Jimenez Varon, Julieth Restrepo, Gabriel Sloyer e Maximiliano Hernández.
Indice:
- “L’unico uomo che io abbia mai temuto era una donna di nome Griselda Blanco”
- La Madrina
- Due donne contro
“L’unico uomo che io abbia mai temuto era una donna di nome Griselda Blanco”
“L’unico uomo che io abbia mai temuto era una donna di nome Griselda Blanco”. È con queste parole, che riprendono una citazione di Pablo Escobar, che si apre Griselda, mettendo subito le cose in chiaro. Le vicende si aprono nel 1978, in Colombia. Griselda Blanco ha trascorso una decina di anni accanto a suo marito Alberto tra Medellin e New York, coadiuvandolo (in posizione defilata e subalterna) nella gestione del traffico di droga internazionale. Ha alle spalle un passato da prostituta, ha tre figli e facciamo la sua conoscenza mentre, da Medellin, parte alla volta di Miami con lo scopo di rifarsi una vita. Ripartire da zero puntando in alto, con l’obiettivo di affermarsi, costi quel che costi, proteggendo e garantendo un futuro alla sua famiglia.
Quella raccontata in Griselda è una parabola ascendente e discendente, fatta di alti e bassi, di rovinose cadute e di vertiginose rinascite. Fino ai vertici di una piramide criminale colossale, in una posizione di dominio assoluto da mantenere ad ogni costo e senza scendere a compromessi, senza paura di versare fiumi di sangue né di mettersi di traverso tutti gli uomini che occupavano quella stessa posizione di dominio prima di lei. Soprusi e tradimenti sono benzina sul fuoco della sua motivazione ma col tempo diventano, insieme con la paura e la paranoia, una miscela esplosiva e letale. Il potere diventa una dipendenza, la fame e l’ambizione diventano insaziabili e quelle caratteristiche che l’hanno portata in vetta spingono Griselda verso un baratro tanto profondo quanto è stata alta l’ascesa.
La Madrina – Griselda recensione
Pur non lesinando sulle efferatezze compiute dalla donna nel corso della sua storia, scrittura e regia tendono a mettere esplicitamente in luce il lato umano della protagonista. Qui Griselda Blanco non è un personaggio completamente e solo negativo. Regina del narcotraffico e mandante di omicidi, ma anche madre affettuosa e donna dal passato segnato da traumi e violenze, decisa ad affermare la propria posizione combattendo senza farsi intimidire e facendo di tutto per proteggere le persone a lei care. È la Madrina che tiene in pugno il mercato della droga a Miami ed è la Madrina che garantisce cura e protezione a chi lavora per lei e chi le sta accanto. Non c’è dubbio che quello di Blanco sia un personaggio affascinante, particolarmente stimolante da raccontare e sebbene sia chiaro che la serie Netflix sia lontana dall’apologia, è altrettanto lampante l’intento di muovere a una certa empatia.
E parlando di fascino, quello di Sofia Vergara è totale. Vergara, anche produttrice della serie, è semplicemente straordinaria e in ogni frame traspare come l’attrice si sia messa completamente al servizio del racconto di questo difficilissimo personaggio. Sofia sparisce per diventare Griselda, ma la sua è ben lontana dall’essere una semplice imitazione, è una vera e propria trasformazione per dare corpo e cuore ad ogni sfumatura. L’attrice dà sfoggio di una grande padronanza nel dar vita a una vastissima gamma di emozioni, che colora con la sua impronta marcata, certamente non lavorando per sottrazione, ma con un’intensità in questo caso giustissima. A completare un quadro di mimesi totale, l’ottimo lavoro sul fronte trucco e acconciature, che va di pari passo con la cura minuziosa nel ricostruire – con i costumi, le scenografie, ma anche con la colonna sonora – gli ambienti e le atmosfere della Miami anni Settanta e Ottanta.
Due donne contro – Griselda recensione
Con una soluzione che accomuna spesso questo genere di storie, Griselda affianca alla narrazione principale la storyline parallela dell’agente June Hawkins (Juliana Aidén Martinez), un’analista in forze alla omicidi di Miami che se fosse per i colleghi maschi si limiterebbe a sorridere e servire caffè. June deve farsi largo in un ambiente ostile, faticare per essere presa sul serio nonostante le sue intuizioni siano spesso vincenti. Come nel caso che la porta sulle tracce di Griselda Blanco ed è qui che queste due donne contro (tra di loro e contro chi le sottovaluta) entrano in contatto, con due storie che procedono su due binari paralleli, che parlano entrambi di emancipazione e indipendenza, di voglia di affermarsi e obiettivi da raggiungere.
Col procedere della storia il personaggio di June diventa sempre più interessante, nonché funzionale allo sviluppo della trama, al punto da avere un peso via via crescente all’interno degli episodi finali. Risultano invece un po’ sacrificati alcuni personaggi secondari, come quello di Vanessa Ferlito (Carmen) o di Alberto Guerra (Dario), che pure secondario non è e che invece appare un po’ sacrificato, nonostante le sue interazioni con Griselda siano fondamentali. Griselda è una serie dall’alto livello produttivo, che racconta un altro lato del narcotraffico con una storia vera, seppur romanzata, dal grande impatto e potenza. Dal 25 gennaio su Netflix (qui il trailer).
Griselda
Voto - 7
7
Lati positivi
- Sofia Vergara, al confronto con un ruolo complesso e drammatico, è straordinaria
- Un racconto avvincente e potente impreziosito dall'ottimo lavoro dei comparti tecnici per restituire le atmosfere della Miami anni 70 e 80
Lati negativi
- Alcuni personaggi secondari avrebbero giovato di uno spazio maggiore, in particolare nel caso del Dario di Alberto Guerra