Spaceman: la recensione del film Netflix con Adam Sandler
Un film che ragiona su temi esistenziali, sul senso dell'amore e sulla complessità dell'animo umano: la nostra recensione di Spaceman con Adam Sandler
Disponibile nel catalogo Netflix di marzo 2024 a partire dal 1º marzo, Spaceman, con protagonista Adam Sandler, è diretto da Johan Renck, che negli anni ha curato la regia di alcuni episodi di celebri serie tv come Breaking Bad e The Walking Dead, dirigendo anche l’acclamata Chernobyl. Al suo secondo lungometraggio da regista, con Spaceman (qui il trailer) il regista, sceneggiatore e musicista svedese dirige una piccola opera d’arte, ottimamente interpretata e eccezionalmente scritta.
Indice:
Trama – Spaceman, la recensione
Jakub è da 8 mesi in viaggio nello spazio, da solo in una missione che dovrebbe portare a scoprire cosa sia realmente Chopra, quella nuvola misteriosa costituita da polvere e particelle mai identificate, apparsa 4 anni prima. La navicella spaziale nella quale viaggia si avvicina ogni giorno di più a Chopra e quelle particelle rosa fluorescenti che caratterizzano la nuvola iniziano a occupare l’interno della navicella, ma risultano anche impossibili da prendere, capaci di attraversare vetro, acciaio e qualsiasi altro materiale. Solo da 6 mesi e in crisi con la moglie Lenka, incinta, Jakub inizia a pensare di vedere e sentire cose che non esistono, temendo che quel suo essere isolato e vicino a Chopra gli stia facendo del male.
Quando un ragno gigante e parlante appare nella sua navicella, Jakub è convinto che sia tutto nella sua testa e che quel ragno sia frutto della sua immaginazione. Ma che sia così o no, Jakub e il ragno, che chiamerà Hanus, iniziano a passare i giorni insieme, avvicinandosi entrambi a Chopra, una nuvola che il ragno sembra conoscere. Come Jakub, anche Hanus è solo da tempo, fuggito dal suo pianeta assoggettato da altre forme aliene e ora alle prese con lo studio e l’esplorazione della specie umana, che lo incuriosisce, intriga e affascina. E che l’ha portato a incontrare Jakub. L’intelligenza e la capacità di leggere pensieri e sensazioni umane di Hanus costituisce un potere estremamente pericoloso per Jakub che forse, mai, è riuscito a guardare dentro se stesso.
Amore, solitudine e paura – Spaceman, la recensione
Spaceman si interroga su temi come la solitudine, il senso della vita e le scelte che ne determinano il corso. E lo fa nel confronto tra due figure appartenenti a specie diverse: quella umana e quella aliena. Hanus è l’ultimo esemplare di una forma di vita distrutta e nel tentativo di studiare gli umani, è stato il destino a condurlo da Jakub. Il ragno appare saggio, indagatore, acuto, a volte indiscreto e invadente, mosso da una curiosità e un istinto di esplorazione che va oltre la comprensione e l’analisi di altri esseri viventi. Hanus diventa terapeutico, fonte di informazioni e ingresso dei ricordi per Jakub. Che si trova così di fronte ad Hanus scoperto, nudo, costretto a dover condividere pensieri e sensazioni con un alieno estremamente intelligente, capace di entrare e percepire le emozioni e i meccanismi della memoria. Ma se il confronto era inizialmente forzato, diventa poi voluto, spontaneo, naturale, sentito. E sorprendente per entrambi.
Eccezionale e ispirata l’interpretazione di Adam Sandler, che dopo Diamanti grezzi, continuare a dare prova della sue doti attoriali e che qui è protagonista di un ruolo fortemente drammatico e limpido, quello di un uomo chiuso in se stesso, ma dove si intravedono, di tanto in tanto, barlumi di luce, scintille flebili, che diventano poi sempre più luminose. Ma mai abbastanza da irradiare realmente la propria luce. Spaceman parla di amore, isolamento, paura, vicinanza e egoismo. Ma soprattutto connessione, contatto, parola spesso associata ad umano, ma che si instaura tra due esseri completamente diversi, che riescono a trovare il modo di vivere e convivere insieme, parlare, scambiare idee e domande su qualcosa che nessuno dei due riesce a spiegarsi. Questa è Chopra, simbolo del mistero, della paura e del fascino dell’ignoto, del misterioso, di qualcosa che non solo non si conosce, ma che forse non si riuscirà a capire.
Quando immaginazione e fantasia diventano realtà – Spaceman, la recensione
Chopra è forse una parte di sé, di Jakub, che riesce ad addentrarsi nei meandri di una nube sconosciuta che da anni squarcia il cielo, ma che non riesce a interrogarsi sui suoi errori, su quelli della quotidianità di un amore che vacilla e rischia di spezzarsi per sempre. Viene il dubbio dell’effettiva presenza e realtà di Hanus. Ma non è questa la domanda principale di Spaceman, perché per Jakub e per chiunque ha vissuto la sua solitudine, Hanus è stato reale, importante, fondamentale, guida spirituale e interiore, incontro e confronto, dimostrazione di cosa voglia dire guardarsi dentro e affrontare anche e soprattutto ciò che spaventa. Spaceman è ambientato quasi interamente all’interno di una nave spaziale che lentamente si avvicina ad una nuvola immensa, densa, oscura, nebulosa e cupa, tinta di uno straordinario viola, di un rosa luccicante.
Un’incognita straordinaria da cui parte il viaggio di Jakub, che sovrasta tutto il resto, ma che nel legame con Hanus diventa un pericolo da affrontare, una sorte da sfidare per non perdere quel qualcosa che si è acquisito, che si è imparato e che è racchiuso nell’essenza della vita: quella che in realtà racconta Spaceman. La sceneggiatura del film di Johan Renck, magistralmente scritto, è poetica, giudiziosa, elegiaca, suggestiva, a volte quasi lirica. C’è angoscia, ispirazione, commozione e romanticismo. Spaceman è sentimentale, claustrofobico, affascinante, incantevole e a volte visivamente folgorante. Altre tremendamente straziante. Un film che ragiona su temi esistenziali, sul senso dell’amore e sulla complessità dell’animo umano. Un animo solitario, chiuso e gelido, che solo una presenza aliena e spaventosa inizia a riuscire a scaldare.
Spaceman
Voto - 8
8
Lati positivi
- Sceneggiatura impeccabile
- Un dramma esistenziale sul significato della vita
Lati negativi
- A volte un po' retorico