Antonia: recensione della nuova serie dramedy di Prime
La crisi dei 30 anni vista da una prospettiva insolita, quella di una donna affetta da endometriosi. La recensione della nuova serie Prime, ideata e interpretata da Chiara Martegiani
Dal 4 marzo è disponibile su Prime Video Antonia, la serie nata da un’idea di Chiara Martegiani con la supervisione creativa di Valerio Mastandrea. Storia di una donna (la stessa Martegiani) e delle sue disavventure tragicomiche per una Roma caotica e a tratti surreale, teatro di un viaggio di formazione tutto al femminile. Una commedia drammatica dove l’introspezione si mischia a tematiche generazionali e la malattia diventa (anche) una questione identitaria.
Prodotta da Fidelio e Groenlandia in collaborazione con Prime Video e Rai Fiction, diretta da Chiara Malta e scritta da Elisa Casseri e Carlotta Corradi, Antonia si colloca all’interno di un filone ben preciso, quello popolato da (anti)eroine alle prese con la propria incapacità di crescere, con aspettative sociali sempre più alte e con un corpo in grado di diventare, anche suo malgrado, terreno di scontro politico. Un prodotto interessante per il panorama seriale italiano e per l’offerta Prime Video, seppur con qualche, forse inevitabile, schematismo.
Indice:
Trama – Antonia recensione
Antonia, detta Tony (Martegiani), attrice emergente, si rifugia nell’enorme e fatiscente appartamento della sua anziana agente Gertrud (Hildegard Lena Kuhlenberg) dopo aver litigato col compagno Manfredi (Valerio Mastandrea). Alla base del litigio le incomprensioni legate al volere o non volere un figlio. Una situazione destinata a complicarsi ulteriormente quando ad Antonia, dopo un malore, viene diagnosticata l’endometriosi e le viene detto che, con una gravidanza, la situazione potrebbe migliorare. Che fare? Restare un pollo o diventare una gallina? Andare, cioè, in menopausa farmacologica o fare subito un figlio?
Col dubbio che nel rifiuto della maternità si nasconda un’incapacità di crescere Tony si getta così in una bizzarra ricerca fatta di psicologi e sedute sciamaniche, sessuologi e psicodrammi, per venire a patti con un’identità mai accettata fino in fondo e con la consapevolezza che, forse, gallina non vuole proprio diventarlo. Una situazione caotica cui si aggiunge l’incontro con l’aspirante scrittore straight edge Michele (Emanuele Linfatti) e il rapporto conflittuale con la migliore amica Radiosa (una sempre perfetta Barbara Chichiarelli), alle prese con la sua quotidianità da neo mamma e con un marito assente e forse fedifrago. Tante voci, desideri e punti di vista che rischiano di soffocare Tony, ormai incapace di sentirsi davvero padrona della propria vita.
Modelli da seguire
Non sono state certo poche, negli ultimi anni, le storie con al centro giovani donne alle prese con una quotidianità più o meno disfunzionale. Millennials in crisi costrette a fare i conti col cambiamento, con la paura di crescere, con le responsabilità dell’essere adulti. Storie universali e senza confini capaci di spaziare tra generi, formati e paesi differenti. Ecco allora a film diventati nel tempo piccoli cult come Frances Ha e La persona peggiore del mondo affiancarsi serie altrettanto iconiche come Fleabag o Undone, fino ad arrivare a esperimenti tutti nostrani, come il recente Amanda di Carolina Cavalli.
Sì rifà allora chiaramente a questo mondo anche Antonia. Una serie che mette al centro un’altra donna poco più che trentenne alle prese con paure, ansie e problemi tutti contemporanei. A innescare questa volta la crisi è però la malattia, non una qualunque ma quell’endometriosi che, ignorata per troppo tempo (anche dal discorso pubblico), metterà forzatamente la protagonista di fronte a scelte capitali, quali la maternità e l’indipendenza, costringendola a fare i conti con un passato e con un presente mai affrontato davvero.
Polli e galline
Ci sono davvero tutti gli elementi del caso nella serie ideata da Martegiani col compagno Valerio Mastandrea (già insieme nell’opera prima da regista di quest’ultimo, Ride). Dal tono tragicomico agli sprazzi surreali (la gallina che compare ovunque, vero e proprio leitmotiv della serie), dagli episodi onirici a una quotidianità sempre filtrata attraverso lo sguardo nervoso e analitico della protagonista. Un’attitudine che la regia attenta e curata di Chiara Malta asseconda tenendosi sempre una tacca al di sopra della media televisiva italiana (co-produce pur sempre Rai Fiction), accompagnandosi a una scrittura altrettanto briosa e capace di non scadere quasi mai nello stereotipo.
Perché se Antonia pur si rifà a modelli oramai consolidati sembra guardare sempre e comunque ad esempi estranei alla serialità nostrana, a immaginari e situazioni decisamente più in linea con lo spaesamento, le nevrosi e le inadeguatezze dei nostri tempi. Tra Noah Baumbach e Phoebe Waller-Bridge, senza troppi compiacimenti o citazionismi esasperati, Tony si districa così tra sfighe quotidiane fatte di relazioni problematiche e amici in crisi, dottori inadeguati e situazioni lavorative grottesche, cercando di decidere se “restare un pollo o diventare una gallina”.
Una presa di coscienza affollata
Un classico viaggio di formazione, dunque, quello di Antonia, ma che nella sua foga esplicativa forse tradisce qualche schematismo di troppo e qualche sviluppo un po’ confusionario, abbozzando piuttosto che sviscerando le sue numerose situazioni. C’è molta carne al fuoco, del resto, nella serie. Un’accozzaglia di temi e personaggi (forse troppi per essere davvero ben definiti) gestita però con leggerezza, permettendo ai suoi sei episodi di scorrere rapidi come una sitcom, pur toccando tematiche tutt’altro che semplici e a volte decisamente estranee alle nostre produzioni seriali.
Un prodotto interessante, originale quanto basta per suscitare interesse ma altrettanto ben radicato in un genere da essere facilmente comprensibile e catalogabile. Una boccata d’aria fresca anche per Amazon che abbandona per un attimo gli esperimenti thriller e le commedie più o meno demenziali per dedicarsi a una storia intelligente e brillante, in grado di suscitare interesse e farci affezionare a un personaggio complesso e sfaccettato.
Antonia
Voto - 7
7
Lati positivi
- La serie ha il pregio di far luce intelligentemente su un disturbo poco discusso che affligge milioni di donne
- Il tono tragicomico e autoironico si sposa bene alla storia di precarietà esistenziale della protagonista
Lati negativi
- La serie a volte rischia di cadere in un eccessivo schematismo e di diventare un calco dei modelli cui si ispira
- Le storie parallele e i personaggi di contorno sono troppi e non possono che essere solo abbozzati