Mano de Hierro: recensione completa della serie Netflix

Creata da Lluís Quílez, Mano de hierro, nuova serie tv spagnola sul mondo del narcotraffico, si riprende dopo i primi 2 episodi non del tutto convincenti, diventando uno show estremamente avvincente. Divisa in 8 episodi, Mano de hierro (qui il trailer) si rivela una delle più inaspettate sorprese Netflix del 2024, una serie imperfetta, ma assolutamente da vedere e gustare fino alla fine.

Indice

• Trama
• Un coinvolgimento inaspettato
• Tra ritmo e location un ottimo prodotto

Trama – Mano de hierro, la recensione

Con il boss Manchado in ospedale in fin di vita, in un coma dal quale sembra non si risveglierà mai, l’attività dovrebbe passare nelle mani del fratello, o del figlio. Ma i due sembrano impegnati a farsi la guerra tra loro e la ricerca del carico viene affidata al genero, Néstor, che anche lui sembra nascondere qualcosa e volersi impadronire del container scomparso per un piano che ha in mente da tempo. Ma quelle matrioske fatte di droga nascoste nelle casse di legno attirano chiunque, dalle più spietate bande di criminali, dove vediamo interagire Spagna, Italia e Francia, a giovani nuovi membri della malavita ignari del rischio che corrono. All’interno della Barcellona criminale sono tutti contro tutti e anche quel grande nucleo familiare che è quello dei Manchado si sgretola fra tradimenti, inganni e menzogne. Se l’intento del personaggio di Victor è quello di porre fine al dominio dei Manchado, anche la sua anima non è incorruttibile e il suo obiettivo è forse più grande di come può apparire. In una divisione tra protagonisti e antagonisti sempre meno netta, tutte le figure diventano connesse, indissolubilmente legate e incastrate ognuno nei drammi e segreti dell’altro.

Un coinvolgimento inaspettato – Mano de hierro, la recensione

Mano de Hierro si rivela proprio una sorpresa, rispetto alla première dei 2 episodi iniziali. Se i personaggi apparivano stereotipati, piatti, la sceneggiatura era a tratti didascalica, o priva di brillantezza e alcune scene crude non avevano alcun valore narrativo, i restanti 6 episodi dello show Netflix sono completamente diversi. Il livello si alza, la struttura si dispone su più ambiti, alternando passato e presente e rendendo entrambe le storie accattivanti, oltre che importanti per comprendere a pieno l’universo che farà da sfondo e motore della storia. Perché si tratta di un universo  ampio e oscuro, nerissimo, dove sono tante le situazioni nascoste da scoprire insieme ai protagonisti. Mano de Hierro diventa una serie estremamente partecipativa, una di quelle serie da binge-watching che lega e congegna sensazionale, incredibile e persuasivo, con un più distaccato, cronologico intento di mostrare gli eventi, così come sono accaduti, facendo attendere quel pathos e quell’emozione che non tardano ad arrivare.

Questo non vuol dire però che molti dei segreti più inconfessabili siano già chiari dalle prime puntate e che qualche situazione poco probabile tolga verosimiglianza all’intera serie, ma anche questi non esagerano nella loro rappresentazione. Qualcosa che stona ma che rimane davvero a margine nel coinvolgimento e nell’azione che la serie Netflix riesce a creare nel corso degli episodi. Tutto ciò che inizialmente non convinceva si ribalta, storie del passato e del presente si caricano di interesse e di piccole scoperte che approfondiscono e chiariscono la psicologia dei personaggi. Sono infatti alcune figure, protagonisti, antagonisti, principali e secondari, a suscitare quell’empatia prima quasi impossibile da creare. Vince sicuramente, come dall’inizio, l’eroe della trama, che con il tema dell’infiltrato e del vero amore perduto è uno dei personaggi più riusciti e con il quale l’immedesimazione è assicurata.

Tra ritmo e location un ottimo prodotto – Mano de hierro, la recensione

Ma anche soggetti che si rivelano membri del cast di supporto si arricchiscono di elementi che li rendono più credibili e sfaccettati: dai fratelli Ramírez Pereira, alla pecora nera dei Manchado, Ricardo, fino alla scoperta di chi effettivamente abbia avuto il coraggio di tradire la famiglia più potente di Barcellona. L’ascesa dei nuovi arrivati, misticismo e superstizione, vendetta e doppio gioco, lotte e combattimenti senza esclusione di colpi, dove bisogna vincere o morire. Dinamica e esplosiva, Mano de hierro, che si può definire una bella serie di violenza e azione, ha davvero tutti i fattori essenziali per intrattenere e per essere avvincente, sempre, in ogni puntata e scena dopo scena. Pochi momenti di respiro e continue scoperte, alcune troppo scontate, ma altre sorprendenti, che forse creano una rete particolarmente fitta di personaggi che ritornano, bambini cresciuti che affondano le loro radici sentimentali, familiari, criminali e di rivalsa in tempi molto più lontani di quanto poteva sembrare.

L’ambientazione portuale si riconferma vincente, tanto suggestiva quanto spaventosa nel labirinto di container capaci di inghiottire e rinchiudere, ma non più unica scelta efficace. Mano de Hierro parte piena di difetti e, con quel cliffhanger del seconda episodio, si rivaluta continuamente, aggiungendo non solo spessore ai personaggi, ma aumentando figure principali e di contorno, creando così uno show corale dove tutti hanno i loro tempi di espressione e presentazione, dando a ognuno l’opportunità di mostrare la loro parte più umana, e quella più malavitosa, dove la crudeltà viene sempre alleggerita da sentimenti di solidarietà e comprensione, di un affetto ritrovato in un mondo dove sembra ormai perduto. Mano de Hierro chiude fin troppi scenari, che fanno comunque presagire una seconda stagione, ma che conclude la maggior parte dei misteri che avevano interessato l’intero primo capitolo. Tanti personaggi scompariranno e si creeranno nuove alleanze, alcune improbabili, altre piuttosto ovvie. Ma non mancheranno scoperte e uno smascheramento dei colpevoli che apre nuove storyline.