Riposare in pace, recensione del film argentino Netflix
Riposare in pace, diretto da Sebastián Borensztein, è il nuovo film di Netflix, un racconto con dei buoni presupposti ma privo di intensità e pathos
Sebastián Borensztein dirige Riposare in pace, un film su un uomo pronto a dare la vita per redimersi da quelli errori che potrebbero distruggere la propria famiglia. Con Joaquín Furriel, Griselda Siciliani, Luciano Borges, Gabriel Goity, Lali Gonzalez il film ha un incipit che convince, ma poi nello sviluppo stenta a decollare. Riposare in pace (qui il trailer) è disponibile sulla piattaforma streaming Netflix a partire dal 27 marzo 2024.
Indice
Trama – Riposare in pace, la recensione
Sergio Duyán vive una vita perfetta. I figli lo adorano, sua moglie lo ama e il lavoro sembra procedere al meglio. Se non che i dipendenti della sua fabbrica si lamentano di un salario che da mesi non ricevono e minacciano di scioperare. Sergio è infatti segretamente sommerso da debiti dei quali anche la moglie è all’oscuro. Nel tentativo di recuperare i soldi e trovandosi costretto a rivelare alla moglie delle mezze verità, un giorno rimane vittima di un attentato che causa innumerevoli vittime. Il suo corpo non viene mai trovato, né altri resti a lui appartenuti, eccetto una valigetta, dove oltre ad alcuni documenti, era anche presente la propria assicurazione sulla vita.
Sergio è vivo, ma tra i debiti e la propria assicurazione sulla vita, che coprirebbe tutte le sue spese accumulate, coglie l’occasione per fuggire, creandosi nel tempo una nuova identità. Effettivamente la moglie, incassati i soldi dell’assicurazione, certa che Sergio sia morto, riesce a far fronte a tutti i loro problemi economici e i figli riescono ad avere l’istruzione e la vita che i loro genitori avevano sempre sperato per loro. Negli anni Sergio non riesce ad abituarsi a questa nuova esistenza e la mancanza della propria famiglia è sempre più dolorosa. Un giorno decide di voler scoprire e capire come stanno i suoi figli, chi sono diventati, sperando che siano felici e che abbiano superato la morte del padre. Tornando a casa però, diventa ossessionato dalla possibilità di stare nuovamente vicino ai figli, che non sono più dei bambini, di aiutarli, anche se a distanza e di non perdersi neanche un minuto della loro vita.
Un ottimo incipit ma uno sviluppo che non riesce raccontare nulla – Riposare in pace, la recensione
Riposare in pace è caratterizzato da una buona premessa, anche se fin troppo esplicita, che riguarda l’assicurazione sulla vita del protagonista. Una tematica attuale, nota e raccontata in prodotti audiovisivi statunitensi da molti anni, e ora sempre più presente anche in film e serie tv internazionali. Oltre ad essere troppo chiara sin da subito, e quindi del tutto priva di suspence o tensione, viene al tempo stesso lasciata a margine: è una battuta di dialogo, una frase, un elementi che sta lì e viene utilizzato al momento giusto. L’eventualità di fuggire, connessa all’assicurazione, è un qualcosa a cui forse il personaggio di Sergio pensa, su cui ragiona e riflette, ma è qualcosa a cui lo spettatore non viene comunque reso partecipe. La scelta di sparire, anche questa abbastanza intrigante, appare casuale, poco verosimile e parte dell’esistenza di un protagonista che si lascia vivere, che non prende alcuna decisione, che non agisce e con il quale non si riesce ad empatizzare.
Gli attori che sono abbastanza in parte per quanto la sceneggiatura lo consente, interpretano figure non approfondite, non caratterizzate, e se all’inizio bastava la trama a catturare l’attenzione, questa poi si perde con ellissi temporali inefficaci e con nessuna reale evoluzione di nessuno dei personaggi coinvolti nella storia. Meno ancora del protagonista. Passano gli anni, accadono situazioni, nascono legami, si dice addio a vecchi e nuovi amici, ma Sergio rimane fermo, inerte, sicuramente sofferente, ma fin troppo immobile. Immobile come lo è il film, statico e quasi bloccato in un mondo del quale non si riesce a raccontare ed esplorare con attenzione i vari temi, le sensazioni, le emozioni e anche gli avvenimenti stessi. Riposare in pace risulta monotono, sempre uguale a se stesso e tutto ciò che accade all’inizio, che in alcuni momenti anche stupisce, dura fin troppo poco.
Conclusioni – Riposare in pace, la recensione
Le basi e i presupposti di Riposare in pace erano quindi buoni e anche l’incipit, pur sapendo di già visto, poteva andare in più direzioni. Dal thriller al gangster movie, dal crime al family drama. Ma invece opta per l’introspettivo. E un introspettivo senza un’accurata indagine dei personaggi, dei secondari e del principale, non può funzionare. Soprattuto se non c’è un arco di trasformazione e se si lasciano quindi da parte tutti i processi di crescita e sviluppo di una persona.
Considerando poi un uomo come Sergio, che vive la solitudine, il rimorso, la vergogna, la paura e il lutto, quello della propria morte e di un cambio di identità forzato, e del quale è lui stesso la causa. C’era tutto il materiale per rendere Riposare in pace un film che avrebbe forse comunque peccato di elementi come la suspence o la sorpresa, ma che sarebbe risultato più gradevole e stimolante, anche nei confronti del finale. Una conclusione sorprendete era facilmente realizzabile, ma invece si capisce come si svolgerà l’intera struttura e la conseguente narrazione già da metà del film.
Riposare in pace
Voto - 5.5
5.5
Lati positivi
- Buoni presupposti
Lati negativi
- Trama povera di contenuto
- Personaggi statici e poco caratterizzati