I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà: la recensione
La nostra recensione di I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà, diretto da Loris Lai, in sala dal 28 marzo
Diretto da Loris Lai, I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà è ambientato nel 2003 nella Striscia di Gaza, durante la seconda intifada. Con dei magistrali bambini protagonisti, una regia e una fotografia sicura e attenta, I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà (qui il trailer) è un dramma emozionante che parla di guerra, amicizia e di un bisogno impellente di evasione.
Indice
Trama – I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà, la recensione
Nel 2003 la Striscia di Gaza è teatro di guerra, scontri, morti atroci e scuole di addestramento militare che formano nuovi martiri e baby soldati. Ai confini gli insediamenti israeliani dove si vive lontano da colpi di proiettili e bombe che piovono dal cielo, ma dove nessuno può sottrarsi all’idea di appartenere a un luogo che definiscono “rubato”. Mahmoud, undicenne palestinese che ha perso il padre a causa di quel conflitto, vive con la madre Farah e passa le giornate con l’amico Jamil. La maggior parte del tempo è però in spiaggia, per imparare a surfare.
Proprio come Alon, coetaneo che Mahmoud cerca più volte di avvicinare, ma che sembra fuggire non appena Mahmoud tenta di raggiungerlo o parlare con lui. Alon è figlio di una coppia di ebrei e anche per lui il surf è evasione, sogno e libertà, un momento al quale non voler rinunciare, anche se questo lo mette in pericolo. Ancora di più quando Mahmud scopre che Alon è un bambino israeliano, e quando i suoi amici li vedono passare del tempo insieme. Fraintendendo un rapporto tra Mahmud e Alon che nasce pieno di rabbia, ostilità e volontà di stare il più lontano possibile.
Odio inconsapevole – I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà, la recensione
I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà non è solo la storia di un’amicizia tra due bambini appartenenti a popoli in lotta da anni, e anche chiamare questo rapporto amicizia non sarebbe esatto. Perché è molto di più. La condivisione del surf, della sensazione di poter volare, di poter essere liberi, anche solo per un momento. Il gioco, la passione, il sogno è l’unica vera salvezza. E che per il personaggio è quella di surfare tra quelle onde, un qualcosa che non è lo stesso di quei momenti di svago e gioco intaccati dalla violenza, dal caos e dalla scomparsa dei propri amici. È infatti tra le onde e la sabbia che il film si carica di quella dimensione onirica, eterna, che non ha luogo e non ha tempo, che sono i sogni e gli incubi di un bambino che vive la guerra, gioca alla guerra, ma non sa e non comprende, come è giusto che sia, le ragioni di un odio insito anche in lui.
È infatti appropriata, oltre che esatta e interessante la rappresentazione d’intolleranza che vive dentro Mahmoud e Alon, la sentono, li infiamma perché è così, è sempre stato così, è la frase “lo sanno tutti, mai parlare con un israeliano” è gli occhi di Mahmoud che guardando Alon e vedono quelle stesse persone per cui amici, parenti e conoscenti stanno morendo. Cosa rende Alon diverso dagli altri? O meglio, perché, agli occhi di un bambino di 12 anni, Alon dovrebbe non avere le stesse colpe del popolo da cui proviene? La pellicola, con una regia coscienziosa e poetica, alterna realismo ed empirico, concreto e trascendentale, effettività e allucinazione. I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà è intenso, partecipativo, coinvolgente e appassionante. Complesso nei temi espressi tra le righe e semplice nella genuinità dei sentimenti espliciti e evidenti, che siano essi positivi o negativi.
La guerra può essere compresa solo da chi la vive – I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà, la recensione
I bambini di Gaza non è il disegno di quell’innocenza dell’infanzia, di quell’animo ancora vulnerabile che non può provare disprezzo, risentimento, avversione, rabbia e rancore. Loris Lai sembra quindi riflettere su come quello che davvero differenzi i bambini dagli adulti non sia una bontà e un affetto sempre ovvio e infinito, perché le conseguenze della guerra le subiscono come tutti, perdendo qualcosa in più. Ma loro hanno ancora la capacità di capire un qualcosa della guerra che sembra sfuggire: il lutto e la morte sono uguali da una parte e dall’altra; la conclusione di quel conflitto porta alla stessa drammatica fine. I bambini di Gaza è un diabolico, malvagio gioco di opposti: il contrasto tra il bianco della spiaggia, il blu cristallino del mare e il sogno di stare in piedi su una tavola da surf, contro quel grigio e il nero dei palazzi distrutti e del fumo delle bombe che sporca e segna chi per quell’esplosione ha perso la vita, chi l’ha vista di fronte ai propri occhi e chi l’ha percepita da lontano.
Se il mare è la libertà e le strade interne di Gaza una prigione di morte e guerra, la spiaggia è il vero confine tra un’infanzia rubata e una ritrovata solidarietà e fraternità. Che ha però vita breve. Il film di Loris Lai riesce a raccontare tutto, lasciando a margine lo stesso rapporto tra i due bambini, concentrandosi sul personaggio di Mahmoud, sugli ambienti e le zone distrutte intorno a lui, sugli allarmi che avvertono dell’inizio del coprifuoco e sui rumori che presagiscono attacchi e pericoli. Unica pecca è infatti un’insistenza eccessiva su alcune scene che sarebbero già forti di per sé e che non c’è bisogno di sottolineare. Forse il tentativo di evidenziare l’importanza delle tematiche che intende mostrare, ma che a volte appaiono rappresentate esageratamente e rischiano di sfociare nel retorico. Mentre la tecnica, tra artifici di regia e fotografia, i dialoghi in arabo, la straordinaria interpretazione e la delicata, emozionante colonna sonora di Nicola Piovani trascinano lo spettatore nelle profondità di una coscienza, una psiche e una mente che cambia e cresce con l’avanzare del conflitto.
Conclusioni – I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà, la recensione
I bambini di Gaza è tristemente inattuale, o per meglio dire, non più contemporaneo. E la terza realtà di cui parla il personaggio di Alon, in cui palestinesi e israeliani possano convivere è oggi impossibile. I bambini di Gaza è un film premonitore di una libertà e di un’irrealtà di pace che si sperava e si spera, ma che adesso è più lontana che mai.
È tanto doloroso quanto aspro e bruciante che quelle scene di palazzi distrutti, di bambini e ragazzi morti sotto le bombe e di pianti disperati tra le macerie facciano più effetto perché sono le stesse che scorrono in televisione e che vengono da lì. Da quella stessa Striscia di Gaza. Un luogo e una parola che ha sempre ricordato il conflitto israeliano-palestinese, essendone terreno di scontro, una guerra che dura da anni ma che, come nel 2003, anche 20 anni dopo, vive i suoi momenti più bui e tragici.
I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Intenso, drammatico e coinvolgente
- Ottima la tecnica e l'interpretazione
Lati negativi
- Il film insiste eccessivamente su alcune scene in maniera un po' retorica