Rebel Moon – Parte 2: La sfregiatrice, la recensione del nuovo capitolo della saga di Zack Snyder

La nostra recensione di Rebel Moon - Parte 2: La sfregiatrice, dal 19 aprile su Netflix

Fra Star Wars, Il gladiatore, I sette samurai, un pizzico di Signore degli Anelli e chi più ne ha più ne metta, il primo film della saga di Rebel Moon che, almeno nei piani di Zack Snyder, potrebbe svilupparsi ben oltre la trilogia, aveva deluso e annoiato. Un minestrone derivativo e pomposo che introduceva un universo popolato di eroi ribelli bidimensionali in lotta contro la tirannia del Mondo Madre in una galassia lontana lontana. Rebel Moon Parte 2: La sfregiatrice arriva su Netflix con la promessa di espandere quell’universo, portarci nel cuore della storia e dell’epica, raccogliere i frutti dei semi piantati nel primo film e piantare radici solide per i capitoli a venire. Promessa che, lo diciamo sin da subito, non viene mantenuta. E se da un lato La sfregiatrice dà al pubblico quell’abbondante dose di azione che si aspettava e che in gran parte mancava a Figlia del fuoco, soffre per tutte le debolezze e le mancanze che fiaccavano il primo film, anche a livello di ritmo.

Complessivamente Figlia del fuoco e La sfregiatrice hanno una durata che supera le quattro ore, ma terminata la visione di Rebel Moon Parte 2 pare chiaro che le due parti vanno a comporre un unico film la cui narrazione avrebbe potuto tranquillamente essere riassunta in due ore. Due ore che nemmeno esprimono il pieno potenziale, poiché sappiamo che Zack Snyder ha pronte da sfornare versioni estese per entrambi i capitoli, della durata di circa tre ore ciascuno, entrambe con un rating R che permette una briglia molto più sciolta.

rebel moon parte 2 recensione

The Stone Quarry, Grand Electric

Indice:

La trama – Rebel Moon Parte 2 recensione

Rebel Moon Parte 2 si apre con un riassunto della puntata precedente, che aiuta a riprendere le fila del discorso, dato l’impatto non proprio memorabile dell’introduzione dell’universo snyderiano popolato da eroi e antagonisti piuttosto piatti. Alla fine di Figlia del fuoco, Kora (Sofia Boutella) aveva sconfitto il cattivissimo Ammiraglio Atticus Noble di Ed Skrein, scaraventandolo sulle rocce di Gondival al termine dello scontro con le forze del Mondo Madre. Noble è morto? Non esattamente. Ed ecco che lo ritroviamo a bordo dell’Occhio del Re, riportato in vita in una sorta di bozzolo di gel, attaccato a una serie di cavi e su tutte le furie.

Kora, nel frattempo, è tornata su Veldt da eroina, insieme al generale Titus (Djimon Hounsou), Gunnar (Michiel Huisman), Nemesis (Doona Bae), Tarak (Staz Nair) e Milius (Elise Duffy). Lì apprendono che Atticus è vivo e vegeto e si sta preparando per tornare su Veldt per sedare una volta per tutte la ribellione. I magnifici sei devono quindi preparare la popolazione agricola e pacifica di Veldt alla grande battaglia contro il Mondo Madre.

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The Stone Quarry, Grand Electric

Noia, flashback e mietitura in slow motion – Rebel Moon Parte 2 recensione

La trama non potrebbe essere più essenziale: contadini e guerrieri ribelli che si preparano a un’epica battaglia contro i cattivi. Ma per arrivare allo scontro finale, che conta oltre 45 minuti di pura azione, a tratti anche piuttosto intrattenente, bisogna passare indenni attraverso un’ora e dieci minuti di estenuanti preamboli preparatori conditi da flashback che dovrebbero dare tridimensionalità, farci conoscere meglio Kora e compagnia, scavare nel cuore delle loro motivazioni, dei loro conflitti interiori, del loro spirito di sacrificio. Peccato che questi flashback – introdotti dal personaggio di Titus in quello che ha tutta l’aria di essere un circle time – siano nient’altro che giustapposti e inseriti nelle fila di una narrazione che finiscono per interrompere e rallentare. Quadri che non aggiungono nulla e che nulla lasciano a livello emotivo: i ribelli erano nella Parte 1 e rimangono nella Parte 2 figure piatte, scialbi archetipi.

I contadini di Veldt hanno solo cinque giorni per prepararsi allo scontro con le forze dell’Impero e, coincidenza fortunatissima, sono già tutti macchine da guerra, talenti naturali dell’arma bianca e da fuoco. Ecco quindi che buona parte della prima ora deve per forza essere dedicata – per ragioni che senz’altro a Snyder saranno chiarissime ma che invece sfuggono a noi che guardiamo – a lunghissime e ripetute scene di mietitura, caricate di un’epicità sconcertante e girate con un utilizzo scriteriato dello slow motion. Che Zack Snyder ami i ralenti non è certo un mistero, ma nelle sequenze dedicate al raccolto ne fa un uso che sfora i limiti del tollerabile persino per chi è abituato e apprezzi questa scelta stilistica. Per un’ora e dieci, oggettivamente, non succede nulla e si arriva ai 45 minuti finali stanchi piuttosto che pronti.

I 45 minuti di azione finali non salvano un secondo capitolo che pare la Parte 1 bis – Rebel Moon Parte 2 recensione

Nell’ultimo atto di Rebel Moon Parte 2 l’azione è incessante, con ampie sequenze di scontri che finalmente riportano a quello che dovrebbe essere il cuore, nonché la ragion d’essere del film. Tra esplosioni e corpo a corpo in cui i contadini di Veldt abbattono agevolmente i soldati dell’Impero armati fino ai denti, il ritmo aumenta e non manca una certa dose di intrattenimento. Ovviamente senza che la violenza sfoci mai in maniera compiuta, causa rating soffocante. Purtroppo ad attutire l’impatto di queste sequenze d’azione vi è una regia troppo caotica, che in più punti sembra non avere il controllo complessivo di quel che succede. Non aiuta nemmeno il fatto che si arrivi alla battaglia troppo poco investiti emotivamente dalle sorti di un gruppo di buoni che, nonostante una Parte 1 completamente introduttiva, non conosciamo ancora abbastanza in lotta contro cattivi che sono, appunto, cattivi punto e basta. La colpa non è certo degli attori, in cui si rivede un certo impegno e dedizione a ruoli fisicamente molto impegnativi.

È il caso di Djimon Hounsou, il motivatore per eccellenza, qui impegnato anche nel dispiegamento di un certo talento canoro. Ma quando la sceneggiatura offre linee di dialogo talmente trite da poter essere anticipate dallo spettatore e svolte di trama inconsistenti (esattamente come in Figlia del fuoco), c’è ben poco da fare per salvare la situazione. E se nella prima parte di La sfregiatrice l’epicità abbondava nelle scene di mietitura, nell’ultima manca in momenti che dovrebbero essere cruciali. Rebel Moon Parte 2 si chiude proprio come la Parte 1, con la rivelazione che un personaggio creduto morto in realtà non lo è affatto. L’aggancio per la Parte 3 è servito su un piatto d’argento. Zack Snyder non ha minimamente finito di esplorare il suo sogno intergalattico derivativo e sovrabbondante, abbiamo solo scalfito la superficie. Solo che se dopo il primo capitolo potevamo aggrapparci al beneficio del dubbio, questa volta trovare una ragione per desiderare di vederne ancora è molto, molto più dura. Rebel Moon Parte 2 è su Netflix (qui il trailer).

rebel moon parte 2 recensione 3

The Stone Quarry, Grand Electric

 

 

 

Rebel Moon - Parte 2: La sfregiatrice

Voto - 4.5

4.5

Lati positivi

  • L'ultimo atto, a livello di azione in sé e per sé, non manca di momenti che intrattengono

Lati negativi

  • La sfregiatrice soffre degli stessi difetti di Figlia del fuoco tra svolte di trama inconsistenti, problemi di ritmo e personaggi piatti
  • La prima ora e dieci è estenuante

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