I segreti del polpo: recensione della miniserie doc di Disney+
Prodotta da James Cameron, la docuserie National Geographic indaga uno dei misteri più grandi del regno animale, accompagnandoci in un viaggio nelle profondità marine del nostro pianeta
Dal 22 aprile è disponibile su Disney+ la miniserie, prodotta da James Cameron e narrata da Paul Rudd, I segreti del polpo. Un documentario National Geographic che, in tre episodi, si propone di indagare il mistero che ruota attorno a una delle creature più sorprendenti e meno conosciute del pianeta. La storia di un vero e proprio alieno, una creatura dalle abitudini uniche che la serie osserva attraverso i più svariati habitat e le specie più eterogenee, cercando di tracciare una linea comune che ne sveli, almeno in parte, il mistero.
Facendo tesoro del doc premio Oscar Il mio amico in fondo al mare, l’ultimo capitolo del franchise “I segreti Di” riprende così l’idea di una creatura misteriosa e inafferrabile senza però cedere alle romanticizzazioni o ai sentimentalismi del caso. Perché i protagonisti de I segreti del polpo mantengono gelosamente il loro mistero, immuni (o quasi) a ogni antropomorfizzazione. Alieni in un mondo di cui continuiamo a conoscere ben poco ma che pare – anche grazie a serie come questa – un po’ meno oscuro.
Indice:
Trama – I segreti del polpo recensione
Dalla barriera corallina australiana alle fredde acque della costa pacifica canadese, dagli abissi a largo della Costa Rica all’Indonesia. Un gruppo di esperti si avventura nelle profondità marine di mezzo mondo per scoprire le abitudini del polpo e la sua capacità di vivere, cacciare e adattarsi nei più disparati ambienti. Quello che scoprono è una creatura estremamente intelligente, in grado di mimetizzarsi, collaborare con altre specie, usare oggetti, apprendere dall’esperienza e, forse, persino sognare.
Una ricerca lunga due anni e che coinvolge diverse specie – dal polpo diurno al polpo dagli anelli blu, da quello delle noci di cocco a quello gigante del pacifico, fino ad arrivare al misterioso polpo Dorado, che abita le profondità degli abissi – ma che pare trovare una linea comune che le unisce tutte e che ha a che fare con una intelligenza superiore, simile a quella di alcuni mammiferi. Che quell’essere alieno e lontano anni luce dall’uomo non sia, infondo, come da tradizione sci-fi, più simile a noi di quanto immaginiamo?
Mondi alieni
“Ogni volta che ci si immerge nell’oceano si scopre qualcosa di nuovo”, dice James Cameron al termine dei tre episodi che compongono I segreti del polpo. Del resto, quella del regista statunitense per le profondità marine è da sempre una passione totalizzante, motore per nuove idee e sfide produttive ai limiti dell’impossibile. Da The Abyss ad Avatar: The Way of Water, passando per Titanic o per doc come Ghosts of the Abyss e Aliens of the Deep, sembra che l’elemento acquatico abbia da sempre caratterizzato una buona fetta della sua filmografia.
Una fascinazione andata sempre di pari passo con un’idea del cinema come scoperta, esplorazione, conquista. Perché l’oceano, per Cameron, in fin dei conti non è altro che l’ennesimo mondo alieno da esplorare, una realtà non così diversa da quella di Alien o del pianeta Pandora. È qui che entra allora in scena la figura del polpo. Il perfetto abitante di quel mondo ignoto: un vero e proprio alieno ai nostri occhi, lontano da tutto ciò che pensiamo essere una forma di vita intelligente.
Incontri ravvicinati
Eppure, è proprio quella creatura, coi suoi comportamenti, le sue interazioni e le sue abitudini, a suggerirci che, forse, proprio come un alieno uscito da un film di fantascienza, l’apparenza potrebbe ingannare. Un incontro tra specie e mondi diversissimi, dunque, che già era alla base de Il mio amico in fondo al mare ma che la serie National Geographic – mettendo da parte il lato più aneddotico, emotivo e “sentimentale” della vicenda – cerca di raccontare in maniera differente, più sistematica e compiuta, sondando l’intelligenza di un essere unico, non solo in rapporto a noi ma, soprattutto, al mondo che lo circonda.
Inseguendo diverse specie di polipi in differenti tipi di habitat è così che I segreti del polpo scopre comportamenti a volte unici nel mondo animale e, insieme, la possibilità di avere a che fare con un’intelligenza non dissimile da quella di certi mammiferi. Capacità di pensare, elaborare strategie complesse e persino sognare diventano così ipotesi non tanto impossibili dopo aver osservato i comportamenti di queste creature.
Una serie divulgativa
Certo, nella serie non mancano gli ormai consueti elementi di drammatizzazione, dalle musiche descrittive ai colpi di scena. Ma è indubbio che siano presenti in maniera assai inferiore rispetto alla media dei prodotti di questo tipo. Perché, mettendo davanti alla macchina da presa gli studiosi stessi (a partire dalla dottoressa Alex Schnell, produttrice esecutiva insieme a Cameron) diventa chiaro come l’intento della serie sia prima di tutto quello di privilegiare la ricerca rispetto all’empatia, l’osservazione diretta rispetto all’emozione. Restituendo, sebbene in maniera parziale, il senso di un lavoro ancora lontano dal potersi dire compiuto.
Grazie a questo, I segreti del polpo si dimostra una interessante serie divulgativa, capace di trattare il suo oggetto di studio senza troppi sensazionalismi o romanticizzazioni, aneddoti emozionanti o svolte improvvise. Scansando il rischio di quella antropomorfizzazione che ne avrebbe dissipato il mistero e annullato il fascino di quel mondo alieno ancora tutto da scoprire. Così come i misteriosi e affascinanti abitanti che lo abitano.
I segreti del polpo
Voto - 7
7
Lati positivi
- Dalle riprese subacquee alle osservazioni degli esperti tutto contribuisce a fare della serie un buon prodotto divulgativo
- Privilegiando l'osservazione scientifica rispetto al lato emotivo la serie trova una sua autorevolezza che la distingue da tanti prodotti simili
Lati negativi
- Data la natura inafferrabile del suo oggetto di studio la serie può dare un senso di incompiutezza