Dead Boy Detectives: recensione dello spin-off di The Sandman
Nella costruzione di un’identità propria che rinnega l’opera da cui è nata, Dead Boy Detectives diventa l’ennesimo titolo teen di Netflix uguale a molti altri.
I teen drama e il soprannaturale sono un’accoppiata che va molto d’accordo. Netflix sembra decisa a sfruttare questo duo fino in fondo e con Dead Boy Detectives la regola si conferma di nuovo. La miniserie riprende due dei molteplici personaggi creati da Neil Gaiman in The Sandman, Edwin e Charles erano due bambini che investigavano su delitti legati all’aldilà, personaggi ripresi poi in Doom Patrol nella loro versione adolescenziale ed aggiungendo tra la storyline romantica. I due dovevano debuttare in una serie di Hbo nel 2021 che non si è mai realizzata.
Solo ora vedono la luce, ora che Netflix li ha messi al centro dello spin-off della fortunatissima The Sandman e con dei nomi che hanno da subito attirato l’attenzione. Steve Yockery veste i panni dello showrunner mentre Neil Gaiman, Greg Berlanti e Jeremy Carver compaiono tra i produttori esecutivi.
Lo diciamo fin da subito: la mancanza di Neil Gaiman in fase di scrittura si sente, anche se è giustificata siccome, probabilmente, é occupato con la seconda stagione di The Sandman e la terza di Good Omens. E sebbene sia presente tra i produttori assieme a Carver, già conosciuto per Supernatural, e a Berlanti, il suo ruolo non è comunque forte come lo era per The Sandman.
Indice
La trama – Dead Boy Detectives, la recensione
Andando però in ordine, di cosa parla Dead Boy Detectives? I protagonisti sono due fantasmi morti in circostanze tragiche e il loro mancato passaggio all’aldilà è intenzionale. Edwin Payne (George Rexstrew) è morto durante il 1916 per mano dei suoi compagni di college che lo hanno inavvertitamente sacrificato ad un demone condannandolo a 70 anni di torture all’inferno.
Il suo compagno, Charles Rowland (Jayden Revri) ha avuto una fine altrettanto violenta e anche lui è morto per mano di suoi coetanei nel 1989. Una morte violenta e una vita altrettanto segnata da momenti tragici che non gli hanno però tolto il sorriso né la voglia di scherzare. Dimenticati e senza aver ottenuto giustizia per le loro morti, hanno deciso di aiutare i fantasmi come loro, anime tormentate che non riescono a lasciare il nostro mondo.
Durante la loro ennesima fuga dalla Morte (interpretata sempre da Kirby Howell-Baptiste), i due si ritrovano ad indagare su Crystal (Kassius Nelson), una sensitiva posseduta da un demone. A loro tre presto si aggiunge Niko (Yuyu Kitamura), studentessa giapponese posseduta da dei folletti assetati d’attenzioni e che ottiene l’abilità di vedere i fantasmi dopo una catartica esperienza pre morte. A completare il quadretto ci sono una gotica proprietaria di casa, una strega ossessionata dalla sua bellezza e il Re dei gatti.
L’ennesimo teen drama di Netflix – Dead Boy Detectives, la recensione
Tanti personaggi, tanti sviluppi, molti cambi di scena e altrettante battute taglienti sono il cuore pulsante della serie che risulta estremamente dinamica e piacevole da guardare, ma non va mai oltre. I problemi sono parecchi e la loro radice risiede nell’essere una serie teen firmata Netflix. Come molte altre serie prima di Dead Boy Detectives, Netflix si è consolidato su una struttura ben precisa che vede nei teen drama la sua vittima preferita. La maggior parte di serie tv che rientrano in questo genere sono fatte con lo stampo e ricalcano la medesima struttura narrativa, i medesimi svolgimenti e sempre gli stessi personaggi. Dead Boy Detectives non fa eccezione.
Dal momento in cui la visione inizia fino agli ultimi titoli di coda, la serie richiama alla memoria talmente tanti altri titoli da non possedere un’identità propria. Fin dai due protagonisti: uno scorbutico, ma con il cuore tenero e (quasi) segretamente innamorato del suo migliore amico; l’altro più solare e con la battuta pronta, il duo non è semplicemente un omaggio ai trope romantici soprattutto tipici nella letteratura, ma ne è un ricalco che alla lunga diventa prevedibile. I due personaggi femminili non aggiungono molto a livello di personalità, Crystal con i suoi poteri e la sua storia personale aiuta nell’andamento della trama mentre Niko è uno stereotipo vecchio stile della ragazza asiatica fissata con anime e manga.
Il confronto con The Sandman – Dead Boy Detectives, la recensione
Dead Boy Detectives non è una brutta serie tv, ma è molto lontana dalle aspettative. Aspettative date dal suo fratello maggiore The Sandman, che è stata la scoperta del 2022. Come dicevamo ad inizio recensione, il tocco di Neil Gaiman avrebbe fatto la differenza. A parte qualche veloce cameo, a Dead Boy Detectives manca qualsiasi richiamo alla serie principale. È una scelta comprensibile quando si parla di personaggi che sono pensati ad hoc per una serie completamente nuova che ha un target di riferimento ben specifico che The Sandman non toccava, ma è anche il suo tallone d’Achille.
Le qualità di The Sandman sono i personaggi ben caratterizzati nella scrittura così come nel character design, le atmosfere oniriche che passano dal fiabesco all’horror e una sceneggiatura ricca di giochi di parole, battute sagaci e momenti brillanti. Dead Boy Detectives è molto lontana da tutto questo, talmente tanto che non sembra nemmeno far parte dello stesso universo narrativo. Nella costruzione di un’identità propria che rinnega l’opera da cui è nata, Dead Boy Detectives diventa l’ennesimo titolo teen di Netflix uguale a molti altri.
Dead Boy Detectives
Voto - 6
6
Lati positivi
- È una serie piacevole e d'intrattenimento senza troppe pretese
- È l'ennesimo teen drama di Netflix che somiglia a molti altri titoli della piattaforma
- È molto lontana da The Sandman tanto da non sembrar condividere lo stesso universo narrativo
- I personaggi ricalcano trope senza aggiungere nulla di nuovo
Lati negativi