Fly me to the Moon: recensione del film con Scarlett Johansson
Fly me to the Moon – Le due facce della luna, diretto da Greg Berlanti, vede nel cast 2 grandi star di Hollywood, Scarlett Johansson e Channing Tatum, capaci di creare quell’alchimia che dà al film una marcia in più. Concentrandosi su tutto ciò che precede la famosa data del 20 luglio 1969, senza lasciare da parte ciò che ha dato adito a teorie del complotto che sopravvivono ancora oggi, Fly me to the Moon (qui il trailer) mescola thriller politico a meta cinema, commedia brillante a love story.
Indice
- Trama
- Cast perfetto ed equilibrato in ogni forma
- Marketing, politica, comicità e love story
- Conclusioni
Trama – Fly me to the Moon, la recensione
Kelly Jones è una spietata e geniale maga del marketing. Cole David è il direttore del programma di lancio del momento, e che manderà l’Apollo 11 sulla luna. Se Cole pensa che il viaggio sulla luna sia l’impresa più importante della sua vita e di tutto il popolo americano, Kelly crede che la promozione non sia adeguata. Assunta per mettere in atto la strategia perfetta, Kelly si dimostra abile ad entusiasmare, commuovere, seguire e fa appassionare il mondo intero al viaggio spaziale dell’Apollo 11 e ai 3 astronauti che lo compieranno.
Sponsor, finanziatori, continui investimenti e anche una buona dose di cinema che permetta l’impossibile. Se dapprima tra Cole e Kelly si instauri una rivalità non indifferente, entrambi capiranno ragioni e metodi dell’altro. E come affiancare a serietà e impegno, le capacità di vendere e far conoscere un prodotto, possa giovare anche al viaggio stesso. Nel mezzo della politica del governo Nixon, nella corsa alla luna prima della Russia, e nella possibilità di un insuccesso che porta a misure alternative, Kelly viene catapultata in un set cinematografico che riporta fedelmente quello che tutti sperano possa accadere quando l’Apollo 11 arriverà sulle rocciosa superficie della luna.
Cast perfetto ed equilibrato in ogni forma – Fly me to the Moon, la recensione
Fly me to the Moon – Le due facce della luna è un film brillante e divertente, una commedia che procede con rapidità e velocità, senza perdersi né dilungarsi. Rischio che spesso questo tipo di storie hanno. La sotto trama della love story e quella più prettamente storica che può ricordare il biopic, si concentrano sulla vicenda lasciando da parte i personaggi che ne fanno parte, portando avanti la storia insieme con dinamismo, intervallando la narrazione principale. Vivace, simpatica, carica di umorismo e con la giusta dose di sentimentale e romantico, Fly me to the Moon punta quasi interamente la sua riuscita sull’ottimo cast dove spiccano protagonisti Scarlett Johansson e Channing Tatum. Lei sempre magistrale in ogni ruolo che le viene affidato e lui perfettamente calato nella parte di chi, devoto alla missione, la mette al primo posto.
Per non parlare del cast di supporto tra cui meritano di essere citati Donal Elise Watkins, Noah Robbins e Ray Romano, insieme a quelle figure che occupando poco tempo sullo schermo sono protagonisti dei momenti più spiritosi e originali, come il casting o la prima trasmissione, opera di Kelly, che commuove ed entusiasma, nonostante sia quasi del tutto inventata e girata da attori che non somigliano affatto ai membri della NASA che interpretano. Ecco che il regista Greg Berlanti realizza anche il film nel film, dove il primo è un insieme di spot, video, false trasmissioni e continue possibilità di ingannare il proprio pubblico. Con la stessa maestria con cui viene girato il video da trasmettere in caso qualcosa andasse storto, Fly me to the Moon è un’impeccabile instantanea dell’epoca.
Marketing, politica, comicità e love story – Fly me to the Moon, la recensione
Ogni tassello del film, dalla tecnica alla stessa recitazione e personalità con cui vengono costruiti i personaggi è tipicamente quella statunitense degli anni ’60. Dalle acconciature ai costumi, dalla costruzione dei dialoghi al trucco, dalla fotografia al montaggio che ancor di più tratteggiano e, con mano sicura, dipingono la scena. Rappresentando tutto il vigore e l’intraprendenza di un mondo fatto di tinte calde e colori estremamente nitidi e compatti. Il personaggio di Kelly è tanto simbolo di una femminilità canonica e visivamente sensuale, quanto di una dirompente personalità alla quale è impossibile dire di no, audace e astuta nel proprio lavoro, pronta a ottenere sempre ciò che vuole. Fragile quando però sente la vera sé entrare fin troppo nel ruolo che ha scelto.
Il marketing, vendere, convincere e intrattenere è il suo mondo, è la migliore, lo sa e che gli altri ci credano o no, anche la sua è una missione, e come Cole Davis, supera qualsiasi altra cosa. Fly me to the Moon fa del marketing e dell’audience, che si è creato attorno all’allunaggio, fattore integrante della trama, che continuamente gioca sulla caccia ai finanziatori e su quegli straordinari spot e operazioni di promozione e vendita che hanno fatto dell’Apollo 11 uno spettacolo da non perdere, prima ancora che se ne potesse accertare l’esito positivo. E soprattutto prima ancora che le teorie che si trattasse di un falso iniziassero a circolare trovando enorme consenso. Ma il film punta anche su questo, perché, tra le parti che suscitano maggiore ilarità c’è proprio il video che viene girato in un’hangar segreto dove attori, regista e una piccola troupe ridotta lavorano senza sosta. Un video che sarebbe stato mandato in onda in caso l’Apollo 11 non fosse mai atterrata sulla luna.
Conclusioni – Fly me to the Moon, la recensione
Sotto certi punti di vista Fly me to the Moon è elementare, estremamente semplice e svelto, ma sono proprio questi quei particolari che lo rendono un ottimo prodotto. Che non cerca quindi di dire o raccontare di più. Forte di un’atmosfera sfavillante, frenetica e movimentata come è il mondo dello spettacolo e come sarà stato quello che nel 1969 portò alla missione che entrò nella Storia. Come lo è stata per il mondo intero “incollato” al televisore che, in diretta, aspettava di sapere cosa, come e quando stava accadendo ciò che era ancora considerato impossibile.
Ma Fly me to the Moon non si esula dalla famosa teoria del complotto lunare, e descrive come il falso sia stato effettivamente girato, in perfetta sintonia con ciò che è poi realmente successo, una copia identica di quello che è stato visto e rivisto da migliaia di persone nel corso del tempo. Guardandosi comunque bene dal sottolineare come il finto video esistesse, ma come anche il 20 luglio del 1969 l’Apollo 11 e i suoi astronauti siano effettivamente arrivati e atterrati sulla Luna. Pronunciando l’iconica: “un piccolo passo per l’uomo, un grande salto per l’umanità“.
Fly me to the Moon
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Simpatico, brillante e dinamico
- Ogni attore perfettamente in linea con il proprio ruolo