Trap: la recensione del nuovo thriller di M. Night Shyamalan

Il nuovo incubo diretto da M. Night Shyamalan con protagonista Josh Hartnett è al cinema: la nostra recensione

M. Night Shyamalan torna in sala con Trap, film che si discosta leggermente da quel linguaggio più tipicamente horror che caratterizza la cifra stilista del celebre regista de Il sesto senso e Signs. Come leggerete meglio nella nostra recensione di Trap la pellicola è essenzialmente un thriller, nel senso più puro del termine, con un punto di vista un po’ particolare: quello dell’assassino. Non che questo espediente sia nuovo, sia chiaro; pensiamo ad esempio a Nodo alla gola di Alfred Hitchcock, uno dei capolavori assoluti del maestro della suspense, ma in un certo senso anche allo stesso Split.

Per certi tratti possiamo sicuramente dire che M. Night Shyamalan si fa “hitchockiano” in questa sua ultima opera con protagonista/antagonista Josh Hartnett (Slevin – Patto criminale, Black Hawk Down) nei panni sia di un normalissimo padre di famiglia ma anche del super-ricercato serial killer del momento, il Macellaio. Identità che tra l’altro ci è volutamente nota fin dai trailer, per cui tranquilli nessuno spoiler. Si aprono così le quinte di Trap, con un semplice padre di famiglia come ce ne sono tanti di nome Cooper che accompagna sua figlia al concerto di Lady Raven, star del momento per i teenagers. Cooper però non è la persona innocente che sembra di essere e ce ne accorgiamo fin dalle prime battute…

INDICE:

 

La trama – Trap recensione

Cooper (Josh Hartnett) sta accompagnando sua figlia all’evento dell’anno, il concerto della star Lady Raven, il giusto premio per l’eccellente pagella scolastica. Giunto sul posto scopre però che l’intero concerto è stato organizzato in maniera tale da catturare un famigerato serial killer, il Macellaio. Servizi segreti, FBI, Swat, polizia, telecamere: l’intero edificio pullula ad ogni angolo di sicurezza e controlli. Sembra che l’intelligence in qualche modo abbia scoperto che il super ricercato sarà presente all’evento; l’intera area è diventata così una vera e propria trappola per stanare e consegnare alla giustizia il Macellaio. Cooper diventa improvvisamente nervoso e di questo se ne accorge ben presto anche sua figlia.

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Trap. Blinding Edge Pictures

Inizia a non curarsi dello spettacolo preferendo guardarsi intorno quasi a cercare una via di fuga. Si allontana così con l’ennesima scusa dirigendosi in bagno dove, a riparo da occhi indiscreti, apre il suo smartphone controllando attraverso una telecamera se la sua ultima vittima che tiene in ostaggio in uno scantinato si trova ancora dove l’ha lasciata. Sì, perché il serial-killer che tutti stanno cercando è proprio lo stesso insospettabile Cooper. Scisso tra la figura dell’assassino seriale e del padre di famiglia Cooper farà di tutto per allontanarsi in sicurezza dal concerto cercando di non rivelare mai a sua figlia quell’oscura seconda personalità. La sua freddezza ed ossessività per i dettagli gli consente di cavarsela in più di una situazione finché le carte in tavola improvvisamente cambiano…

Breve analisi del film – Trap recensione

Suspense è la parola d’ordine del nuovo thriller del regista M. Night Shyamalan. Questa volta siamo dalla parte del cattivo, nel senso che ci muoviamo costantemente con il suo punto di vista. Ed in un certo senso la genialità di Shyamalan sta tutta qua: fin dai primi minuti renderci complici, inducendoci inconsciamente e irrazionalmente a “fare il tifo” per il cattivo. La riprova di questo ce l’abbiamo quando proviamo quel senso di ansia nei momenti in cui Cooper sta per essere definitivamente scoperto ed intrappolato. Questa alleanza implicita con il protagonista/antagonista della storia funziona molto bene, soprattutto nella prima metà del film.

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Trap. Blinding Edge Pictures

In Trap lo spettatore ha quindi un punto di vista scomodo, conosce una verità segreta e a dir poco proibitiva, un qualcosa che ci fece provare Alfred Hitchcock nel suo Nodo alla gola (The rope) quando eravamo in qualche modo “complici” di un efferato omicidio con quella paura che tutto venisse improvvisamente scoperto. Trap ricerca essenzialmente le stesse meccaniche basando tutto su una tensione crescente, anche se dobbiamo dire che è un film decisamente lento su questo aspetto. Si prende i suoi tempi per raccontarci i personaggi, la vicenda. La suspense sale lentamente per impennare solamente nell’atto conclusivo della storia, forse troppo tardi.

Questione di punti di vista

C’è sicuramente una tensione crescente nel rischio che Cooper prima o poi venga scoperto ma c’è anche una tensione crescente nel temere che commetta qualche efferato omicidio da un momento all’altro. Ma noi spettatori da che parte siamo veramente? Diamo già per scontato che dal primo minuto tiferemo per la cattura del serial killer? O forse in virtù del nostro punto di vista, complice con quello del serial killer, avremo implicitamente, come in Nodo alla gola di Hitchcock, quella “paura irrazionale di essere scoperti“? D’altronde Cooper è anche un normalissimo padre di famiglia come ce ne sono tanti. Con il procedere della storia però mutano le prospettive così come il nostro punto di vista sulla vicenda.

Lo spettatore trova così “nuove alleanze”. Ci distacchiamo sempre più dal personaggio di Cooper perdendo pian piano il suo focus sulla vicenda. Questa transizione avviene con una certa linearità. Prevale sempre più la figura del killer su quella del padre di famiglia. Poi improvvisamente una porta sbatte e ci ritroviamo “dall’altra parte della barricata”; da un momento all’altro Cooper non è più con noi, lo perdiamo di vista, lo vediamo da un’altra prospettiva, si muove all’oscuro da noi e si rivela finalmente per quello che è: una bestia assetata di sangue. Ed ora sì che l’atmosfera si carica di quella suspense che aspettavamo fin dai primi minuti e l’opera entra nel vivo dell’azione.

Le nostre conclusioni

Siamo sicuramente sorpresi ancora una volta dalla versatilità di questo regista che porta in sala un thriller decisamente più soft e attinente al reale rispetto ai suoi lavori recenti come Split ed Old ad esempio. Una storia incentrata sulla suspense che ci offre inizialmente lo stesso punto di vista dell’assassino. Tutto funziona abbastanza bene fino a metà film circa, punto in cui ci si aspetterebbe che la storia ingrani seriamente almeno per quanto riguarda la tensione, elemento fondamentale per come è stata concepita l’opera.

La suspense c’è ma non funziona più di tanto. Dobbiamo aspettare la parte finale (un po’ come accadeva in Split) per riconoscere la firma del regista che tutti conosciamo. Inoltre alcuni avvenimenti prendono una piega un po’ troppo irrealisticamente forzata facendo perdere quel verosimile che ci permetteva di immergerci e immedesimarsi nella prima parte della vicenda. Nonostante tutto il film apporta delle piacevoli novità alla cinematografia del regista de Il sesto senso, e la storia sostanzialmente funziona e diverte, senza avere troppe pretese. Nel complesso ci sentiamo di promuovere (seppur non a pieni voti) Trap, sia per il contesto della vicenda che per lo stile narrativo adottato. Al cinema dal 2 agosto con Warner Bros. Italia.

trap recensione

TRAP – Blinding Edge Pictures

Trap

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • L'idea di base è vincente
  • Il punto di vista che viene fatto adottare allo spettatore
  • Lati negativi

    • La suspense fatica a ingranare e crescere nella prima metà
    • Alcuni aspetti della trama risultano forzati

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