Queer: la recensione del film di Luca Guadagnino con Daniel Craig – Venezia 81

La recensione dell'ultimo film di Luca Guadagnino, Queer, al Festival del cinema di Venezia con un sublime Daniel Craig

Luca Guadagnino torna al Festival del Cinema di Venezia dopo due anni dal suo Bones and all e dopo il mancato Challengers dello scorso anno, dirigendo un incredibile Daniel Craig nel film Queer, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di uno dei maggiori esponenti della beat generation, William S. Burroughs. Un’opera, questa, che ha sempre affascinato il regista italiano, tanto da convincerlo a trasformarla in un prodotto cinematografico. Acclamato e presentato al Festival come un capolavoro che avrebbe in qualche modo segnato profondamente la carriera del regista e l’approccio del pubblico al cinema, purtroppo il risultato è stato una deludente occasione sprecata.

Indice

Trama – Queer recensione

queer

The Apartment, Frenesy, Fremantle North America

Il romanzo di Borroughs ha affascinato il regista italiano quando aveva 17 anni. Lo segnò così tanto da convincerlo che un giorno avrebbe fatto lui una propria versione di quel libro così controverso e affascinante allo stesso tempo. Queer è la storia di Lee, un uomo solitario di quasi cinquant’anni che vive a Città del Messico in piena libertà tra droga, alcool e amori fisici con altri uomini. Siamo nel 1950, periodo durante il quale quelli come Lee – gli omosessuali, i queer, le “checche” – devono nascondersi e dare libero sfogo al loro vero essere solo in locali clandestini, dove si riuniscono e vivono l’amore così com’è.

Un giorno Lee incontra Eugene, un giovane studente diffidente, schivo nei suoi confronti, che però conquista il suo cuore, convinto che finalmente possa aver trovato qualcuno con cui condividere la sua vita troppo solitaria. Eugene però è sempre a stretto contatto con una donna e il dubbio in Lee sorge spontaneo: quel giovane, bello come un adone greco, è gay o no? L’uomo diventa quindi ossessionato da Eugene e inizia a corteggiarlo, scoprendosi capace di provare sensazione mai provate prima e di sentimenti a lui – abituato a rapporti fisici e nient’altro – del tutto sconosciuti.

Una tripartizione tra realtà e fantasia – Queer recensione

queer

The Apartment, Frenesy, Fremantle North America

L’opera di Guadagnino si divide in tre parti più l’epilogo, in cui si scopre a poco a poco il personaggio di Lee e il suo rapporto con Eugene, fino ad arrivare alla perdizione in una foresta alla ricerca della yage, una droga rivoluzionaria che permette di entrare in telepatia con altre persone e controllare la loro mente. Si parte quindi, da una storia reale, vera e riconoscibile da tutti attraverso anche esperienze personali. È il momento dell’incontro dei due protagonisti, del corteggiamento da parte di Lee e la passione di quest’ultimo che diventa via via sempre più concreta, contrapposta alla quasi completa indifferenza del suo interlocutore, che apprezza le sue avances senza però coinvolgersi sentimentalmente in questo turbinio di passione che resta più fisica che mentale.

Col il passare dei minuti e con il susseguirsi delle altre due parti all’interno del film, si nota come la realtà lasci spazio a una sensazione più onirica, rendendo il film meno  lucido e trasportando lo spettatore attraverso questo viaggio onirico dove nulla pare avere senso, eppure tutto sembra ricongiungersi verso la fine, in un epilogo che torna alla realtà, torna ad avere il focus su Lee e sul vero messaggio della pellicola: la solitudine che ti spinge a fare cose mai fatte prima, a rifugiarti in un amore non ricambiato e tirarlo fino a renderlo doloroso per la propria anima.

Cosa non va nel film di Guadagnino? – Queer recensione

queer

The Apartment, Frenesy, Fremantle North America

Se la prima parte funziona bene e riesce a creare un quadro storico, sociale e caratteristico dei personaggi che funziona, la seconda parte – a causa di questo suo distacco sempre più netto dalla realtà – fatica a ingranare. Non convincono tutti quei momenti onirici, tutto quel caos tipico della beat generation, dove tutto era conosciuto solo attraverso gli occhi trasognati degli allucinogeni. L’amore diventa quindi per Guadagnino e i suoi personaggi una sintesi tra realtà e fantasia, con i corpi dei due protagonisti che si fondono tra di loro, lasciando in chi assiste al momento un po’ esterrefatto e perplesso.

Il tutto ritorna piacevole alla vista nel momento dell’epilogo, quando troviamo questo ormai vecchio Lee che riscopre se stesso e accetta – ormai distrutto – la sua solitudine. Con gli ultimi minuti del lungometraggio troviamo un Lee che comprende tutto il suo passato e si scopre vulnerabile nei confronti dell’amore e della solitudine, cercando di ricongiungersi solo con l’immaginazione alla sua grande ossessione: l’amore per Eugene.

I protagonisti – Queer recensione

queer

The Apartment, Frenesy, Fremantle North America

Queer di Luca Guadagnino è difficile da definire e soprattutto complicato da canalizzare all’interno di un solo genere cinematografico. C’è della drammaticità, il romanticismo e l’erotico, c’è la parte fantastica che si sposa più o meno bene con gli eventi reali che si verificano. Il tutto viene reso in maniera sublime dal protagonista Daniel Craig, che qui si spoglia dell’abito del famoso James Bond per diventare un playboy sempre a caccia di uomini con cui passare la notte, che alla fine perde la testa per un ragazzino di cui si ossessiona e che trasforma quella sua ossessione in un amore malato e psichedelico.

Altro punto a favore è anche l’interpretazione dell’altro protagonista del film, Drew Starkey – diventato famoso con la serie tv di Netflix Outer Banks. Qui Drew è Eugene, un ragazzo che vuole vivere la sua vita in maniera libera, che regala a Lee dei momenti di pura gioia e finto amore. Questo personaggio – a differenza di quello di Lee – non permette allo spettatore di conoscerlo a fondo e sapere cosa davvero prova mentre vive la sua storia di amore/ossessione. Resta schivo anche nei confronti dello stesso spettatore, che – così come il personaggio di Daniel Craig – non riesce a conoscere e riconoscere fino in fondo Eugene.

Conclusioni – Queer recensione

Purtroppo, non bastano la buona regia di Guadagnino e il talento dei due protagonisti a creare un bel film. Ci sono troppo elementi che vogliono emergere e troppe scene che sono state messe lì solo per allungare il brodo. Queer è senza ombra di dubbio uno dei film più appassionanti per Luca Guadagnino, e allo stesso tempo anche uno dei film meno riusciti della sua carriera cinematografica.

Queer

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Il tutto viene reso in maniera sublime dal protagonista Daniel Craig.
  • Altro punto a favore è anche l’interpretazione dell’altro protagonista del film, Drew Starkey.
  • Lati negativi

    • Non convincono tutti quei momenti onirici, tutto quel caos tipico della beat generation, dove tutto era conosciuto solo attraverso gli occhi trasognati degli allucinogeni.
    • Non bastano la buona regia di Guadagnino e il talento dei due protagonisti a creare un bel film.

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