Boxer 2024: recensione del film polacco di Netflix
La nostra recensione di Boxer, dramma sportivo con un buon cast e una buona regia, ma che non convince nella scrittura e nella messa in scena
Film polacco di Netflix, Boxer è un nuovo dramma sportivo della piattaforma streaming con un buon cast e una buona regia, ma che non convince nella scrittura e nella messa in scena. Diretto da Mitja Okorn con gli ottimi Eryk Kulm, Adrianna Chlebicka, rispettivamente nel ruolo dei protagonisti Jedrzej e Kasia, e Eryk Lubos che interpreta Czesiek, Boxer (qui il trailer) aveva dei buoni presupposti e una trama interessante, ma manca di empatia e coinvolgimento.
Indice
Trama – Boxer, la recensione
Jedrzej è un bambino innamorato della boxe, professione di suo padre. Lo ha sempre visto sul ring, conquistare vittorie e fare di quella passione non solo un lavoro, ma una disciplina, uno stile di vite. Un modo per combattere. Quando Jedrzej è un adolescente, qualcosa nella carriera di suo padre si spezza, qualcosa che gli viene obbligato lo porta ad abbandonare quel mondo e quel sogno e per Jedrzej la boxe diventa un amore segreto, un interesse da tenere nascosto e da coltivare solo insieme a suo zio, fratello della madre e, in passato, allenatore di suo padre.
Alla prematura scomparsa del padre, Jedrzej trova proprio nella boxe una ragione di vita, un modo per superare quella mancanza e per vivere un futuro diverso. Il matrimonio con Kasia e una vita ai limiti dell’estrema povertà fanno nascere il lui non solo il sogno di trasferirsi in Inghilterra per sfuggire alla dittatura e alla miseria che contraddistingue la sua esistenza, ma anche quello di partecipare ai campionati europei di boxe. La fuga e la vita in Inghilterra si rivelano però più complicate del previsto: dalla discriminazione agli incontri truccati, da regole diverse a cui sottostare a passaporti confiscati e un’identità incerta.
Contrasto di fondo – Boxer, la recensione
Boxer sembra caratterizzato da una confusione di intenti. Nulla da dire su recitazione e personalità, rispettivamente degli attori e dei protagonisti, che appaiono verosimili e ben tratteggiati. Dalla volontà di una vita migliore, lontano da un luogo che manca, all’abitudine e alla routine che fanno la differenza quando c’è un sogno da realizzare. Jedrzej e Kasia appaiono tanti ingenui quanto entusiasti, tanto prudenti quanto combattivi, a seconda delle situazioni. Come quando pensano di venir arrestati e rinchiusi in una cella e si ritrovano in un centro d’immigrazione dove, col tempo, vivono sereni risparmiando per comprare un giorno un appartamento. O come quando Jedrzej decide di cambiare le sorti dell’incontro truccato ignaro dei rischi e pericoli che corre. Tutto volto a quel fattore di realismo che dimostra le difficoltà, quelle più nascoste di chi, in quegli anni, si trasferiva da un Paese come la Polonia, in cui vigeva la dittatura comunista, all’Inghilterra, che, all’apparenza, era più accogliente.
Da qui l’altro tema del film e cioè l’etichetta di “immigrato” che difficilmente lui e Kasia riescono a scrollarsi di dosso, ma che nulla ha a che fare con le proprie origini. È da parte di chi deve trovare un mondo per allontanarli, insultarli o offenderli. E loro stessi a volte sono protagonisti di atteggiamenti discriminatori che, verso alcuni popoli, erano una consuetudine nel loro Paese. Quella stessa che, affiancandosi a una mentalità più britannica e vivendo in una struttura multietnica, loro imparano ad abbandonare. Trovando stabilità anche nel decidere loro delle proprie vita e delle persone che vogliono vicino. Se Boxer non fosse una continua confusione tra momenti che ricordano la commedia e altri che rimandano al dramma vero e proprio, sarebbe stato un prodotto sulla forza dei sogni che sicuramente non si guadagnava l’appellativo di originale, ma che poteva comunque essere appassionante e coinvolgente. Sono troppo poche le sequenze che catturano lo spettatore in Boxer e questo mix di dramma e comicità, che a volte funziona, in questo caso stona.
Conclusioni – Boxer, la recensione
Se gli intermezzi più ironici, che un sorriso potrebbero strappare, vengono inseriti per non fare del film una storia eccessivamente drammatica, allora viene meno l’immedesimazione nei momenti più tragici. Ed esiste la disperazione nell’abbandonare un sogno o nel non essere padroni del proprio destino. Uno dei motivi che ha portato il protagonista a fuggire dalla sua casa. È poi dall’inoltrata seconda metà di Boxer che si chiarisce il tono drammatico, con la scelta di iniziare una nuova vita in Inghilterra che si rivela una decisione piena di ostacoli, difficoltà e sacrifici interiori che né lui né Kasia avevano considerato.
L’empatia comunque manca in entrambi i casi, sia quando lo stile è in continua contraddizione e non funziona, sia quando è chiara la tragicità di un qualcosa che si è incrinato e che portato, solo alla fine, a capire di cosa si aveva bisogno. La conclusione e ciò che il personaggio di Jedrzej scopre, con un colpo di scena che torna all’inizio, è l’unico elemento inaspettato, che soddisfa e convince, ma arriva troppo tardi, nel finale. La storia meritava di essere raccontata, ma la messa in scena e la scrittura non bastano a salvare il film.
Boxer
Voto - 5.5
5.5
Lati positivi
- Buona la recitazione
Lati negativi
- Prevedibile ed elementare
- Assenza di empatia e immedesimazione