Iddu: recensione del film con Elio Germano e Toni Servillo

La nostra recensione di Iddu, film con Elio Germano e Toni Servillo, presentato all'81esima Mostra del Cinema di Venezia

Antonio Piazza e Fabio Grassadonia dirigono Iddu, il film, con un cast stellare, che racconta l’ultimo periodo di latitanza del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, un periodo durato quasi 30 anni. Con Elio Germano, Toni Servillo, Antonia Truppo, Fausto Russo Alesi, Barbora Bobulova, Giuseppe Tantillo, Daniela Marra, insieme a moltissimi altri, Iddu (qui il trailer), anche noto come Iddu – L’ultimo padrino è stato presentato in anteprima alla 81ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia dove si è aggiudicato il Premio Pasinetti e arriverà in sala il 10 ottobre 2024.

Indice

Trama – Iddu, la recensione

Matteo Messina Denaro, tormentato dai ricordi che da bambino lo vedevano in compagnia del padre, della sorella e del fratello, agli albori di un destino già scelto per lui, dice addio al proprio padre in un luogo isolato, dove non c’è quasi nessuno, sapendo che i due non si sarebbero più rivisti. L’ex sindaco, consigliere comunale e assessore Catello Palumbo viene riaccompagnato a casa dopo aver scontato una pena di sei anni in carcere.

Iddu - L'ultimo padrino

01 Distribution

Ad attenderlo è la figlia, la notizia di stare per diventare nonno, un genero che vive in casa loro e la moglie, disillusa nei confronti di un uomo che ha macchiato il proprio nome e quella della sua famiglia. Schiacciato da debiti che non riuscirà a pagare, Palumbo viene intercettato dai Servizi segreti che gli chiedono, quasi costringendolo, di avere un ruolo fondamentale nella cattura di Matteo Messina Denaro, attraverso una corrispondenza singolare e che solo Palumbo può intrattenere.

Buio e oscurità – Iddu, la recensione

Ciò che maggiormente colpisce in Iddu è il suo minutaggio eccessivo, soprattuto per quello che vuole raccontare. E la motivazione è la propria immobilità. Un’immobilità che sicuramente rappresenta alcune delle tematiche espresse, ma che genera una mancanza di ritmo, una drammaturgia che non arriva fino al nucleo incandescente di un prodotto che poteva dire molto altro. E non essere quindi solo la storia degli ultimi mesi, se non giorni, di latitanza di Matteo Messina Denaro. La corrispondenza, le lettere, il favore in memoria di un rapporto e di un uomo, che porta il nome di Francesco Messina Denaro, il doppio gioco e una redenzione che può passare solo dalla soddisfazione personale. Perché al Paulmbo interpretato da Servillo non resta altro: il suo nome ormai è infangato, e se mai i Servizi segreti dovessero raggiungere il proprio scopo, per lui sarà la fine.

Iddu - L'ultimo padrino

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Ma è in quello scambio e in quella fiducia che Matteo ripone in lui che Palumbo trova un maggiore senso alla sua vita. Tutto indotto dal rispetto verso un uomo, il padre di Matteo che aveva scritto e stabilito il destino di quel bambino che poi sarebbe diventato uno dei più importanti boss di Cosa nostra. Questo però nel film non trapela come dovrebbe, lo stesso contenuto delle lettere, dettato e ripetuto, non dà quell’idea di elevato, colto, letterario, sospeso tra astratto e razionale che avrebbe dato al film quella poetica che invece viene raggiunta solo dal punto di vista più tecnico. Indipendentemente dall’impatto e dal vero risultato narrativo, ogni scena è ripresa e realizzata infatti con grande maestria. Che le suggestioni e le impressioni, così come le informazioni volessero avere una resa differente, lo si può avvertire in come le sequenze stesse vengono create.

Elio Germano e Toni Servillo colonne portanti del film – Iddu, la recensione

Se a colpire e travolgere dovesse essere la figura di un uomo costretto, chiuso nelle mura di un luogo che non sarà mai casa, a sopraffare ogni emozione è ben altro: dal Messina Denaro di Elio Germano fuoriesce e straripa tutta la sua ferocia. La reclusione e l’impossibilità di esercitare un potere, di ordire omicidi e di sporcarsi le mani di sangue, di incutere quel timore che solo la sua persona bastava a suscitare.

Se il rapporto con suo padre e quello con suo figlio potevano essere al centro di una dimostrazione di forza e di valori ancora considerati sacri, ciò che arriva allo spettatore è un uomo che non ha più nessun interesse in quella vita, che ha un nome, ma è sfinito, e solo attraverso quelle lettere sente di poter ancora agire. Forse per non voler caratterizzare un uomo come Matteo Messina Denaro, presentandolo solo come boss mafioso e latitante, qualcosa si perde ed Elio Germano, sempre eccelso, è con la sua performance, che dà maggiore forma alla tempesta interiore del suo personaggio.

Iddu - L'ultimo padrino

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Simbolica e incredibile è la reazione quando Messina Denaro si rende conto che manca l’ultima parte di un puzzle che, ogni giorno, si impegnava a portare avanti. Un unico insignificante pezzo che non fa che aumentare quella sensazione di spezzato, incompleto, parziale e mancante. Come è lui, che è assente come padre e fratello, ma che soprattuto è assente come boss, come ciò che fin da piccolo era designato a diventare. Come Elio Germano spicca anche Toni Servillo. Lui nei panni di un uomo uscito dal carcere, che tenta di liberarsi di quella nuvola oscura che lo perseguita. Un uomo che per avere la sua rivalsa cerca di realizzare un sogno lontano, sempre opportunista e sempre diviso tra onestà, corruzione e piccoli sotterfugi. È però il cast di contorno a non convincere quanto dovrebbe.

Il cast di supporto – Iddu, la recensione

A parte Antonia Truppo e anche Giuseppe Tantillo, che sono protagonisti di interpretazioni davvero ottime, oltre che forti di immedesimazione, coinvolgimento e picchi di tensione, soprattutto nei pochi momenti insieme. Chi invece dà voce e corpo ai membri dei Servizi segreti sembra costruito con una certa superficialità.

Passando per dialoghi, ossessioni e ragioni di vita, fino a frustrazioni represse, maschilismo iracondo e amara disillusione. Sembra esserci in Iddu una non accurata scelta di ciò che si voleva raccontare. Una storia che parlasse di Matteo Messina Denaro e presentasse la matrice epistolare della pellicola, concentrandosi sui 2 interlocutori, o l’interrogarsi sulla natura umana dei 2 uomini coinvolti e di coloro che li gravitavano attorno.

Iddu - L'ultimo padrino

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Quindi: dare spessore al racconto biografico o scavare nelle profondità dell’animo di chi sfugge all’arresto? Questa confusione ha portato a una caratterizzazione di alcuni personaggi strettamente legate alle figure di Germano e Servillo che convincono maggiormente, senza dare una reale personalità a chi invece muove l’azione. Se nulla si può dire sulla performance di Daniela Marra e Fausto Russo Alesi, è il loro ruolo ad avere delle lacune di scrittura. A dar loro una caratura e un rilievo solo la propria missione, eppure il loro tempo sullo schermo è ampio, la volontà di mostrarne anche altro è presente, ma con scarso successo. Forse Iddu è un film da guardare senza troppe aspettative, ma anche un prodotto sicuramente da vedere.

Iddu - L'ultimo padrino

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Magistrali Elio Germano e Toni Servillo
  • Regia attenta e ottima costruzione della scena

Lati negativi

  • Film eccessivamente lento
  • Alcuni personaggi sono poco sviluppati

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