L’ultimo drink: recensione del film tedesco diretto da Markus Goller

Recensione del film tedesco di Markus Goller, L'ultimo drink, in cui si racconta la storia di un uomo che deve accettare di essere un alcolista.

Immagina di avere una vita normale, amici che ti vogliono bene, un bel lavoro che ti appaga e dei colleghi che ti stimano e ti vogliono davvero bene. Immagina però anche che questo non ti basti e che lo stress e la tensione che non riesci a sfogare trovano il proprio rifugio nell’alcol. Questa è la vita di Mark, protagonista de L’ultimo drink, commedia tedesca diretta da Markus Goller.

Indice

Trama – L’ultimo drink recensione

l'ultimo drink

Sunny Side Up, Wiedemann & Berg Filmproduktion

Mark ha una dipendenza dall’alcol, tutti lo sanno, meno che lui. Nonostante i vari allarmi da parte delle persone che gli vogliono bene, l’uomo continua a non ammettere che il suo rapporto con l’alcol sia in realtà tremendamente pericoloso. Una sera, colto dalla polizia in auto in stato d’ebrezza, gli viene ritirata la patente. Inizia così per Mark un percorso riabilitante durante il quale incontra Helena, un’insegnante con lo stesso suo problema.

Il film si sviluppa sulla base delle vicissitudini tra Mark e il suo problema con l’alcol. Un percorso di accettazione di sé, di ciò che lo fa stare male e di come – dopo continue ricadute – prova davvero a riprendere in mano la propria vita e diventare un “più”.

Va bene lo stesso nonostante la prevedibilità – L’ultimo drink recensione

l'ultimo drink

Sunny Side Up, Wiedemann & Berg Filmproduktion

L’ultimo drink non può essere considerato un brutto film, nonostante però non possa nemmeno essere considerato un capolavoro di genere. È un buon film, godibile, che si sviluppa tra alti e bassi, momenti più toccanti e altri fin troppo prevedibili. Alcuni dialoghi, in particolar modo nella seconda parte della pellicola – quando si entra più nel vivo del racconto – appaiono prevedibili, tanto da ritrovarsi a recitare la stessa battuta del protagonista senza aver mai visto il film prima d’ora. Così come prevedibili appaiono alcune scene realizzate verso la fine della pellicola.

Altra nota dolente, purtroppo, è la durata di L’ultimo drink. Il film dura quasi due ore e – considerando la prevedibilità di alcuni momenti e la dilatazione di alcune scene che potevano essere eliminate e la trama avrebbe continuato a viaggiare tranquillamente – è un tempo troppo lungo.

Un personaggio profondo con cui empatizzare – L’ultimo drink recensione

l'ultimo drink

Sunny Side Up, Wiedemann & Berg Filmproduktion

In ogni caso, esistono comunque delle note positive all’interno del film. È inevitabile in alcuni momenti non riuscire a entrare in sintonia con Mark. All’inizio ci appare solo un uomo troppo immaturo per la sua età, che nonostante il bel lavoro e la vita appagante, cerca rifugio nell’alcol buttando all’aria ciò che è e i suoi rapporti con le persone che gli sono vicine. Col passare del minutaggio, invece, impariamo a conoscere Mark e la sua profondità, permettendoci di capire anche i motivi per i quali affoga tutto nell’alcol e comprendere i suoi periodi di buio e le sue ricadute, per quanto queste ultime possano fare rabbia quando si verificano.

Buona interpretazione non solo quella di Frederick Lau, che presta il proprio volto a Mark, ma anche quello di Nora Tschirner (Helena) e Burak Yigit, che nel film è Nadim, il migliore amico del protagonista e l’unico forse veramente preoccupato per la fine che potrebbe fare il compagno. I due personaggi di supporto, quelli che hanno maggiori scene a contatto con il protagonista, riescono a reggere bene tutto il film.

La spalla che diventa la colonna portante – L’ultimo drink recensione

l'ultimo drink

Sunny Side Up, Wiedemann & Berg Filmproduktion

Helena, in particolar modo, si presenta come una donna quasi strafottente, consapevole che tutto il percorso riabilitante che sono costretti a fare lei e Mark non sia altro che fuffa. Anche lei, così come il protagonista, riesce a evolversi e la conosciamo grazie al modo in cui si pone verso il protagonista. La loro relazione e storia non è il solito cliché dei due dipendenti che si ritrovano a condividere un pezzo di vita trascinandosi uno e l’altro nel baratro più assoluto. La loro è una storia di rivalsa, caratterizzata dalla voglia di riprendere in mano la propria vita e affrontare il demone dell’alcol e vincere contro di lui.

Conclusione – L’ultimo drink recensione

In conclusione, nonostante la prevedibilità e la durata troppo estesa, L’ultimo drink è un bel film, che funziona per la sua semplicità ed efficienza. Soprattutto, però, perché non vuole mostrare il problema dell’alcol scadendo nei cliché, lo fa bensì cercando di raccontare le cose nella maniera più reale possibile, lasciando anche una bella morale finale.

L'ultimo drink

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Conosciamo Mark e la sua profondità, capendo così anche i motivi per i quali affoga tutto nell’alcol e comprendere i suoi periodi di buio e le sue ricadute.
  • . Quella di Mark ed Helena è una storia di rivalsa, caratterizzata dalla voglia di riprendere in mano la propria vita e affrontare il demone dell’alcol
  • L’ultimo drink è un bel film, che funziona per la sua semplicità ed efficienza.
    • Lati negativi

      • Alcuni dialoghi, in particolar modo nella seconda parte della pellicola – quando si entra più nel vivo del racconto – appaiono prevedibili.
      • Il film dura quasi due ore e – considerando la prevedibilità di alcuni momenti e la dilatazione di alcune scene che potevano essere eliminate e la trama avrebbe continuato a viaggiare tranquillamente – è un tempo troppo lungo.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *