TFF42 – Sotto il cielo grigio, la recensione del film di Mara Tamkovich
L'opera prima di Mara Tamkovich ispirata alla storia vera della giornalista Katsiaryna Andreyeva in Concorso al 42° Torino Film Festival
Ispirato alla storia vera della giornalista Katsiaryna Andreyeva e della sua camerawoman Darya Chultsova, Sotto il cielo grigio è il film opera prima della regista polacco-bielorussa Mara Tamkovich presentato, in Concorso, al 42° Torino Film Festival dopo essere entrato nella selezione ufficiale del Tribeca Film Festival e aver vinto il Premio per la Miglior Opera Prima o Seconda al 49° Festival del Film Polacco di Gdynia. È una storia cupa quella raccontata da Tamkovich, come suggerisce il titolo mutuato da un canto di protesta bielorusso, una storia messa in scena con i toni del dramma e l’andamento del thriller. Ed è cinema civile, che ci riporta nel 2020, nella Bielorussia delle proteste violentemente represse dopo le elezioni truccate e la vittoria di Lukashenko e ci ricorda cosa significhi vivere sotto una dittatura, senza diritto al dissenso e senza libertà di stampa. Il film – una produzione interamente polacca, realizzata senza alcun fondo pubblico o privato da parte della Bielorussia – arriverà al cinema in Italia il 28 novembre 2024 distribuito da Invisible Carpet. Prima di passare alla nostra recensione di Sotto il cielo grigio, vediamo qui di seguito la sinossi.
Nel 2020, dopo le elezioni truccate da Lukashenko, la Bielorussia è scossa da massicce manifestazioni di protesta. La giornalista anti-regime Lena trasmette in diretta la violenta repressione di una manifestazione pacifica, ma viene localizzata da un drone della polizia e arrestata. Basato su fatti reali, un film che esalta il coraggio di chi si oppone a un potere dispotico e autoritario, animato dalla speranza di costruire un futuro migliore.
Indice:
Una storia di resistenza, impegno e valore – Sotto il cielo grigio, la recensione
Sotto un cielo grigio racconta una storia di resistenza, di impegno e valore e – parallelamente e con uguale forza – una storia d’amore. Lena (Aliaksandra Vaitsekhovich) è una giornalista indipendente, determinata a raccontare a tutti i costi quello che il suo Paese sta attraversando, con una spinta eroica e ambiziosa. La necessità di dar voce al dissenso di un popolo vessato, correndo rischi enormi per mostrare la verità, va di pari passo con la soddisfazione personale che trae dal suo mestiere. Per documentare la brutale repressione di una manifestazione pacifica, che si svolge a seguito della morte violenta di un manifestante per mano di un regime che punisce e soffoca ogni forma di libertà, è disposta a tutto, anche a mettersi in pericolo in prima persona e finendo arrestata insieme alla sua camerawoman. Quando suo marito Ilya (Valentin Novopolskij), anche lui giornalista, viene a sapere dell’arresto quello che lo pervade è un senso di disperazione e impotenza.
Ilya comprende bene e condivide l’atto eroico di Lena e con un atto di egual valore decide, pur in pericolo, di non lasciare il Paese e restarle accanto. In lui si agitano come forze opposte e complementari il rispetto per la morale e lo spirito di resistenza della moglie e il bisogno di salvarla e proteggerla, spingendola a un compromesso con quel potere che la vuole schiacciare e silenziare. Ed ecco che Sotto il cielo grigio è anche il racconto di una storia d’amore, un amore profondo ma non privo di contrasti, che si basa sui medesimi presupposti morali e gli stessi ideali e che trova una dimostrazione struggente nel bellissimo finale, amaro e commovente. Novopolskij è magistrale nel restituire l’angoscia del suo Ilya, così come Vaitsekhovich incarna alla perfezione lo spirito della sua Lena.
Un messaggio universale e urgente – Sotto il cielo grigio, la recensione
Il film di Mara Tamkovich racconta una storia ambientata in un luogo specifico e in un preciso momento, ma il messaggio è universale e si estende a ogni latitudine ed epoca come un urgente richiamo a non dimenticare l’importanza di quel giornalismo che documenta a prescindere dai rischi anche più gravi. E il fatto che la storia di Lena sia ispirata a quella vera di una giornalista bielorussa ancora in carcere per aver avuto il coraggio di dar voce a tutto quello che il regime voleva soffocare dà a Sotto il cielo grigio un valore ancor maggiore. La forma con cui Tamkovich mette in scena questo racconto è la più essenziale possibile.
Luce naturale, pochi personaggi, pochi luoghi quasi esclusivamente interni – le mura del carcere, l’appartamento di Lena e Ilya e la casa in cui lui trova rifugio per nascondersi dalla polizia -, una regia invisibile che, quasi rifacendosi al lavoro della protagonista, documenta e lascia che siamo noi che guardiamo a formarci un pensiero. La massima economia di espedienti per un film incalzante e teso, che non ha bisogno di artifici per arrivare dritto al punto e veicolare il suo messaggio. Dopo l’anteprima italiana al Torino Film Festival, Invisible Carpet sta organizzando proiezioni del film in un tour alla presenza di Mara Tamkovich con la partecipazione di giornalisti che hanno subito intimidazioni e aggressioni da regimi o criminalità organizzata. Al cinema dal 28 novembre (trovate qui il trailer di Sotto il cielo grigio).
Sotto il cielo grigio
Voto - 8
8
Lati positivi
- La cura formale estrema con la massima economia di mezzi ed espedienti
- Il messaggio universale di una storia che parla di resistenza, coraggio, valore e amore
- Le interpretazioni dei due attori protagonisti